Prova


Non preoccuparti della pioggia, lasciala cadere” (Marco Brignoli, Rifugio Baroni al Brunone, Sentiero delle Orobie Orientali)

venerdì 9 novembre 2012

"Il Paradiso esiste, l’ho visto"

L’altro giorno mi sono imbattuto in un articolo di giornale che parlava del libro di tale Eben Alexander, un neurochirurgo di Harvard di chiara fama. L’autore nel 2008 viene ricoverato al Virginia Hospital per un attacco di meningite, e dopo brevissimo tempo entra in uno stato neuro-vegetativo. Stando ai referti medici, il suo cervello non segna alcuna attività, la corteccia cerebrale - il luogo deputato alle emozioni e al pensiero - è inerte, il suo organismo è privo di conoscenza e non da risposta agli stimoli.
Dopo una settimana di questo stato, Alexander improvvisamente si risveglia e comincia a raccontare di essere stato in un luogo “pieno di farfalle, in cui si udivano musica e canti”; un viaggio che descrive come “molto vivido e reale, in un universo coerente”. Il medico 58enne descrive questo posto come la cosa più prossima all’idea di Paradiso nella sua immagine più comune, quella di un “luogo pieno di nuvole”, in cui è stato ricevuto da una donna “bellissima, con gli occhi azzurri”, e ha percepito di essere “amato incondizionatamente” da un’entità spirituale. E questo essendo egli completamente privo di coscienza. Da ciò Alexander giunge a teorizzare l’esistenza di un’altra forma di coscienza, spirituale. Anche se ci tiene a sottolineare di non essere cattolico, né di credere alla vita eterna. Nel suo resoconto si narra di “nuvole rosa e creature angeliche che lasciano scie in cielo”; e ancora di “creature diverse da qualunque altra abbia mai visto su questo pianeta; più avanzate, forme più alte; e poi di canti corali che arrivano dall’alto, e che riempiono di gioia e stupore”. E così conclude: “Non c’è una spiegazione scientifica a quello che è successo: mentre i neuroni della corteccia erano inattivi a causa dell’infezione, qualcosa come una coscienza slegata dalla mente è arrivata in un altro universo. Una dimensione di cui mai avrei immaginato l’esistenza”. Ed inevitabilmente si finisce a parlare di NDE, ovvero esperienze pre-morte (Near Death Experience). E qui, se appassionati, ci si può sbizzarrire nella ricerca delle informazioni sia sul web che in libreria. Elementi comuni di queste esperienze? Solita antologia: tunnel di luce, presenza di figure familiari defunte, senso di pace, benessere etc…! Devo essere sincero, questo argomento mi ha sempre molto affascinato, anche se una mia amica sostiene che solo le menti malate possono appassionarsi a tali argomenti. E questo perché, pur essendo credente, sono estremamente curioso di sapere cosa c’è dietro il sipario. Com’è fatto l’aldilà. Ricordo che quando il professore di religione alle superiori diceva: “Ecco, ora parleremo di escatologia, delle ultime cose…” ero curiosissimo. Una curiosità che però restava sempre assai delusa, in quanto ciò che udivo non mi soddisfaceva per nulla. Era poca cosa, o le parole del docente non erano in grado di spiegare l’inspiegabile. E così negli anni mi sono fatto una discreta cultura da autodidatta. Su alcuni libri di Vittorio Messori, tra l’altro. Giornalista del Corriere della Sera, persona che - per chi lo conosce - non dà l’idea di essere un esaltato né uno spiritato. E cosa arriva a sostenere Messori in un passaggio cruciale del suo saggio “Perché credo”? Di aver parlato al telefono nientemeno che con suo zio morto. Il messaggio era: “Dì a tutti che io sto bene, che non si crucciassero per me, perché il luogo dove sono è un luogo di gioia”. Portentoso…! Finalmente una speranza - verrebbe da dire - in questi tempi bui. E così ieri ho discusso dell’argomento con Cristina. Ecco cosa ne è venuto fuori.

