Prova


Non preoccuparti della pioggia, lasciala cadere” (Marco Brignoli, Rifugio Baroni al Brunone, Sentiero delle Orobie Orientali)

martedì 3 settembre 2013

Marche & Abruzzo Bike Tour - 930 km a spasso per il Centro Italia - Seconda parte

È tutto pronto: il cavallo di ferro è stato sellato e preparato a puntino; e le bisacce sono ben fissate sulla groppa. È la mattina del 10 agosto: si parte. Esco di casa intorno alle 08.30, destinazione stazione di Lodi. Una ventina di chilometri tanto per sgranchirsi le gambe: ne avranno di strada da fare nei prossimi giorni. È strana la sensazione che si prova partendo di casa in bicicletta, si avverte come un senso sfrenato di libertà. E di euforia. Il vento fresco che rimbalza sul viso riempie i polmoni e dà sensazioni di vertigine, come folate di vento d’alta quota. E ci si scopre leggeri, anche se le borse dietro pesano. Ma sono l’unico peso che grava sul cammino, e sono pur sempre nulla sapendo che lì dentro c’è tutto quello che servirà per i prossimo giorni. Il minimo indispensabile, e forse già troppo.
Sul treno incontro i compagni di viaggio. Alla fine Sara e Alessandra di Pescara hanno rinunciato per ragioni diverse, ma contemporaneamente abbiamo associato alla causa tre altri bei personaggi: Lorenzo, Dominique e Simona. Detta “Super-Simo” per la sua spiccata propensione allo sport, dall’arrampicata al surf, passando dallo sci-alpinismo alla canoa. Ci sono altri ciclo-viaggiatori sul treno. Un tipo sulla cinquantina va in Grecia, altri due ragazzi si accingono a percorrere la via classica dei due mari, la “Tirreno-Adriatico” (anche se con l’ordine partenza-arrivo invertito). Evocativi come viaggi, non c’è che dire, ma il nostro sarà migliore. A Piacenza si cambia: altro regionale, altra pilotina da scalare per alloggiare le nostre biciclette. A Modena sale Dominique. Con la sua nuova fiammante due ruote. C’è da regolare le misure del manubrio e del sellino e soprattutto bisogna dirgli di tirar via quelle borracce, con i relativi supporti, dal tubo orizzontale del telaio: messe così sono davvero inguardabile…! D’altra parte anch’egli s’è accorto che qualcosa non torna: «Sapete com’è, quando pedalo le ginocchia incocciano sempre sulle borracce». Oh guarda un po’…, non mi dire. Scusato solo perché è la sua prima volta che si cimenta con un viaggio in bicicletta…!
Si scende a Rimini. Aria umida e fresca di brezza marina, aria di vacanza dalla vita. Tempo di percorrere poche centinaia di metri e il cambio della bicicletta di Simona salta: cavo metallico spezzato. Imprecazioni della nostra contro il meccanico-ciclista che ha revisionato il mezzo poco prima di partire. Riparazione volante presso il noleggiatore del lungo-mare Regina Elena. Alexander, ragazzo russo di poche parole, ci dice che ci vorrà un po’ di tempo, minimo mezz’ora. Mezz’ora, possibile? E sì perché egli deve pur sempre dar la precedenza agli eventuali clienti che dovessero chiedergli delle biciclette. Ovvio. Nell’attesa attingo a piene mani dalla sua cassetta degli attrezzi per regolare l’altezza del manubrio e del sellino della bicicletta di Dominique. «Come la senti, ora? Pedali meglio?». «Decisamente: ora è veramente perfetta». Ah, ecco…! Terminate le messe a punto attendiamo l’arrivo di Alfio presso un bar-gelateria. Tra i tavolini s’aggira un tipo strano di mezza età, con i capelli lunghi, bianchi e spampanati. Ha la patta dei calzoni aperta, ma non si percepisce morbosità in questa stravaganza. È semplicemente che il tipo viaggia in un mondo a parte. Si avvicina a Simona e cerca un dialogo con lei. Un dialogo tutto a modo suo, s’intende. Ma lei, tutta presa a cercare una canottiera nel caos delle sue borse, neanche si accorge di quella strana presenza. E noi ce la ridiamo.
Arriva Alfio, pimpante e su di giri come al solito: la pattuglia è al completo. Si parte destinazione Gabicce Mare. Il lungomare di Cattolica è gremito di bagnanti e superato il porto canale, diventa quasi impossibile proseguire in bicicletta. Un giro per la cittadina balneare ci catapulta all’istante nell’atmosfera vacanziera, e prima di raggiungere l’albergo, si sceglie il ristorante per questa sera: vicino alla spiaggia e coi tavoli rigorosamente all’aperto.
Giunti in hotel una sgradita sorpresa: non c’è posto per le biciclette. E dire che Alessandra ha più volte insistito perché ci venisse garantito un luogo sicuro. La proprietaria dice assai leggiadramente di legarle in strada: orrore…! Una cliente suggerisce sottovoce di portarle su in camera, dove c’è un ampio balcone. Su per una rampa di scale e poi (per fortuna) ascensore. Sulle pareti il nostro passaggio a futura memoria. Dai balconi la vista ci ripaga dello sforzo: il mare azzurro da una parte, le prime avvisaglie d’Appennino dall’altra.
Si va in spiaggia. Ormai è pomeriggio inoltrato e con estrema nonchalance c’accaparriamo un paio di sdraio senza versare l’obolo. È giunto il momento del bagno. L’acqua non è bellissima, ma poco c’interessa: l’importante è che quest’avventura abbia inizio. Nel migliore dei modi. Ed infatti, uscendo dai flutti, incoccio il dito mignoli contro una roccetta per la coltura delle vongole: taglio con riversamento ematico…! Ci dev’essere una strana legge fisica per la quale il dito piccolo del piede, quello più delicato e indifeso, viene misteriosamente attratto dagli spigoli acuminati e dalle superfici dure e irregolari del creato, causando dolore e infinita tristezza. Ed io di tanto in tanto ne sono vittima. Per non dovermi sorbire la pietà e l’orrore del gruppo, nascondo l’accaduto sotto trenta centimetri buoni di sabbia, sperando di non aver bisogno di una trasfusione. Non c’è che dire: l’avventura è cominciata proprio bene.
Aperitivo in spiaggia (rigorosamente a base di spritz-aperol) nell’incedere del tramonto. Doccia e cena. Orrenda. Dominique e Simona prendono la pizza: immangiabile. Alfio e Lorenzo, pasta; Alessandra ed io, una grigliatina, con dentro, tra le altre “prelibatezze”, anche un bel pezzo di merluzzo che mi provocherà, essendo io allergico…, - ma come capire che trattavasi di merluzzo in quella congerie di sapori indefinibili… - un feroce rush cutaneo. Placato solo con un abbondante dose di antistaminico, sempre con me tra i medicinali da viaggio. Passeggiata dopo cena lungo il porto gremito di pescherecci e vongolare. Il pontile di Gabicce, che si protende nel mare, è meta di vacanzieri in cerca di pace, brezza marina e oscure profondità marine. Ma è pur sempre troppo affollato per noi in questa settimana di Ferragosto. Si torna indietro. Un’ultima birretta ai tavolini dell’hotel prima di ritirarci: da domani si fa sul serio.

