Prova


Non preoccuparti della pioggia, lasciala cadere” (Marco Brignoli, Rifugio Baroni al Brunone, Sentiero delle Orobie Orientali)

giovedì 30 ottobre 2014

Alì boma ye…

Amici, non so voi quanto siate appassionati di box - nel senso della “noble art” - e quanto siate legati ai miti e alle leggende del passato (ahimè, oggi non si sa più neanche chi sono i campioni del Mondo delle categorie più importanti). Io per tanti anni ho seguito questo sport - il vero unico sport… inteso come sopraffazione dell’avversario secondo regole cavalleresche - con grande interesse. Mio padre, da grande appassionato, non si perdeva mai un incontro in televisione - venivano trasmessi in prima serata, e col commento magistrale di Paolo Rosi - ed io con lui. Ero così piccolo che mettevo una coperta sul tavolo della cucina e mi ci sdraiavo sopra per assistere a quello spettacolo. Questa passione è andata avanti per anni, fino a… diciamo Mike Tyson: l’ultimo vero campione del Mondo del pesi massimi - detentore delle corone delle tre federazioni pugilistiche maggiori: WBA - WBC - IBF - . Dalla detronizzazione di quel portento di forza in poi, non s’è capito più nulla e il pugilato è inesorabilmente caduto nell’oblio.
Ebbene, oggi, 30 ottobre 2014 ricorre una data - anniversario - che non può passare sotto silenzio. Il 30 ottobre 1974 - quarant’anni fa, Cassius Clay (altresì detto Mohammed Alì) riconquistò il titolo mondiale battendo per KO George Foreman a Kinshasa, nello Zaire, nell’incontro passato alla storia come The Rumble in the Jungle (ricordato nel film-documentario Quando eravamo re). Ali - come si legge su Wikipedia - vinse l’incontro grazie ad una tattica che nessuno avrebbe mai pensato che attuasse; persino i suoi allenatori erano increduli e non si capacitavano. Clay si incollò alle corde per 8 riprese, facendo sfogare tutta la potenza di cui disponeva Foreman contro un bersaglio inaspettatamente “elastico” costituito dal corpo di Ali e le corde del ring; pur venendo colpito da pugni micidiali l’azione elastica delle corde attenuava la potenza dei colpi di Foreman. Quando, verso la fine dell’ottavo round, si accorse che Foreman era stremato, Ali sferrò una serie di jab e uppercut che fecero crollare il rivale al tappeto per il conteggio finale. Fu una vittoria memorabile.
Nell’ottobre del ’74 avevo due anni e otto mesi e devo ammettere che non ricordo quel match. Posso tuttavia immaginare che, anche in quell’occasione, mio padre non abbia perso quell’incontro; e di conseguenza io con lui. Anche perché si trattava di uno degli avvenimenti sportivi più importanti della storia recente della box: Clay - dato ampiamente sfavorito a causa dell’età: aveva 10 anni più del campione - riprovava a vincere il titolo a distanza di anni (era stato sospeso dall’attività nel ’67 perché si era rifiutato di andare a combattere in Vietnan), e soprattutto veniva dai due incontri spaventosi con Joe Frazier (il primo perso malamente - e con una mandibola fratturata - ; e il secondo vinto ai punti). Clay battendo Frazier era diventato lo sfidante ufficiale per il titolo. Titolo detenuto appunto dal texano George Foreman, una montagna umana cattivissima. La tattica di Clay sul ring fu formidabile e la sua rinomata arte di punzecchiare l’avversario (“Mi hanno detto che sai dare pugni, George!” - “Mi hanno detto che potevi colpire come Joe Louis”) mandarono in bestia l’avversario. Una furia cieca aggredì Clay per otto riprese, ma il Campione tenne botta senza grosse conseguenze. E infine, al momento opportuno, Alì estrasse dalla manica l’asso vincente…! E Foreman cadde al tappeto inesorabilmente. Tra lo stupore di tutti.
Onore dunque al più grande boxeur di tutti i tempi.

