L’altro giorno su Facebook la nostra amica Alessandra di Pescara, ha commentato un video che gira su Youtube: “In viaggio sulla Transiberiana d’Italia”. Sottotitolo: “Un viaggio indimenticabile con 70 fotoamatori e blogger a bordo del treno”. Ne sono subito stato attratto, c’è poco da dire: quando si tratta di treni, non riesco a resistere. Sarà una questione sentimentale (mio padre, mio nonno e il mio bisnonno hanno lavorato per le ferrovie…), sarà che respiro gli odori delle stazioni e dei binari fin dall’infanzia (ho imparato a viaggiare col treno già da piccolissimo), sarà che amo questo mezzo di trasporto più di ogni altro, (su di esso mi sento sicuro, non devo fare attenzione a ciò che accade intorno a me, posso godermi comodamente lo spettacolo, anche se con visione laterale), fatto sta che quando si tratta di notizie di questo genere non riesco a fare a meno di immergermi in quest’atmosfera sferragliante. E così sono andato immediatamente a guardare il video. La tratta in questione è la “Sulmona - Isernia”, una linea leggendaria che, passando da Roccaraso, Castel di Sangro, San Pietro Avellana, Carpinone, sfiora le vette più alte d’Abruzzo, ovvero il Gran Sasso e la Majella. Un paesaggio spaventosamente affascinante, fatto di monti coperti di boschi, vette spoglie e brulle, paesini arrampicati sulle colline, gole rocciose. Il tutto sotto un cielo azzurro cosparso di candidi batuffoli di cotone.
Progettata nel 1885, la linea venne inaugurata il 18 settembre 1892. Per completare i suoi 129 chilometri, fu necessario realizzare 58 gallerie e 103 ponti e viadotti. A causa delle violente nevicate che interessano la zona nel periodo invernale, si rese inoltre necessaria la costruzione di gallerie paravalanghe, muri protettivi e addirittura la piantagione di intere pinete. Un prodigio dell’ingegneria ferroviaria. Dai 405 metri di Sulmona i binari salgono a Rivisondoli, 1268 metri (la stazione più alta dell’intera linea dopo quella del Brennero), per poi ridiscendere, attraverso l’alto Molise, verso i 403 metri di Isernia. In alcuni punti la pendenza sfiora il 35 per mille, e quando ancora le locomotive sfruttavano la forza del vapore, era necessaria la sosta a Sant’Ilario Sangro per fare il pieno d’acqua.
Fuori dal finestrino si rincorrono paesaggi incantati, panorami ondulati, distese brulle dove non è così difficile intravedere branchi di cavalli allo stato brado. Siamo nella terra degli antichi Sanniti, i fieri e indomiti avversari di Roma.
Ebbene, questa meraviglia, a partire dall’11 dicembre 2011, è stata dichiarata “tratta antieconomica”e come conseguenza sono sparite le ultime due coppie di collegamenti tra Sulmona e Castel di Sangro e viceversa, residui dei già tagliati collegamenti diretti tra Napoli e Sulmona. Ad oggi, di tutta la linea, solo l’ultimo brevissimo tratto molisano, Carpinone-Isernia, effettua servizio regolare. Sul restante tratto circolano ogni tanto treni straordinari (una domenica al mese), grazie all’impegno di alcuni volontari che non vogliono arrendersi alla scomparsa di questa realtà. Una sorta di riserva indiana, tenuta viva dalla presenza dei pochi turisti attirati dalle iniziative organizzate da associazioni locali.
Il convoglio parte da Isernia al mattino, raggiunge Sulmona e nel pomeriggio, dopo una sosta di un paio d’ore, fa ritorno nella cittadina molisana. Il tutto per 35 euro, pranzo a bordo compreso. E per le normali giornate feriali? Nessun problema: come ci ricorda puntualmente Wikipedia “le corse sono infatti sostituite da autobus i quali, per toccare tutti i paesi prima serviti dalla ferrovia, impiegano un tempo maggiore del treno. Proprio per arrivare venti minuti prima del treno tra Sulmona e Castel di Sangro, gli autobus hanno tagliato il transito per diverse stazioni effettuando solo il transito sulla SS 17”. Che meraviglia, non vi pare? Questo è il progresso: là dove un tempo esisteva il concetto di servizio al cittadino (fosse anche in perdita), oggi c’è il profitto quale unica stella polare da seguire. E dunque si taglia, si ridimensiona o addirittura si sopprime. In un articolo de La Repubblica di sabato scorso, dal titolo “Treni più lenti di 40 anni fa - ecco come viaggia l’Italia”, si tratteggia la situazione del trasporto ferroviario attuale. Con una fantasmagorica dicotomia tra le tratte “ad alta velocità”, assai remunerative e dunque polo gravitazionale di investimenti e attenzioni, e le linee anti-economiche, abbandonate inesorabilmente al loro triste destino. Esse e gli sfortunati utenti (opss… clienti…) che disgraziatamente sono obbligati a utilizzarle. E così si scopre che, mentre un tempo per raggiungere Roma da Milano ci si impiegavano oltre cinque ore, oggi ne bastano poco meno di tre. Ma al contempo, per esempio, sulla tratta Messina - Palermo la velocità media di percorrenza è scesa dai 95 km/h. del 1975 ai 74 di oggi. E ciò non accade solo nel profondo Sud, ma anche nel ricco e progredito Nord: tra Brescia e Cremona (51 chilometri) un tempo all’Espresso bastavano quarantuno minuti, oggi ne occorrono cinquantatre con il Regionale Veloce.
L’unica speranza a questo punto è che il turismo ferroviario, sul modello delle linee alpine (tipo il Bernina Express) si sviluppi e prenda sempre più piede, e che dunque non si arrivi alla dismissione completa della Transiberiana d’Italia. Non ci resta che incrociare le dita. Auguri.
Fonte: http://www.youtube.com/watch?v=fMuAPcnEsZI&list=UU5tHqUSETqLGa3bu2uEzRxw
Leggi anche: http://www.repubblica.it/cronaca/2013/07/20/news/treni_pi_lenti_di_40_anni_fa_ecco_come_viaggia_litalia-63350856/?ref=HREC2-13
http://viaggi.corriere.it/viaggi/vacanze/2013/transiberiana-italia/transiberiana-italia-tempiliberi.shtml
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