Al mattino colazione, preparativi e partenza. Senza prima immortalare con alcuni scatti i momenti che precedono l’inizio della pedalata. Con una serie di tornanti si sale subito fin su a Gabicce Monte (144 m. slm). Fontana, foto, incontro con altri ciclo-viaggiatori che stanno cercando l’itinerario della Via Francigena (un po’ fuori mano…). Si prosegue lungo i saliscendi della panoramica che conduce a Pesaro. Brevi soste sui belvedere e a Fiorenzuola di Focara, grazioso borgo medievale arroccato sulla scogliera. Una lunga discesa ci conduce a Pesaro e da qui, senza entrare in centro, prendiamo la Statale 423 che porta verso l’entroterra. A Montecchio ci fermiamo a far compere presso un supermarket (frutta e biscotti Ringo) e poco più oltre sosta all’ombra degli alberi di un parchetto pubblico.
Prime considerazioni: le sensazioni sono buone e la panoramica è ancora tutta nei nostri occhi. Si guarda la mappa e si decide di abbandonare la statale trafficata per la Provinciale 34 che sale verso Colbordolo. Il caldo è implacabile e sulla prima rampa un matto di paese (capelli lunghi e scompigliati e abbigliamento balneare), ci da il benvenuto dalle sue parti. Le pendenze sono costanti e impegnative e si arriva su in paese esausti e disidratati.
La fontana della piazza è tremendamente esposta al sole (oltreché assediata da un nugolo di vespe) e dal rubinetto a pulsante zampilla acqua bollente. Con l’aiuto di Simona m’ingegno per legare una cordicella intorno al pulsante così che lo scorrere continuo faccia arrivare dell’acqua fresca.
Ci si rifocilla: barrette energetiche e sali minerali a gogò. Da Colbordolo (293 m.) si prosegue lungo la provinciale e, dopo una lunga salita si arriva a Urbino (485 m.). Sono circa le 16.30.
Lorenzo è rimasto indietro. Dominique, invece, è giunto ad una manciata di minuti dai primi. Ed è già una grande sorpresa considerato che è montato sulla bicicletta da meno di un mese. Vedremo come proseguirà la sua avventura [continua...].

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