Alì vs Foreman (Highlights):


lunedì 20 ottobre 2014

Mai perdere l’occasione di…

I romani antichi dicevano:
“Mai perdere l’occasione di fare una buona battuta…, anche al costo di perdere un’amicizia”.
Ecco, io oggi ho seguito alla lettera il consiglio… e temo di aver perso un’amicizia.
Che poi in realtà proprio amicizia non era: diciamo conoscenza.
Cos’è accaduto? Semplice: la “conoscenza” bazzica assiduamente Facebook  e di tanto in tanto scrive delle considerazioni personali che secondo lei sono molto simpatiche e spiritose. Oggi per esempio ha scritto: “Ma quanti cacchio di idioti ci sono in circolazione?” Ebbene, cosa avrei potuto scrivere io, a commento di cotanta proditoria asserzione?
Facilissimo (come segnare un goal dopo un assist di Totti):
“Se te ne stessi a casa, ce ne sarebbe uno in meno in giro…”

Dite che me la sono persa questa amicizia???

venerdì 10 ottobre 2014

Altro profondo enigma...

Mi spiegate, per favore, che c’ha trovato di bello o affascinante la splendida Betty (altro che Wilma....) in quel mezzo nanerottolo - brutto come il peccato originale - di Barny????
Una bella spiegazione convincente però…! Non mi accontento di mezze verità.
GRAZIE

giovedì 9 ottobre 2014

Altro argomento interessante…

Articolo sul sito de La Repubblica:
«C’è una forma di consapevolezza dopo la morte - Gli scienziati britannici hanno analizzato migliaia di casi di arresto cardiaco: il 40 per cento dei sopravvissuti aveva “ricordi” nei minuti in cui erano clinicamente morti»
Ovvero la vita dopo la morte… Toccatevi… toccatevi tutti per favore…
Io, come tutti del resto, ho una fifa blu della morte…, anche perché spesso mi tocca di guardarla negli occhi facendo il soccorritore della Croce Rossa.
Eppure non vi nascondo, sì non vi nascondo che ho una grande curiosità di sapere cosa c’è dopo! Ovvero, cosa ci attende una volta superato il “grande oceano”. E questa curiosità ce l’ho da sempre. E voi?
(Yanez)

Dopo la morte per i meritevoli esiste l’Eternità. Quello che si dice sull’esistenza di un’altra vita, sulla realtà di un Regno Celeste di cui Gesù di Nazareth è stato il messaggero principale, è tutto vero. Io ho acquistato un libro molto interessante di cui vi consiglio caldamente la lettura: Oltre la vita - testimonianze di pre-morte, di Lucia Pavesi, De Vecchi Editore. Si tratta di testimonianze autentiche di esperienze reali di persone dichiarate clinicamente morte e poi tornate alla vita. Viene descritto come si identifica la pre-morte: i nove requisiti - statistiche, interpretazioni scientifiche: psichiatriche, psicologiche, farmacologiche - come cambia la vita dopo l’esperienza di pre-morte ecc. ecc.
Compratelo, è molto molto interessante. Leggetelo, meditate e… temete!
P.S. Leggete pure la testimonianza di Gloria Polo, una donna colombiana morta a causa di un fulmine e poi riportata in vita dai medici. Questa tipa parla di cose davvero spaventose! Ai non credenti io dico: FATE ATTENTI e STATE ATTENZIONE!!!
(Alessandro detto Er Proff)

Non so cosa c’è dopo la vita, ma sono consapevole che prima o poi dovrò morire e spero che ciò avvenga in qualche zona in montagna dove non potranno più recuperare il mio corpo
(Lorenzo)

