Leggendo quest'articolo e soprattutto guardando le foto ad esso allegate, mi è tornato in mente il Cammino di Francesco percorso nell'agosto del 2009 con Davide. In effetti, partendo da Valfabbrica, la via per giungere ad Assisi passa proprio per il "Bosco di Francesco".
Ecco un breve stralcio del racconto che scrissi due anni fa: "Seguii la via asfaltata fino alle porte di Pieve San Nicolò, dopo di che svoltai a destra entrando in un fitto bosco. Aria fresca e umida mi entrava nei polmoni, regalandomi euforia. Accelerai il passo in un vortice di frenesia: sentivo la meta vicina.
Ero completamente immerso nell’armonia della natura, tutt’uno con essa. Ascoltavo i suoni della foresta, i richiami lontani degli uccelli, lo scalpiccio indefinito di qualche animale nel sottobosco; e poi ancora il mio incedere sul sentiero, l’affanno del mio respiro, il tamburo nel petto.
Passo dopo passo mi resi conto di vivere quasi una condizione d’estasi, come un tumulto di emozioni, una sensazione di leggerezza che potevo verosimilmente chiamare felicità. E tutto ciò poteva accadere solo perché mi trovavo in perfetta solitudine. Non ero condizionato dalla presenza di altre persone e non dovevo considerarmi in relazione con esse. C’ero semplicemente io al cospetto del grande spettacolo. Dopo l’ultimo tratto in salita sbucai sulla cresta della collina. Da qui partiva un’ampia carrareccia che, seguendo il profilo del crinale, portava verso il Monte Subasio. Cominciava ad intravedersi il profilo di Assisi.
La strada proseguiva tra valli ombrose coltivate ad ulivo e, a seconda dei saliscendi, permetteva di vedere sempre meglio la meta finale. Ad un tratto apparve nitida la Basilica di San Francesco, biancheggiante e maestosa. Sullo sfondo la città avvolta dalla foschia. Mi fermai per qualche momento a riflettere, provavo un senso di gioia immensa. Mi tornò alla mente il Cammino di Santiago, il momento in cui giunsi sul sagrato della Cattedrale. Eravamo in molti quella volta, con le biciclette, attorniati da centinaia di turisti e dalla confusione. Trovarsi davanti a San Giacomo fu quasi una sorpresa. Questa volta invece ero da solo, avvolto nella tranquillità delle silenziose colline umbre, e gustavo lentamente l’arrivo, avendolo costantemente davanti a me, sempre più vicino. Era un’emozione diversa, molto più introspettiva, più spirituale. L’idea poi della conquista ottenuta sui propri passi, rendeva l’impresa ancor più esaltante.
Discesi la collina degli ulivi fino a che non mi trovai su una strada asfaltata; nei pressi di una rotonda vi era un’imponente statua bronzea di Padre Pio, attorniata da piante e fiori. Attraversai il Ponte dei Galli e risalii per circa un chilometro. L’ingresso da Porta San Giacomo mi introdusse alla città. Da uno stretto vicoletto si vedeva a breve distanza la spianata sulla quale sorgeva la Basilica Superiore. Rallentai il passo: il viaggio stava per finire e non sapevo ancora se ne fossi felice o meno. Giunsi ai piedi della Basilica che erano appena passate le nove. Deposi lo zaino e chiamai Davide: saremmo andati da San Francesco insieme".
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