Prova


Non preoccuparti della pioggia, lasciala cadere” (Marco Brignoli, Rifugio Baroni al Brunone, Sentiero delle Orobie Orientali)

mercoledì 5 marzo 2014

La grande bellezza

La più consistente scoperta che ho fatto, pochi giorni dopo aver compiuto sessantacinque anni, è che non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare!

È tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore, il silenzio e il sentimento, l’emozione e la paura… Gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza. E poi lo squallore disgraziato e l’uomo miserabile.

Sull’orlo della disperazione, non ci resta che farci compagnia, prenderci un po’ in giro…

Quando, da giovane, mi chiedevano: cosa c’è di più bello nella vita? E tutti rispondevano: “la fessa!”, io solo rispondevo: “l’odore delle case dei vecchi”. Ero condannato alla sensibilità!

Non volevo essere semplicemente un mondano, volevo diventare il re dei mondani. Io non volevo solo partecipare alla feste, io volevo avere il potere di farle fallire!

La povertà non si racconta, si vive!

So’ belli i trenini delle feste, so’ belli perché non vanno da nessuna parte!

Finisce tutto così, con la morte. Prima però c’era la vita, nascosta dal bla bla bla…

Una bella donna, alla mia età, non è abbastanza!

È così triste essere bravi, si rischia di diventare abili.

La più grande ambizione di Flaubert era scrivere un romanzo sul niente, se ti avesse conosciuta avrebbe avuto un grande spunto.

Io berrò molti drink, ma non molti da diventare molesto e poi, quando voi vi alzerete, io me ne andrò a dormire!

M’ero scurdato cosa voleva dire volere bene.

Diamo sempre il meglio di noi agli sconosciuti.

Mangio soltanto radici, perché le radici sono importanti…

Ho trascorso tutte le estati della mia vita a fare propositi per settembre, ora non più. Adesso trascorro l’estate a ricordare i propositi che facevo e che sono svaniti, un po’ per pigrizia, un po’ per dimenticanza.

Che cosa avete contro la nostalgia, eh? È l’unico svago che ci resta per chi è diffidente verso il futuro. L’unico.

Senza pioggia, agosto sta finendo, settembre non comincia e io sono così ordinario. Ma non c’è da preoccuparsi, va bene. Va bene così.

“Chi sono io?” Così iniziava un romanzo di Breton. Ovviamente nel libro non vi è alcuna risposta…

- “Proust scrive che la morte potrebbe coglierci questo pomeriggio. Mette paura Proust. Non domani, non tra un anno ma questo stesso pomeriggio scrive”
- “Vabbè tanto adesso è sera, domani pomeriggio se ne riparla…”.

A luci intermittenti l’amore si è seduto nell’angolo, schivo e distratto esso è stato. Per questa ragione non abbiamo più tollerato la vita.

Atmosfera decadente e immaginifica, critica feroce del degrado morale e civile in cui è precipitato il nostro mondo, apoteosi dell’effimero, culto della vanità, spasmodicamente esasperata per celare la pochezza delle nostre vite. E ancora linguaggio onirico per tanti versi simile all’amatissimo Fellini.
Se i nostri governanti avessero non dico visto il film, ma almeno letto qualche critica, avrebbero scoperto che non c’è da vantarsi proprio per nulla: “Questa è la dimostrazione che sappiamo fare…, che abbiamo le bellezze da valorizzare etc…!”.
Un par di balle: Sorrentino e Servillo (immenso…) hanno redatto l’epitaffio di una società finita. Altro che vantarsi…

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