Prova


Non preoccuparti della pioggia, lasciala cadere” (Marco Brignoli, Rifugio Baroni al Brunone, Sentiero delle Orobie Orientali)

giovedì 14 febbraio 2013

Vuoi diventare più intelligente? Fatti una domanda e datti una risposta

Oggi volevo parlarvi di un argomento molto bello e interessante: come si diventa più intelligenti. Che già detta così fa ridere. E perché mai, di grazia, un individuo dovrebbe ambire a diventare più intelligente. Più intelligente di chi? E per che cosa? In realtà l’articolo dal quale avevo preso lo spunto ieri notte, aveva un incipit fuorviante.

Andando ad approfondire il tema trattato, mi sono accorto che la questione era tutt’altra, vale a dire come si rallenta il declino cognitivo del cervello, a prescindere dall’ingravescente aetate. E così, devo ammettere, la curiosità spasmodica e divertita del primo momento è un po’ scemata. Ma si sa, i giornalisti tirano l’acqua al loro mulino, e dunque anche un titolo accattivante, può fare la fortuna o meno di un articolo. Certo che però, “come si diventa più intelligenti”, era proprio una bella questione: già m’immaginavo una sfilza di suggerimenti strabilianti per scalare senza fatica alcuna il famigerato QI (quoziente d’intelligenza) che tanto fa paura agli individui come me, dotati di scarsissime attitudini intellettive, soprattutto se messe in relazioni a rebus, rompicapo, giochi di logica e quant’altro. Leggo su wikipedia: “Persone con QI basso sono a volte inserite in speciali progetti di istruzione”. Ecco perché non mi sottoporrò mai a un test sul mio QI: io nello speciale progetto di istruzione non ci voglio finire. Mica che poi mi sparano anche un bel 220 volt nel cervello. Che poi se proprio dovessimo testare le nostre capacità basterebbe cercare di risolvere il famoso “Quesito di Einstein”, quello che comincia con “ci sono cinque case di cinque colori differenti” e finisce con “chi ha i pesci rossi?”. Einstein sosteneva che il 98% della popolazione mondiale non fosse in grado di risolverlo. Ecco, io l’ho fatto: rientro perfettamente nei 98. A dire il vero non ho neanche tentato di risolverlo, anzi, per dirla tutta, giunto a metà della lista degli indizi, mi è venuto uno sturbo violento che quasi mi tramortiva. Ma questo è davvero un test difficile, ammettiamolo. Volendo vantarmi, potrei raccontare di quando mio cugino risolse il test nel giro di un paio d’ore. Dice, “e che c’entri tu?”. Va be’, è sempre un parente, abbiamo quasi lo stesso sangue nelle vene: me ne deriverà pure un certo vantaggio, o no? Allora ditemi voi, meglio essere cugino di uno che risolve il test di Einstein o è meglio essere cugino di quello che sta dentro al Gabibbo?
Ad ogni modo ci sono anche test più semplici, più abbordabili anche per delle menti meno illuminate. D’altra parte non tutti devono essere per forza dei premi Nobel per la fisica. Sono più o meno gli stessi test a cui vengono sottoposti scimpanzé e orangutan. E se possibile, sono quelli che mi fanno ancora più paura: capirete, un conto è non riuscire a risolvere il test di Einstein - restando in abbondante e rassicurante compagnia - altro è fallire nel test in cui il bonobo riesce brillantemente. Ci sarebbe da appendersi al banano tutta la vita. E temo che andrebbe a finire proprio così. Anche perché, per esempio, quando ho per le mani la Settimana Enigmistica, l’unico gioco d’abilità che mi riesce è quello di unire i punti numerati per far saltare fuori la figura. Che oltretutto risulta anche sempre mezza sbilenca. Ma torniamo al punto di partenza: come si diventa più intelligenti? Recenti studi scientifici suggeriscono alcuni esercizi e abitudini che farebbero del nostro cervello rattrappito un prodigio d’intelligenza. Andiamo a dare un’occhiata: per prima cosa occorre cimentarsi in occupazioni, discipline, interessi nuovi rispetto al solito. Provate con gli origami, il tai chi, un corso di danza, oppure iscrivetevi all’università della terza età. Pare che oltre ad apprendere tante belle nozioni, si facciano anche degli incontri sentimentalmente molto stimolanti. Ma proseguiamo: l’importante è essere curiosi, farsi (e fare) tante domande, continuamente. Anche al costo di rompere i coglioni all’Universo Mondo. “Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo?”. Ecco, ripetetevi un centinaio di volte al giorno queste domande, anche a voce sostenuta e senza darvi necessariamente una risposta. Se non vi ricoverano prima alla neuro-deliri, aumenterete di molto le vostre capacità intellettive. E ancora: non appena avete un attimo di tempo libero, partite, abbandonate la vostra orrenda città e andatevene in un bel posto. La bellezza della natura è lì per tutti, trasmette energia e allontana le tossine della nostra esistenza. Se poi non avete un centesimo in saccoccia, data la crisi, va bene anche il giardinetto sotto casa. Evitate di sedervi però sulla panchina accanto ad anziani pensionati: sono tra coloro che più si attengono al punto precedente. Altro suggerimento molto completo: mettetevi alla prova, lanciatevi in nuove avventure, cercate di cimentarvi in campi per voi completamente ignoti tipo l’arte, la musica, la culinaria. Compratevi gli acquerelli e imbrattate un po’ di tele; fatevi prestare un flauto dolce dal vicino e soffiateci dentro, fino a beccarvi un esposto per disturbo della quiete pubblica; improvvisatevi master chef e invitate gli amici più stretti ad assaggiare la vostra fantasmagorica pasta al paté d’olive. Vi farete nemica l’umanità, ma quanto sarete più intelligenti…! E per concludere cercate di tenervi sempre informati: divorate libri, riviste, giornali, opuscoli informativi, bugiardini medicinali. Tutto. L’importante è avere materiale su cui riflettere e ragionare. Da qui potrete maturare opinioni, confrontarvi su argomenti, elaborare un vostro pensiero su tutto ciò che vi circonda. Poi scendete alla bocciofila, o al bar sottocasa e aprite un bel dibattito con gli altri ubriaconi. Ne verrà fuori un fantastico simposio. Auguri.
 
