Borotalco, Italia 1982 |
Ma non si tratta solo di citare battute. Ci sono quelli che riportano proverbi, aforismi, detti: tutti perlopiù storpiati e privi di fonte. E quelli che citano frasi in latino, violentando la lingua di Cicerone in maniera agghiacciante. Certo citare un autore conosciuto fa molto chic, conferisce una certa statura culturale alla persona che la riporta, fa scena. Quanti tuttavia avranno mai letto una sola opera dell’autore citato? Su Facebook, per esempio è tutto un pullulare di citazioni estrapolate da chissà quale sito internet. E chissà con quale attendibilità. Ci sono autori - come Bukowski - che vengono saccheggiati senza pudore da persone che non hanno di loro alcuna conoscenza, che non hanno mai sfogliato un solo libro in vita loro. Eppure, ecco pronta una bella frase ad effetto, tanto per turlupinare qualche bel gonzo.
Il sondaggio peraltro ha rilevato che anche nel campo dell’arte contemporanea spopolano i millantatori: sono tutti diventati grandi intenditori, grandi fruitori di mostre e rassegne di autori spaventevoli e perlopiù sconosciuti. E se per caso ad un invito rispondi di non conoscere questo o quel pittore, ricevi delle occhiatacce feroci. Una volta, tanto per essere fuori dal coro ad un’amica che mi chiedeva se fossi andato con lei a vedere la mostra di Magritte, risposi: “Ma chi, il commissario?”. E lei: “Si, c’è anche il cane Rex”.
Vi sono inoltre quelli che in presenza di altre persone fingono di apprezzare la musica classica e che dileggiano quella pop; quelli che acquistano e portano a spasso come fosse un cagnetto da compagnia enormi tomi di pensatori autorevoli (ricordo che anni e anni fa se non andavi in giro con Il pendolo di Foucault sottobraccio eri considerato un mentecatto); quelli che a voce sostenuta disquisiscono di politica e alta finanza (salvo che si rendano conto di avere a che fare con qualcuno che se ne intende veramente); quelli che fingono di leggere Il Sole 24 Ore sui mezzi pubblici (mentre nelle pagine interne del quotidiano si nasconde La Gazzetta dello Sport); e ancora quelli che si spacciano per grandi intenditori di vini; quelli che portano occhiali finti da vista per avere un’aria più intellettuale; quelli che se la danno da gran signori, ma poi vanno a fare le ferie a Pinarella di Cervia (con il caffè nei thermos).
I ricercatori inglesi si dicono stupiti dai risultati del loro studio: una tale quantità di imbroglioni non se la sarebbero mai aspettata. A noi italiani invece, abituati al classico infermiere che in spiaggia si spaccia per dottore, questi dati ci lasciano quasi indifferenti. Di fronte ad un fenomeno simile non si riesce neanche a ridere: al massimo sorridere. Perché, come sosteneva Pirandello, questi casi umani possono essere umoristici, ma non comici: sorridiamo di fronte a queste tristi sceneggiate, ma allo stesso tempo commiseriamo le persone che si coprono così miseramente di ridicolo. E ne proviamo quasi tenerezza.
Ma essere se stessi, con tutti i pregi e difetti di qualsiasi altro essere umano, fa proprio così orrore?
Fonte: http://www.corriere.it/cronache/13_luglio_02/trucchi-seduzione-decalogo-intelligenti_d33a64b0-e306-11e2-a1f9-62e4ef08d60d.shtml
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