Fate attenti, state attenzione perché la vita, la coscienza non può finire così su questo pianeta di merda, sarebbe semplicemente assurdo. Suor Faustina era una mistica, ed Ella, al contrario di quel cazzaro psicopatico imbecille e deficiente di Paolo B., la Madonna l’ha vista veramente (o almeno io ci credo). La Madre celeste le ha fatto vedere il Paradiso e l’Inferno. Suor Faustina ne ha parlato. Per gli immeritevoli la punizione sarà tremenda. Provate a leggere gli scritti di Suor Faustina, roba da fare accapponare la pelle! Una delle punizioni peggiori è la consapevolezza che la condizione in cui verremo a trovarci dopo morti non finirà mai e non cambierà mai. MAI!!! DIO è descritto come una entità infinitamente misericordiosa e buona, ma anche infinitamente giusta. Il Suo giudizio è insindacabile e infallibile, EGLI è il Giudice unico e supremo, non c’è giuria e non ci sono avvocati, nessun pubblico ministero o cancelliere, anche perché le pratiche sono moltissime ogni giorno e non si saprebbe dove mettere tutte le carte che sono troppo voluminose. Per di più negli ultimi millenni ci sono state pesanti proteste da parte di molte anime ecologiste che si lamentano per l’utilizzo eccessivo di carta, perciò è stato applicato un taglio netto a tutto il personale amministrativo. Ci consola però il fatto che il giudizio dell’Onnipotente è sempre esattissimo e imparziale.
Ad ogni modo ragazzi occhio, ragazzi, fate attenti e state attenzione, perché una volta arrivati lì non potremo fare assolutamente nulla per noi stessi, nulla! Lo dice Suor Faustina e c’è da crederci…
(Alessandro detto Er Proff)

In effetti è un gran bel mistero… Se Dio è misericordioso, e perdona fino a “70 volte 7” come dice il Vangelo, perché al fine esiste l’Inferno. Posso capire il Purgatorio, anche se molti sostengono che come concetto sia stato inventato di sana pianta (di sana pianta…, chissà da dove viene sta locuzione…???) in epoca Medievale e dalle gerarchie ecclesiastiche per scucire qualche quattrino in più ai fedeli. O forse è una deduzione teologica proprio in funzione del ragionamento che se Dio tutto perdona, perché mai dovrebbe esserci l’Inferno. Il Purgatorio, come luogo/momento di espiazione e purificazione per accedere alla “gioia perfetta” può avere un senso, ma l’Inferno? Ed infatti la teologia più moderna arriva a sostenere l’assenza - che poi più che una convinzione è una speranza - dell’Inferno nell’aldilà (vedi Hans Urs Von Balthasar), o nel caso peggiore la sua esistenza, ma altresì l’assenza di anime condannate in tale luogo…! La mente umana, essendo limitata, ragiona così: “Come può un padre - o a maggior ragione una madre: Papa Giovanni Paolo I sosteneva che l’amore di Dio è più simile a quello di una madre, piuttosto che di un padre - condannare all’Inferno per l’eternità un figlio? Come??? Possibile che ci siano condanne alla dannazione senza appello? Possibile? Un Dio che nel Vangelo - soprattutto quello di Matteo - viene definito amore, perdono, misericordia…, può condannare al supplizio eterno un suo figlio? Questa è la domanda. La mia mente limitata mi porta a questa conclusione: ebbene sì, all’Inferno ci finirà pure qualcuno. Ma solo e soltanto se l’avrà deciso l’interessato. Ovvero, di fronte alla scelta se abbracciare Dio, cioè il bene supremo, o l’Inferno, cioè la malvagità portata all’apoteosi, sarà l’anima (de li meglio…) a scegliere. In fin dei conti il male si sceglie di farlo, il male esercita un fascino irresistibile: c’è poco da fare. E dunque Dio, nel suo infinito amore verso gli uomini lascia la possibilità di scegliere quale strada prendere: LIBERO ARBITRIO anche dopo la morte. Ecco come la penso. O almeno questo e quello che spero. Sant’Agostino diceva: “Saremo salvati non per giustizia, ma per misericordia”. Ovvero, se Dio applicasse il metodo di giustizia su di noi… ho idea che pochi, pochissimi, praticamente nessuno si potrebbe salvare dalle fiamme dell’Inferno.
(Yanez)

