
A tali affermazioni, come era ovvio che succedesse, hanno replicato immediatamente associazioni, opinionisti di ogni ordine e grado, esponenti politici, media, social forum: “Truccarsi sarebbe dunque una concessione vanitosa all’apparenza? Una seduzione aggressiva?”; “Pensare, che la sicurezza delle donne dipenda da un certo tipo di abbigliamento o di trucco, non fa altro che alimentare un preconcetto assurdo e retrogrado che credevamo fosse stato superato, e cioè che ogni tipo di violenza sarebbe da attribuire alla donna stessa”; “Una donna deve sentirsi libera di detestare il tailleur, di andare in giro in minigonna jeans e maglietta con una spalla nuda, senza che Toscani o la Boldrini abbiano niente da ridire”.
Ieri parlavo con un’amica e casualmente siamo finiti sull’argomento. Qualche giorno prima era stata con delle compagne in discoteca, e mentre erano tutte intente a ballare in pista per conto loro, ecco che si sono avvicinati un paio di tipi con “le pigne nella testa”. E a nulla è servito, a quanto pare, il fatto che alcune di loro portassero al dito la fede nuziale. L’approccio tra l’altro sembra che sia stato alquanto volgare e insistente, tanto che la mia amica, rinomata per la sua verve aggressiva, si è vista costretta a reagire in maniera assai poco ortodossa: «Gli ho mollato un paio di pizze e ne son stata molto appagata…!».
A quel punto, sorpreso ma neanche tanto per l’esito di quella vicenda, ho provato a ragionare con lei su quanto accaduto: «Sai com’è, in questi posti d’acchiappo, se ci vai senza essere accompagnata, devi in un certo senso mettere in conto di subire qualche approccio non gradito». Non l’avessi mai detto: «Ti posso ancor concedere il “va be’, c’è un gruppo di ragazze vediamo se mi gira la serata: vado senza insistere, con cortesia chiacchiero, offro da bere, vedo che aria tira”, ma niente di più. Il fatto che una sia a ballare non è proprio uguale all’essere all’angolo di una strada». Al che ho ribattuto: «Ma scusa, se in un posto del genere uno t’invita a bere, con tutta l’educazione del mondo, un vero gentleman, secondo te qual’è il suo fine? Allora si tratta solo di buone maniere, di modica quantità nell’approccio». A quel punto si è veramente incazzata: «Dunque sostieni che alla fine è colpa nostra che andiamo a ballare per mettere in mostra la merce. Siamo mica tutte fruttivendole! C’è anche chi va a ballare non perché vuole esporsi tipo mostra canina, ma solo per divertirsi con le amiche, facendo una cosa che rilassa i nervi molto e meglio di una seduta dallo strizzacervelli». Per uscire dalla sindrome Toscani l’ho buttata sul quanto il cervello degli uomini e quello delle donne funzionino in maniera diversa, su quanti imbecilli ci sono in giro per il mondo (a maggior ragione in un luogo di divertimento), su quanto l’alcol - o peggio ancora - possano stravolgere la mente umana ecc…! Ma su di un concetto ho voluto mantenere il punto: «Ti dico questo con la stessa franchezza con cui direi a chiunque di non andare nei Quartieri Spagnoli di Napoli da solo e di notte. È un semplice principio di precauzione. O meglio, uno ci può pure andare, ma consapevole del fatto che potrebbe fare un brutto incontro. O magari no…».
«Ok, perfetto allora diciamo così: decerebrati di tutto il mondo, siate consapevoli di ciò a cui andate in contro se venite a ballare dalle mie parti pensando che le discoteche siano terreno fertile per avance. Guardatevi e fate già il numero del 118…».
A differenza di quello che pensa Toscani, io non credo che le donne se la vadano a cercare, tutt’altro. E non credo neanche che la soluzione giusta per evitare cattivi incontri sia limitare il proprio abbigliamento, trucco e quant’altro. O peggio ancora limitare la propria natura, che è fatta tra le altre cose di sensualità. Ritengo tuttavia, che a fronte della propria libertà, debba esserci la forte consapevolezza che viviamo in un determinato contesto, che interagiamo quotidianamente con diverse realtà, con ambienti e persone a volte anche lontanissime da noi. E che nel mondo esistono, purtroppo, anche soggetti aggressivi, maleducati, beceri, arroganti, quando non addirittura pericolosi socialmente. E dunque le donne per non essere importunate devono vivere segregate in casa o devono rinunciare al rossetto e alla minigonna? No, assolutamente. Devono semplicemente adottare qualche precauzione. Di certo ciò non le metterà al riparo da ogni rischio, ma almeno si limiteranno i danni. Si spera.
Nessun commento:
Posta un commento