Se c’è una cosa che irrita sopra ogni misura è non ricevere risposta ad una domanda. In Puglia c’è un’espressione che racchiude splendidamente questo concetto: “Meglio essere cornuto che male sentuto”. Che detto a quelle latitudini è proprio il colmo dei colmi…! Purtroppo capita, capita sempre più spesso di parlare al vento. Soprattutto negli ultimi tempi. Non saprei dire qual è il motivo di questo comportamento: forse è colpa del chiasso e della frenesia che ci girano intorno e che non ci lasciano respirare, o forse si tratta solo di disinteresse verso il prossimo. Che è ancora peggio. È pur vero che attrarre l’attenzione di qualcuno è un’arte sottile, e la scelta del momento idoneo per rivolgere parola è un punto chiave della comunicazione, ma la buona educazione dovrebbe essere già di per se stessa sufficiente per una sana e rispettosa socialità. E comunque una risposta cortese (anche se breve, concisa e compendiosa) non è poi tutta questa gran fatica. E la faccenda, già fastidiosa in una conversazione vis a vis, diventa intollerabile se trasposta in ambito di comunicazioni on-line. Certo le e-mail di lavoro sono spesso delle gran seccature, su questo non ci piove. Per non parlare di quelle spam…! Ma tutto il resto? Alle volte, per esempio, mi capita di mandare delle e-mail ad amici e conoscenti vari, proposte di viaggi, svago, tempo da trascorrere insieme, tutte comunicazioni che sulla carta appaiono appetitose, evocative (almeno per me), eppure è raro che qualcuno risponda. Perché? Parlandone con la mia amica Alessandra ho provato a ipotizzare che il motivo risieda nel fatto che molti non hanno tempo di rispondere. Non hanno tempo di rispondere??? Possibile che nell’arco di una giornata non si trovino due minuti per scrivere mezza riga di risposta? A quel punto, di fronte a questa obiezione assai stringente, siamo arrivati alla conclusione che si tratta semplicemente di disinteresse e dunque sostanzialmente, spiace dirlo, di mancanza di rispetto. So di esprimere un concetto forte, ma in fondo è ciò che penso. Alle volte poi capita di ricevere risposte di tenore tutt’altro che cortesi, tipo: “Toglietemi immediatamente dalla mailing list, grazie”. E sono quelle che più detesto, perché oltre a manifestare un certo qual rancore (che peraltro potrebbe essere espresso semplicemente al mittente e non a tutto il gruppo), schiantano di colpo qualsiasi eventuale volontà di apertura al dialogo da parte degli altri destinatari. Se dovessi rispondere alla stessa maniera a tutte le mail che ricevo quotidianamente, non farei altro per tutto il resto della giornata. Meglio cestinare subito, e non perdere altro tempo. Ma tornando al punto cruciale, vale a dire perché non si risponde ad una e-mail, ecco giungere puntuale uno studio statunitense. Il tre maggio scorso, il Daily Mail ha pubblicato un articolo dal titolo “Want a reply to your email? Try being downbeat and pessimistic”, ovvero se desideri una risposta alla tua e-mail, infarciscila di un po’ di sana negatività. I ricercatori della società informatica Contactually hanno preso in esame qualcosa come cento milioni di conversazioni, e dai risultati è emerso che cortesia e gentilezza non pagano. Nella sostanza sembra che le e-mail dense di buone maniere, educazione e correttezza, soprattutto se intrise di espressioni come “care” o “amazing”, abbiano minor possibilità di ricevere risposte rispetto ad altre di taglio più duro, schietto e definitivo. Sembrerebbe un controsenso, eppure è ciò che avviene di norma. Pare inoltre che coloro che solitamente si esprimono via mail con toni cupi e negativi siano più portati a rispondere entro le 24 ore (64 per cento), rispetto a coloro che sprizzano positività e ottimismo (47 per cento). Soprattutto se ricevono una e-mail non troppo gentile. Il che è abbastanza logico e consequenziale direi: è più probabile che ad una mia comunicazione non particolarmente cortese risponda subito una persona piena di astio e rancore, piuttosto che un pacioccone a cui si può dire di tutto. Secondo Jeff Carbonella, Chief Technical Officer di Contactually, la ragione di tale fenomeno sarebbe riconducibile al fatto che le persone caratterizzate da negatività sono in generale più attive sul web. Vale a dire che è più probabile interagire sulla rete con soggetti propensi a scendere sul campo di battaglia (in una sorta di combattimento virtuale, fatto di provocazione e aggressività) piuttosto che con persone allegre e soddisfatte. Ecco perché, ad esempio, sui blog d’opinione non si leggono altro che commenti al vetriolo. A suffragare tale conclusione, il quotidiano inglese richiama un’altra recente ricerca, condotta dall’Università di Glasgow: “People who reply quickly to e-mails may be stressed, or have low self-esteem”, ovvero coloro che rispondono velocemente alle e-mail sarebbero quelli più stressati o con un basso livello di autostima.
Sono andato a curiosare nei commenti all’articolo e non ho trovato che conferme a quanto sopra esposto: “Absolute rubbish, nobody reads emails anyway”; “Do I have to wait or shall I reply with a comment immediately on this article?”; “Negative people would rather moan and answer negative emails and dwell in the negative than the more productive positive people who get on with it and work!”. Come dire, rancore a profusione…!
Ad ogni modo voglio provarci anch’io: prossimamente invierò alcune e-mail infarcite qua e là di aggraziati improperi, o anche solo di espressioni spietate tipo “Allora, branco di farabutti, vi degnate di rispondere, oppure no?”; o anche “Se proprio non vi riesce di schiacciare qualche tasto sulla tastiera, provate con i piccioni viaggiatori, o anche con i segnali di fumo”. Ecco, qualcosa del genere. Voglio vedere se funziona veramente. Niente di personale s’intende, che i destinatari non se abbiano a male: è solo ed esclusivamente “nell’interesse della scienza”, come diceva Freud.
A risentirci per i risultati. E vedete di rispondere…!
Fonte: http://www.dailymail.co.uk/sciencetech/article-2318887/Want-guarantee-reply-email-Make-sure-negative.html
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