Nonostante la letizia che mi pervade etc. etc. non posso recedere dal mio radicato pensiero: dopo la morte non esiste nulla. L’Aldilà l’hanno inventato gli uomini, troppo superbi e presuntuosi per accettare di vivere per un così breve lasso di tempo, incapaci di accettare la più semplice delle verità. In parallelo altri uomini - assai più astuti - hanno inventato le Religioni, sconvolgente miscela di norme, regole e divieti che, per essere officiata e interpretata, abbisogna di una figura chiave: il sacerdote. Che - inutile dirlo - ha trovato il modo per campare dignitosamente senza fare una mazza alle spalle di quelli che credono.
Sarebbe bello parlarne insieme…
(Salvo)

E no, caro Salvatore, qui dissento, il Regno Celeste esiste, c’è una dimensione ultraterrena che è quella di cui ci ha parlato Gesù di Nazareth. Esiste, altroché se esiste. Esiste ed è una cosa meravigliosa e indescrivibile. Compra il libro che ho consigliato, è molto interessante e passerai qualche ora in modo istruttivo. Dopo che lo avrai letto non diventerai credente, ma senz’altro comincerai a porti delle domande, ti sorgeranno dei dubbi, delle perplessità, perché ciò che è scritto non può essere spiegato con la semplice fantasia e la paura che l’uomo ha della morte. Predisponi il tuo animo ad accogliere la Verità celeste e abbandona il tuo EGO, se non ci riesci fatti una bella camminata in montagna con quell’amico guida di Luigi, magari leggendo insieme quelle pallose corbellerie che ha scritto, vedrai che il tuo EGO scomparirà oh oh oh oh...
(Alessandro detto Er Proff)

Immagina che non ci sia il Paradiso,
è facile, se ci provi.
Immagina: nessun Inferno sotto ai nostri piedi
e sopra di noi soltanto il cielo.
Immagina che tutte le persone del mondo
vivano solo il loro presente in pace
e che non esistano Nazioni,
né confini e nessuna Religione,
niente per cui uccidere
niente per cui morire…

Pace & Amore, fratelli (ehm, sopratutto amore…)
(Salvo)

È proprio questo il punto, tu scrivi “immagina che tutto il mondo viva in pace, senza conflitti, immagina che non esistono nazioni, confini, religioni e motivi per uccidere, ecc. ecc.” Ecco, tutto questo moltissimi uomini lo immaginano da millenni, ma non si è mai verificato e mai si verificherà. Questa situazione che tu mi suggerisci di immaginare è del tutto irreale in terra, puoi solo immaginarla, mentre sarebbe del tutto realistica e comprensibile nella dimensione paradisiaca di cui si parla. La realtà del Paradiso è tanto tangibile per le anime, quanto lo è da vivi il mondo terrestre che ci circonda.
(Alessandro detto Er Proff)

Come suggerisce Luigi (“amici, qua tra dotte disquisizioni sull’EGO meditativo e vagabondo, approfondimenti escatologici e teologici, nessi causali tra religioni e violenze di ogni genere e gusto e quant’altro ci siamo un po’ incartati. E allora, veniamone fuori: ecco un bell’articolo che fa per noi”) alleggeriamo questa profonda disquisizione ma - nel ripromettermi di andare a leggere l’articolo sul deodorante per peti molesti - concludo il dibattito instillando un dubbio: non pensate che senza ‘sta menata delle religioni i neri seguaci dell’Isis non sgozzerebbero giornalisti cristiani, i palestinesi non continuerebbero a tirare razzi sugli israeliani, i sunniti non sparerebbero agli sciiti etc. etc. etc…?
(Salvo)