Cristina: «Il mondo è stronzo, ma proprio stronzo!».
Yanez: «Oddio, e ora che t’ho fatto?».
Cristina: «Tu nulla per ora…, ma tanto tu le hai sempre mature».
Yanez: «Che ti è successo?».
Cristina: «Se ti interessa ti giro tutta la corrispondenza così ti fai una padellata di mia quotidiana incazzatura».
Yanez: «O si, almeno riesco a capire. Sono sicuro di poter avere parole per aiutarti».
Cristina: «Ah… pure modesto!».
Yanez: «Siamo di buon umore oggi, vedo».
Cristina: «Più incazzata che mai…».
Yanez: «Mi dispiace. Ieri ho visto un film e volevo chiederti una cosa».
Cristina: «Ieri sera ero dal mio figlioccino a fare la brava madrina, perciò non ho visto nulla, ma dimmi».
Yanez: «Secondo te, quando non ci saremo più…, dove saremo?».
Cristina: «Uhhhh che figata! Credo nell’aldilà ciecamente».
Yanez: «Si, anch’io. Ma dove, come?».
Cristina: «Sarà un luogo intellettuale e spirituale bellissimo nel quale sono presenti tutte le persone che amiamo».
Yanez: «E l’inferno…, il purgatorio…?».
Cristina: «Mah dunque, credo che il purgatorio in realtà sia un passaggio sempre di natura intellettuale per potersi preparare a reggere la bellezza cosmica nella sua interezza, che altrimenti ci schiaccerebbe come formiche sotto lo stivale di un gigante. Una specie di doccia rigenerante prima di buttarsi sotto le coperte. Per quanto riguarda l’inferno, beh posso tranquillamente dire a gran voce che non esiste o esiste solo in parte…! Prova a seguire il mio ragionamento è contorto lo so… Dunque se il paradiso è il luogo dell’immensa e totale felicità, come si può essere felici se qualcuno che tu ami è nell’eterna dannazione? Non puoi essere perfettamente felice».
Yanez: «Beh sì, non fa una grinza…».
Cristina: «Quindi il tuo amore e il tuo affetto salva quella persona. E comunque tu, per quanto orrendo possa essere, per quante orribili cose possa aver fatto, avrai sempre una persona che ti ama a tal punto da non essere felice, perché sa che sei nella dannazione eterna. Quindi poiché la tua dannazione comprometterebbe la felicità totale, allora l’inferno non esiste».
Yanez: «Beh si, è un po’ contorto ma ha una sua logica. A me piace invece pensare che, al di là delle attrazioni gravitazionali per amore, esista un Amore totale e incondizionato del Creatore per le sue creature, e che ciò basta a salvare tutti. Un po’ come il tana libera tutti. Ma sicuramente ci dev’essere un inghippo da qualche parte…! Me lo sento».
Cristina: «Io credo che in effetti Lui sia come un padre anche capace di punire - uno di quei padri vecchio stampo con tanto di pene corporali ecc - in grado però di instillare in noi, fatti a sua immagine, la potenza dell’amore dell’altro».
Yanez: «Ma no…, ti sbagli…, ricordati quello che diceva Papa Luciani.
Cristina: «Te l’ho detto sono un po’ calvinista, lo vedo come un padre vecchio stampo con tanti figli, per cui lui ti punisce, ma ci sarà sempre un fratello disponibile ad aiutarti a e sostenerti. Un po’ come quando i miei genitori mettevano in punizione i miei fratelli e io passavo di nascosto cioccolata consolatoria o aiutavo l’evasione. In questo non dico che Lui non lo sappia, anzi lo fa apposta per consolidare la fratellanza, per creare coesione tra le sue creature. Così che diventino sempre più alte nell’imitazione del Suo amore perfetto. Mihh che profondità…, e poi mi chiedo che cosa sto a preoccuparmi dei cazzo di toponimi…».
Yanez: «Già…, sai che un paio d’anni fa sono andato a Nevers».
Cristina: «Che bello!».
Yanez: «Si, bello…».
Cristina: «E…?»
Yanez: «Sai cosa mi colpisce di più di tutta la storia di Lourdes?».
Cristina: «No…».
Yanez: «Che l’Immacolata Concezione ride…! Io credo che sia questa l’unica prova di cui abbiamo bisogno».
Cristina: «Come ride…?».
Yanez: «Si, il parroco dice a Bernadette: “Quando quella signora apparirà di nuovo, tu prendi l’aspersorio e bagnala… Se è una figura maligna scomparirà”. Bernadette lo fa e l’Immacolata Concezione ride… Bernadette riferisce che Lei ride… Capisci…? A che ci servono i miracoli dopo questa prova…?».
Cristina: «Che intendi dire?».
Yanez: «È difficile da spiegare, ma è l’esatto atteggiamento che avrebbe un qualunque essere umano. È reale. È viva…, commovente…».
Cristina: «È una mamma, che se la ride quando i figli sono così ingenui da non capire cose banali, così sciocche da far tenerezza. Sono d’accordo con te».
Yanez: «Non si arriva a Dio se non attraverso la Madonna. Ad ogni modo io penso che inferno e purgatorio… siano qui, con noi tutti i giorni della nostra esistenza. Chiamati a rendere conto giorno per giorno fin dall’inizio, dal momento della nostra nascita. Morendo abbiamo già la nostra redenzione».
Cristina: «Credo piuttosto che ogni giorno scontiamo i nostri piccoli gradi atti di ubris, contro Dio, contro gli altri e contro noi stessi. Che siamo noi a trasformare la nostra esistenza e quella degli altri in un inferno. Prendi quello che è successo a me in questi due giorni. Per umana reazione ho reso la giornata delle mie due “amiche” un inferno in terra».
Yanez: «Ma non capisci che fare del male ad altri…, è questo il nostro inferno…!».
Cristina: «Certo! È esattamente questo. Se noi imparassimo a strafottercene di queste menate il nostro vivere non sarebbe un inferno».
Yanez: «Ciao scappo, a dopo».
Cristina: «Ciao…».
Yanez: «E fai la brava…».
Cristina: «Oh ma insomma! Sono sempre brava. Anzi bravissima».
Yanez: «Si, lo so».
Cristina: «Ecco! E cerca di non strozzarti con gli spaghetti allo scoglio».
Yanez: «…».

1 commento:

  1. Secondo il mio modestissimo parere potrebbe essere che,quando non ci saremo piu',saremo nello stesso posto in cui eravamo prima di venire al mondo...
    Non e' molto confortante,credo...(Gilberto).

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