E così, terminata questa lunga cavalcata vacanziera in bicicletta, eccoci di ritorno alla nostra vita quotidiana. Con tutto ciò che essa comporta. E non aggiungo altro. Non so voi, ma appena giunto a casa mi ha preso uno strano malessere, come uno stato di ansia da immobilità forzata. Certo fermarsi all’improvviso dopo tutto quel pedalare tra Marche e Abruzzo non è stato per niente facile: l’immagine che più si avvicina a questo particolare stato psicologico che mi si affaccia alla mente è quella di un esploratore trans-continentale a cui sia stata imposta d’urgenza una camicia di forza. Un urlo che squarcia la quiete…! Peraltro, associato allo stato psicologico destabilizzato dalla ritrovata sedentarietà, si è associata una febbriciattola fastidiosa, causata verosimilmente dall’aria condizionata presente sui treni regionali che ci riportavano a casa: non c’è niente da fare, su questi convoglio o si schiatta di caldo, o si rabbrividisce di freddo. Tertium non datur. E guai se qualcuno cerca di temperare l’uno o l’altro aprendo o chiudendo porte e finestrini: dal nulla appare il conduttore che, con sguardo di rimprovero e gesto plateale, chiude con la chiave tubolare ogni serratura possibile e immaginabile.
Passata la febbre, mi sono riaffacciato timidamente in strada, con l’intenzione di prendere una salutare boccata d’aria e riassaporare gli spazi aperti. Ho percorso poco più di un centinaio di metri e all’altezza dell’inguine ho avvertito un dolore fortissimo, come se le ganasce di due giganteschi molossi mi si fossero serrate addosso con tutta la loro forza. “Porcaccia miseriaccia vacca - ho imprecato sottovoce per non fare scenate tra la gente - , ma tu guarda che mi doveva capitare”. Si trattava dei famigerati doloretti post-esercizio fisico prolungato. Caratteristica di tali risentimenti: nessun sintomo durante l’attività, ma improvviso decadimento fisico-atletico, con associata tragica mialgia muscolo-tendinea, subito dopo qualche giorno di inattività. Mi sono fermato e, claudicando in maniera pietosa, ho fatto marcia indietro. Peccato però che un’amica, alla svolta dell’angolo di una strada, mi abbia intercettato: «Ma ciaoooo...! Allora, che mi racconti di bello?». La più insulsa e ricorrente delle domande che il genere umano abbia mai formulato. Mi verrebbe da dire: “Guarda, riparliamone tra un paio d’anni…! Sempre che riesca a superare la notte…”. Ma lei, entusiasta più che mai, e senza attendere la mia risposta: «Ho letto del vostro viaggio in bicicletta…! Racconta un po’ dai…». Ed io, che a malapena mi reggevo in piedi tra gli spasmi di dolore ho dovuto simulare anche grande entusiasmo: «Ah guarda…, un viaggio fantastico…!». D’altra parte come si fa a deludere cotanta aspettativa.
Ad ogni modo, c’è voluta una settimana buona di riposo per recuperare uno straccio di condizione fisica.
Le ferie comunque, a parte questi piccoli dettagli insignificanti, lasciano sempre qualcosa di buono, oltre ai ricordi. L’abbronzatura è pur vero che se ne va assai velocemente, lasciandoci più pallidi ed emaciati che mai, ma in compenso con noi rimane quella sana volontà di tenersi in forma e di volersi più bene, maturata durante le lunghe giornate di relax. In fondo durante le vacanze, oltre a tutto il resto, quello che cambia radicalmente è lo stile di vita. C’è più tempo per se stessi, si fa più attività fisica, c’è meno stress, ci si alimenta meglio. Tutti elementi che contribuiscono al nostro benessere psico-fisico. Ecco, se riuscissimo a mantenere questo standard per tutto l’anno, i guadagni in termini di salute sarebbero davvero notevoli. Ed anche in termini di longevità. A dircelo è una ricerca dell’Università della California di San Francisco, condotta insieme al Preventive Medicine Research Institute. Secondo gli studiosi modificare la propria dieta, ridurre lo stress e fare attività fisica leggera, può aiutare ad aumentare l’aspettativa di vita. Pare infatti che uno stile di vita sano riesca ad incidere sulla lunghezza dei telomeri, ovvero quella sorta di “cappucci” posti alle estremità dei cromosomi e che hanno la funzione di determinare l’invecchiamento cellulare. Più i telomeri sono lunghi, più si allontana il rischio di una grande varietà di malattie croniche. E da ciò ne discende tendenzialmente anche un aumento della durata della vita. Stando alle risultanze scientifiche sembra che i risultati migliori si riscontrino in presenza di una dieta a base di vegetali (ad alto contenuto di frutta, verdura e cereali non raffinati, e povera di grassi e carboidrati raffinati), di un moderato esercizio fisico (camminare trenta minuti al giorno, sei giorni alla settimana), e della riduzione dello stress (yoga dolce a base di stretching, respirazione e meditazione). Ovvero come essere in vacanza tutto l’anno. Che tutto sommato non mi sembra un sacrificio enorme…!
Fonte: http://www.huffingtonpost.com/2013/09/16/healthy-lifestyle-telomeres-lengthen_n_3916235.html
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