Ad ogni modo, che dire riguardo alla religione? Poco, in realtà. La Fede è un dono come si sa, e questo è un altro grande mistero: perché ad alcuni sì e ad alcuni no? Un po’ come i miracoli: i pensatori laici e agnostici sostengono che sì, ai miracoli si può anche credere - in fondo la scienza non riesce a spiegare molte guarigioni prodigiose e improvvise - ma ciò a cui è difficile credere e accettare è altro: perché i miracoli non toccano a tutti coloro che vi fanno “regolare” richiesta…? Ma a parte queste stucchevoli speculazioni filosofiche, io credo fermamente nella vita oltre la morte, ci credo da sempre, fin da bambino. Per me non è in discussione: è appunto un dogma, una convinzione che sento radicata e profonda dentro di me. È un dono? Può darsi. E comunque sapete cosa diceva quel burberaccio di Montanelli, quando lo stuzzicavano sull’argomento?
«Cosa dirò quando sarò davanti all’Onnipotente? Semplice: perché non mi hai dato la fede…»
(Yanez)

Ben detto, vecchio Indro! E a proposito di Lennon, stamattina ho sentito che oggi ricorre la data del suo compleanno: curioso no? È come se dall’Aldilà abbia voluto ispirarmi la risposta di iersera. Ma… allora… (puntini puntini…)
(Salvo)

Leggi anche: http://www.repubblica.it/scienze/2014/10/07/news/consapevolezza_dopo_morte-97572231/?ref=HRLV-16

venerdì 3 ottobre 2014

Chagall a Milano

Marc Chagall, La Mariee, 1950
A proposito di arte ieri - su richiesta di un’amica, io non ero molto interessato - sono sceso a Milano per la mostra di Chagall, che mi sento comunque di consigliare perché ricchissima di opere che abbracciano la sua creatività dal 1909 agli anni ‘80 (visse più di novant’anni). Particolare ghiotto: col biglietto Trenord “viaggia ovunque” si accede alla mostra con sole sei monete, audio guida inclusa.
Be’, anche stavolta (è la seconda), non posso dire di essermi entusiasmato. Sarà per la mia ignoranza, ma i suoi quadri - pur piacevolissimi e emozionanti - mi sembrano praticamente simili dai primi agli ultimi, con gli stessi soggetti simbolici (la capra, il gallo, l’ebreo errante etc…) a incorniciare una coppia di innamorati abbracciati o sospesi. E il tutto dipinto con un tratto che non esito a definire “infantile”, senza nessuna evoluzione (a differenza di Klimt) nel corso dei decenni. Cari colti amici (il Proff in primis), voi che ne pensate?
(Salvo)

Ma qui l’unico che può rispondere è il vate professor de Roma, chi meglio di lui conosce l’arte. Be’ forse il “Trucido” ci potrebbe deliziare con qualche sue perla, ma meglio non chiamarlo in causa… Da ignorante (perché ignoro) non conosco Chagall quindi potrebbe essere una buona occasione per fare un giro visto il costo accessibile. Ci farò un pensierino!
(Lorenzo)

Carissimi, devo rivelarvi un segreto: Chagall per me è stato un emerito sconosciuto fino a non molti anni fa, allorché, gustando a quattro palmento il bellissimo film “Notting Hill” (con la divina Julia Roberts e l’impacciato Hugh Grant), mi sono imbattuto in una scena in cui compare un quadro di Chagall. Ovvero una sposa con di fianco una capra che suona il violino. E Julia dice: «La felicità non è felicità, senza una capra che suona il violino». Ecco, questo è tutto ciò che so di Chagall. Per il resto, e lo dico con l’alea dell’ignoranza che sorvola la mia capoccia, devo essere sincero: l’arte per me si ferma con Raffaello. Ecco, al limite posso concedere qualcosa agli impressionisti: mi piace molto Renoire, ma anche Monet c’ha il suo perché… Proff, illuminaci.
(Yanez)

