Prova


Non preoccuparti della pioggia, lasciala cadere” (Marco Brignoli, Rifugio Baroni al Brunone, Sentiero delle Orobie Orientali)

martedì 5 marzo 2013

4 marzo 1943 - 4 marzo 2013

Ieri sera, si è tenuto sulla Piazza Maggiore di Bologna un concerto commemorativo in ricordo di Lucio Dalla. Ecco un breve dialogo tra due amici sull’artista scomparso l’anno scorso.




Alessandro: «La morte di Lucio Dalla, grande musicista e bravissimo poeta, mi ha addolorato moltissimo. Sono cresciuto lunghi anni con le sue bellissime canzoni e l’ho amato moltissimo. Quando un artista contribuisce in maniera così sentita alla crescita emotiva di una persona è impossibile che questa la dimentichi, anzi, sente l’artista come parte di sé. Con la morte di Lucio è morta anche una parte di me… Non dimenticherò mai le straordinarie emozioni che mi hanno dato le sue canzoni, gli amori che collego alle sue liriche…! Povero Lucio, se n’è andato senza avvisarci, in una camera d’albergo, solo, proprio come è successo a Caruso, al quale si è ispirato per la sua immortale canzone. Sarà un semplice caso, ma forse qualcuno aveva già stabilito per lui la stessa fine dei grandissimi…».

Yanez: «Non so, non mi convince. Qualche tempo fa è morta anche Whitney Houston. Appena appresa la notizia ho provato un grande sgomento, come un pugno nello stomaco. Era la mia cantante preferita durante gli anni fine ’80 inizi ’90. Aveva una voce meravigliosa, potente e melodiosa - oltre che una presenza fisica immensa - e discendeva per linea diretta dalla stirpe dei grandi del soul americano, quali Aretha Franklin, Dionne Warwick, James Brown, Anita Baker. Pensavo che mi avrebbe a lungo sconvolto questa perdita e invece, dopo un iniziale dolore, sono rimasto pressoché indifferente. Anzi, per dirla tutta, non si è trattato neanche di dolore, bensì di stupore. Il consueto stupore che accompagna qualsiasi persona di fronte ad una notizia cui non si vuole credere. Perché in fondo, la morte è qualcosa che non appartiene alla nostra società, e a cui non siamo più neanche lontanamente abituati. A maggior ragione se si tratta di persone dello spettacolo, gli idoli della nostra epoca, che si vorrebbero appunto immortali. E così è stato anche per la morte di Lucio Dalla. Ad essere onesti non posso dire che Dalla fosse tra i miei cantautori preferiti - nella mia personale classifica ci sono De Andrè, Guccini e Paolo Conte - , ma è innegabile che la sua musica ha lasciato tracce importanti anche nel mio passato. Certo quel suo fare istrionesco, quella continua caricatura di se stesso, quell’umorismo a volte demenziale, alla lunga mi seccavano, ma non posso non ammettere che alcune sue canzoni sono dei veri capolavori. Ad ogni modo, e per tornare al punto, probabilmente per me queste persone erano già morte da molto tempo. La Houston ormai era scomparsa dalla scena da anni e Lucio, nonostante qualche ultimo sprazzo, aveva dato il meglio di se nei lontanissimi anni ’70 - ’80, epoca in cui, peraltro, ero ancora troppo piccolo per apprezzarlo “in diretta”. In fondo, artisticamente parlando, era già morto anche lui. Scompari dalla scena ed è come se te ne fossi andato, sepolto vivo dall’indifferenza dei giorni che triturano tutto a ritmo vertiginoso. Non per niente gli artisti che vengono accantonati nel dimenticatoio cadono immancabilmente in profonde depressioni. Andando avanti con l’età poi, sto diventando sempre più cinico, e proprio non mi appassionano queste lunghe commemorazioni, infarcite di personaggi più o meno noti, che affettando sguardi commossi e frasi di circostanza, non fanno altro che bearsi della loro presenza in televisione, risplendendo di luce riflessa. Oltretutto quel continuo ripetere “Lucio ci guarda dal cielo”, oppure “Sentiamo di averlo qui con noi stasera” ha il sapore ributtante dell’ipocrisia, della falsità, della falsa emozione elevata a spettacolo. Il che è nauseante. Che poi mi chiedo: un commento di un qualsiasi Gianni Morandi o un Renato Zero, aggiunge o toglie qualcosa alla figura di uomo e di artista di Lucio Dalla? E non sarebbe più dignitoso un silenzio discreto, un rifiutare per una volta i riflettori? E invece la smania di apparire, la foga di essere ripresi e di entrare nelle case degli italiani (che in ultima analisi vuol dire vendere e fare soldi) non permette di capire che, di fronte al grande mistero della morte, non c’è che un unico modo di comportarsi: la presenza silenziosa».

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