E per concludere due parole due sulla Festa di San Valentino. Non starò qui ad ammannirvi con filippiche contro la deriva consumistica, contro la strumentalizzazione dell’amore, sul concetto che i sentimenti vanno dimostrati tutti i giorni e non solo il 14 febbraio, sulla superficialità di una ricorrenza degradata a puro evento folcloristico. No, non è mia intenzione essere così banale. Che ognuno faccia un po’ quel che gli pare. D’altra parte lo diceva anche Sant’Agostino: “Ama e fa ciò che vuoi”. Se proprio ci tenete a spendere capitali in fiori, ristoranti, regali e tutto il resto, liberi di farlo. Ecco, magari se mi è concesso un consiglio, scegliete un giorno diverso da San Valentino, una data che sia tutta vostra, che significhi qualcosa di particolare per voi. Se non altro sarete originali e non vi farete spennare come tacchinelle ripiene. Riallacciandoci invece ad un post precedente, vale a dire ai Rimedi d’amore, ci sentiamo di condividere con grande convinzione ciò che scrive Marcello Veneziani sulla prima de Il Giornale di oggi: “Consiglio l’uso di San Valentino a single, marpioni, trombeur e serial kisser. Stilate per stasera un listino bloccato di candidate fidanzate in ordine d’appeal e mandate loro - a scalare - fiori, regali e biglietti d’amore (in stock si risparmia). Statisticamente, almeno una su dieci, abbocca all’amo, vero sostantivo del verbo amare. Così strumentalizzate voi San Valentino capovolgendone il senso, a beneficio vostro e dell’economia e commercio”.
Diavolo d’un Veneziani, neanche Ovidio arrivava a tanto…!

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