Attento, Salvo, leggi bene queste righe. La pittura di Chagall è molto complessa e difficile, come la maggior parte della pittura delle avanguardie del ‘900. La sua è una pittura di profondo significato sociologico e politico ed è anche e soprattutto una acuta e ironica critica ai regimi politici. Quello che tu dici non è del tutto infondato, c’è dell’infantilismo in Chagall, ma non è infantile il suo tratto, sarebbe più esatto dire che l’artista ricostruisce volutamente un ambiente favolistico caro al mondo dell’infanzia. Osservando infatti i suoi dipinti si evince chiaramente la volontà di rappresentare un’atmosfera da favola. Perché proprio la favola? Perché è proprio con le favole che si possono esprimere in maniera più chiara e diretta anche i concetti più difficili, che in tal modo diventano comprensibili anche ai bambini. Le favole esprimono la cultura, il costume del popolo, ma soprattutto esprimono una morale. Non dobbiamo dimenticare che Chagall è russo e le classi dirigenti della Russia (in particolare gli zar e la loro corte) hanno sempre deliberatamente e forzatamente considerato il popolo come una entità infantile per giustificare il loro potere paternalistico. Come se dicessero al popolo: “Siccome sei un bambino inesperto, incapace, confuso e bisognoso di una guida sicura, allora noi dobbiamo prenderti per mano e guidarti, per fare ciò dobbiamo detenere il potere necessario e tu popolo non devi opporti o fare i capricci, ma devi ubbidire e fare il bravo bambino!” Dunque Chagall ci dà la versione di un popolo succube e sottomesso alla volontà del potere, ma è pur vero che tramite la favola si può esprimere la creatività del popolo e anche il desiderio di ribellarsi alle angherie dei potenti. Ecco allora che la pittura di Chagall può essere vista anche come una forza popolare e rivoluzionaria. Non a caso Chagall partecipa alla rivoluzione socialista con un entusiasmo eccessivo. La sua pittura rende molto bene anche lo spirito gaio, gioviale e festoso che si viveva durante il periodo eroico della rivoluzione. Tutto, nei suoi dipinti, crea un mondo di giochi, appunto, un mondo di favole. Il suo interesse per il folclore russo ed ebraico indica invece la sua provenienza popolare e l’artista vuole introdurre i propri ricordi, i propri sentimenti, i misteri della propria anima ‘russa’ e i propri sogni nel vivo della cultura europea, in un periodo in cui splendeva di grande luce la pittura francese degli impressionisti. E se si nota bene, non è eccessivo parlare di sogni, infatti i suoi dipinti hanno pure un’aura surreale e onirica. Ci sarebbe molto altro da dire, ma mi sono stufato!
(Alessandro detto Er Proff)

E mej cojoni… Complimenti Alessa’, sei mejo de Sgarbi e Giulio Carlo Argan messi insieme!!!
(Yanez)

Troppo gentile, in realtà ho perso smalto, ero molto più preparato e fresco di studi molti anni fa, ora per scrivere due stronzate ci penso mezz’ora, me so’ arugginito…
(Alessandro detto Er Proff)

Grazie Ale, la tua risposta è molto istruttiva e interessante (non ne dubitavo) però resto ancora un po’ perplesso sulla “non evoluzione” delle sue opere… mi ha ricordato gli ultimi anni di Renoir, passati a dipingere sempre e solo le ninfee del suo stagno artificiale! Ma quel che più mi sta a cuore: a te Chagall piace?
(Salvo)

Diciamo che non mi piace molto dal punto di vista puramente estetico, mentre lo apprezzo molto nell’aspetto concettuale, però l’atmosfera di favola sognata è davvero fantastica!
(Alessandro detto Er Proff)

