Prova


Non preoccuparti della pioggia, lasciala cadere” (Marco Brignoli, Rifugio Baroni al Brunone, Sentiero delle Orobie Orientali)

venerdì 3 ottobre 2014

Chagall a Milano

Marc Chagall, La Mariee, 1950
A proposito di arte ieri - su richiesta di un’amica, io non ero molto interessato - sono sceso a Milano per la mostra di Chagall, che mi sento comunque di consigliare perché ricchissima di opere che abbracciano la sua creatività dal 1909 agli anni ‘80 (visse più di novant’anni). Particolare ghiotto: col biglietto Trenord “viaggia ovunque” si accede alla mostra con sole sei monete, audio guida inclusa.
Be’, anche stavolta (è la seconda), non posso dire di essermi entusiasmato. Sarà per la mia ignoranza, ma i suoi quadri - pur piacevolissimi e emozionanti - mi sembrano praticamente simili dai primi agli ultimi, con gli stessi soggetti simbolici (la capra, il gallo, l’ebreo errante etc…) a incorniciare una coppia di innamorati abbracciati o sospesi. E il tutto dipinto con un tratto che non esito a definire “infantile”, senza nessuna evoluzione (a differenza di Klimt) nel corso dei decenni. Cari colti amici (il Proff in primis), voi che ne pensate?
(Salvo)

Ma qui l’unico che può rispondere è il vate professor de Roma, chi meglio di lui conosce l’arte. Be’ forse il “Trucido” ci potrebbe deliziare con qualche sue perla, ma meglio non chiamarlo in causa… Da ignorante (perché ignoro) non conosco Chagall quindi potrebbe essere una buona occasione per fare un giro visto il costo accessibile. Ci farò un pensierino!
(Lorenzo)

Carissimi, devo rivelarvi un segreto: Chagall per me è stato un emerito sconosciuto fino a non molti anni fa, allorché, gustando a quattro palmento il bellissimo film “Notting Hill” (con la divina Julia Roberts e l’impacciato Hugh Grant), mi sono imbattuto in una scena in cui compare un quadro di Chagall. Ovvero una sposa con di fianco una capra che suona il violino. E Julia dice: «La felicità non è felicità, senza una capra che suona il violino». Ecco, questo è tutto ciò che so di Chagall. Per il resto, e lo dico con l’alea dell’ignoranza che sorvola la mia capoccia, devo essere sincero: l’arte per me si ferma con Raffaello. Ecco, al limite posso concedere qualcosa agli impressionisti: mi piace molto Renoire, ma anche Monet c’ha il suo perché… Proff, illuminaci.
(Yanez)

Attento, Salvo, leggi bene queste righe. La pittura di Chagall è molto complessa e difficile, come la maggior parte della pittura delle avanguardie del ‘900. La sua è una pittura di profondo significato sociologico e politico ed è anche e soprattutto una acuta e ironica critica ai regimi politici. Quello che tu dici non è del tutto infondato, c’è dell’infantilismo in Chagall, ma non è infantile il suo tratto, sarebbe più esatto dire che l’artista ricostruisce volutamente un ambiente favolistico caro al mondo dell’infanzia. Osservando infatti i suoi dipinti si evince chiaramente la volontà di rappresentare un’atmosfera da favola. Perché proprio la favola? Perché è proprio con le favole che si possono esprimere in maniera più chiara e diretta anche i concetti più difficili, che in tal modo diventano comprensibili anche ai bambini. Le favole esprimono la cultura, il costume del popolo, ma soprattutto esprimono una morale. Non dobbiamo dimenticare che Chagall è russo e le classi dirigenti della Russia (in particolare gli zar e la loro corte) hanno sempre deliberatamente e forzatamente considerato il popolo come una entità infantile per giustificare il loro potere paternalistico. Come se dicessero al popolo: “Siccome sei un bambino inesperto, incapace, confuso e bisognoso di una guida sicura, allora noi dobbiamo prenderti per mano e guidarti, per fare ciò dobbiamo detenere il potere necessario e tu popolo non devi opporti o fare i capricci, ma devi ubbidire e fare il bravo bambino!” Dunque Chagall ci dà la versione di un popolo succube e sottomesso alla volontà del potere, ma è pur vero che tramite la favola si può esprimere la creatività del popolo e anche il desiderio di ribellarsi alle angherie dei potenti. Ecco allora che la pittura di Chagall può essere vista anche come una forza popolare e rivoluzionaria. Non a caso Chagall partecipa alla rivoluzione socialista con un entusiasmo eccessivo. La sua pittura rende molto bene anche lo spirito gaio, gioviale e festoso che si viveva durante il periodo eroico della rivoluzione. Tutto, nei suoi dipinti, crea un mondo di giochi, appunto, un mondo di favole. Il suo interesse per il folclore russo ed ebraico indica invece la sua provenienza popolare e l’artista vuole introdurre i propri ricordi, i propri sentimenti, i misteri della propria anima ‘russa’ e i propri sogni nel vivo della cultura europea, in un periodo in cui splendeva di grande luce la pittura francese degli impressionisti. E se si nota bene, non è eccessivo parlare di sogni, infatti i suoi dipinti hanno pure un’aura surreale e onirica. Ci sarebbe molto altro da dire, ma mi sono stufato!
(Alessandro detto Er Proff)

E mej cojoni… Complimenti Alessa’, sei mejo de Sgarbi e Giulio Carlo Argan messi insieme!!!
(Yanez)

Troppo gentile, in realtà ho perso smalto, ero molto più preparato e fresco di studi molti anni fa, ora per scrivere due stronzate ci penso mezz’ora, me so’ arugginito…
(Alessandro detto Er Proff)

Grazie Ale, la tua risposta è molto istruttiva e interessante (non ne dubitavo) però resto ancora un po’ perplesso sulla “non evoluzione” delle sue opere… mi ha ricordato gli ultimi anni di Renoir, passati a dipingere sempre e solo le ninfee del suo stagno artificiale! Ma quel che più mi sta a cuore: a te Chagall piace?
(Salvo)

Diciamo che non mi piace molto dal punto di vista puramente estetico, mentre lo apprezzo molto nell’aspetto concettuale, però l’atmosfera di favola sognata è davvero fantastica!
(Alessandro detto Er Proff)

Molto ma molto bene. Vi ringrazio per la partecipazione e, come dice Lorenzo, se vi capita fateci un giro, è una esposizione davvero sontuosa!
(Salvo)

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