Molto ma molto bene. Vi ringrazio per la partecipazione e, come dice Lorenzo, se vi capita fateci un giro, è una esposizione davvero sontuosa!
(Salvo)

mercoledì 1 ottobre 2014

Io e il calcio

Amici, da ragazzo sono stato un grandissimo tifoso della Roma (altresì detta Maggica: con due “G”). Perché proprio la Roma, essendo nato a Sesto San Giovanni, in provincia di Milano? Bah… Forse perché fu la prima squadra che vidi giocare in uno stadio, ero molto piccolo e si trattava dell’Olimpico di Roma. Mi ci portò uno zio acquisito, insieme ai cuginetti. Mi piacque quello spettacolo, e ancor di più mi piacque l’accostamento cromatico giallo-rosso della divisa dei padroni di casa. Quel rosso porpora mi richiamava alla mente qualcosa della grandezza della Roma classica per la quale andavo letteralmente pazzo. Insomma, fu amore a prima vista. Ora sono passati anni…, trent’anni e più… La passione per il calcio si è fisiologicamente affievolita. Oddio, mi piace sempre guardare una bella partita (sempre che non si tratti di un match tipo Empoli - Chievo…), ma non ho più il trasporto dell’adolescenza. D’altra parte l’età matura stinge un po’ tutte le tinte…! Ahimè. Eppure alla Roma sono rimasto affezionato: un antico amore non ricambiato purtroppo. D’altra parte è così avaro di successi il calcio del centro-sud. E poi, con tutti questi giocatori che vanno e vengono, che fanno una stagione nella squadra e l’anno dopo (se non addirittura durante lo stesso anno) te li ritrovi a giocare magari per la tua avversaria storica… E gli stranieri? Io non riesco a capacitarmi come si possa tifare per una squadra che non a più neanche un giocatore italiano in campo: alle volte perfino il portiere di riserva è straniero! E poi tutti questi anticipi, posticipi, partite serali, a mezzogiorno, alle sei del pomeriggio, a metà settimana. Insomma un gran casino. Era così bello un tempo ascoltare le partite alla radio (o meglio ancora, vederle allo stadio) e poi seguire “90° minuto” con Paolo Valenti e tutti gli inviati dagli stadi, Tonino Carino, da Ascoli; Franco Strippoli da Bari; Cesare Castellotti (quello coi baffoni) da Torino; Marcello Giannini da Firenze; e ancora Giorgio Bubba (una specie di Orso Jogy del levante ligure); Gianni Vasino (che nome mamma mia…); il mitico Luigi Necco da Napoli…! Era un rito di popolo imperdibile, che incollava milioni di spettatori al teleschermo…, con la schedina in mano per vedere se non ci scappava il fottutissimo TREDICI. E poi, a mezza sera c’era “Dominica Sprint” su Rai Due, e a concludere l’immancabile “Domenica Sportiva”. MERAVIGLIOSA.
Oggi invece cos’abbiamo? Frattaglie di spezzoni di racconto, inframmezzate da lunghe, inutili attese che favoriscono business e pubblicità, ma che distruggono la bellezza dello sport…, che è magia in quanto evento che si conclude in simultanea e che dà la misura immediata di chi ha vinto e chi ha perso. IN DIRETTA. Come si fa ad appassionarsì a tutto ciò? Bah, è un grande mistero. Ed infatti gli stadi sono quasi sempre vuoti… (e tragicamente abbandonati a ultras facinorosi). Ieri tuttavia è accaduto un mezzo miracolo (calcistico, ovviamente). A Manchester, la Roma ha pareggiato con i temibili “aquilotti azzurri” (il City ha sulla bandiera un’aquila tipo quella laziale). E il tutto grazie ad un gol splendido di un giovanotto di 38 anni suonati, che risponde al nome di Francesco Totti. Ecco, Totti…, oltre ad essere un grandissimo calciatore, è un po’ tutto quello che manca al calcio dei nostri tempi: una BANDIERA. Da sempre giocatore della Roma, ha sempre rifiutato ingaggi faraonici e piazze ben più inclini alla vittoria pur di restare nella sua città, nella sua squadra. Una fedeltà rara, quasi unica nel panorama non solo calcistico dei nostri tempi.
Ieri il pubblico inglese allo stadio ha tributato una standing ovation al bomber più anziano della storia della Coppa dei Campioni. Ed oggi, i giornali inglesi gli dedicano la prima pagina. Da brividi…!

E dunque in alto i calici: ONORE al Capitano!