
Il primo prototipo di moderna cerniera lampo fu inventato dall’ingegner Gideon Sundback, americano di origine svedese, nel 1912, e deriva dal perfezionamento del lavoro svolto da Elias Howe, l’inventore della macchina per cucire. Il brevetto fu registrato nel 1917 e nel giro di due decenni la sorte dei bottoni fu segnata. La prima applicazione della cosiddetta zip avvenne sui vestiti per bambini, permettendo così ai più piccoli di ottenere l’indipendenza nell’atto di vestirsi. Coloro che però pensarono ad applicare l’invenzione ai pantaloni per uomini, furono gli stilisti francesi nel 1937. Quindi stiamo parlando di una diffusione di massa relativamente recente. Molti anni fa, quando mia zia Teresa appena ventenne si trasferì a Milano, si ritrovò come vicina di casa una famiglia di veneti, marito, moglie e due figli piccoli. Lui era un impiegato depresso, lei una casalinga altezzosa e scorbutica. Teresa era poco più che una ragazzina a quell’epoca, e proveniva da una città di provincia del Meridione: quella dirimpettaia settentrionale, apparentemente molto evoluta e disinibita, rappresentava per lei quasi un modello da imitare. E dunque, per ottenere la stima e l’amicizia di cotanta donna, mia zia spesso le dava un qualche assaggio delle prelibatezze da lei cucinate. Un giorno le diede un pezzo di sformato e la veneta, ringraziandola, le disse che l’avrebbero assaporato alla sera, lei e il suo caro maritino. La mattina dopo Teresa incontrò la vicina sul pianerottolo e le chiese come avessero trovato lo sformato. “Guarda Teresa, l’ho fatto volare nella pattumiera…” fu la risposta. Ma Teresa non se la prese più di tanto ed anzi terminò la breve conversazione dicendo: “Ma si, infondo non era un granché. So fare di meglio. Ora però scappo, devo andare in merceria per comprare una cerniera”. Al che la veneta la squadrò esterrefatta: “Ma Teresa, cos’è la cerniera?”. E lei: “Ma si, la cerniera dei pantaloni. S’è rotta e la cambio…”. E la veneta: “Ma si chiama lampo, Terera…!”. Se ancora alla fine degli anni ’60 non ci si metteva d’accordo sul nome da dare a questo aggeggio, vuol dire che il suo uso era forse ancora abbastanza marginale. D’altra parte i bottoni furono inventati nel medioevo, e fino ad oggi non hanno mai dato alcun problema alle pubenda maschili. La cerniera lampo invece è subdola e, quando meno te l’aspetti, è capace di darti dei grandi dispiaceri. Nei casi gravi, come abbiamo visto, si può dover ricorrere anche all’ospedale. In linea di massima si tratta di piccoli interventi, piccole medicazioni. Per fortuna. Ma se puta caso fosse necessario un’operazione più complessa, magari anche di chirurgia plastica, le nostre strutture sanitarie, sarebbero attrezzate? Me lo sono chiesto con una certa angoscia. Quando si entra in questi delicati ragionamenti, ci si fa coinvolgere purtroppo in maniera totale. E così ho fatto una ricerca e mi sono imbattuto nel recente studio dell’Aicpe, l’Associazione italiana di chirurgia plastica estetica. I dati della ricerca però riguardavano esclusivamente il ricorso alla chirurgia plastica intima femminile. Che tra l’altro dal 2011 al 2012 è cresciuta del 24 per cento (per la maggiore, pare che vadano gli interventi di labioplastica - ovvero per ridurre le piccole o anche le grandi labbra - ; la vaginoplastica - per restringere la vagina - e le iniezioni di acido ialuronico o grasso per ridare tono a grandi labbra che abbiano perso volume e turgore). Si, ma per gli uomini invece, esiste una chirurgia plastica intima? Certo che c’è ed è anche un settore in forte crescita. Un paio d’anni fa l’Isaps, Società Internazionale di chirurgia plastico-estetica, pubblicò i dati riguardanti gli interventi di “falloplastica” nel Mondo. L’Italia si era classificata al primo posto con quasi due mila operazioni. E non si tratta purtroppo di interventi resisi necessari a causa delle feroci cerniere lampo, quanto piuttosto la volontà di appagare l’insaziabile narcisismo maschile. Si, avete capito bene: si chiede l’intervento del chirurgo per poter sfoggiare un’attrezzatura del piacere degna del miglio attore hard. E oltretutto pare che non sia più la lunghezza il vero tormento degli uomini, ma il diametro, come conferma il professore Riccardo Vaccari, uno dei massimi esperti italiani in chirurgia andrologica: “Quasi tutti chiedono un intervento abbinato all’aumento della circonferenza”.
Stando alle ultime statistiche, pare che gli interventi di “falloplastica” seguano ormai ad un’incollatura quelli per il trapianto di capelli. E quanto costa un’operazione di questo genere? Dai tremila euro in su: a seconda di che tipo di aggeggio si voglia installare, naturalmente. Poi ci sono gli optional, i trattamenti specifici, gli “aiutini” farmacologici di rinforzo, ed il prezzo sale. Ecco, se l’argomento vi appassiona, potete chiedere un preventivo gratuito a Maurizio e Roberto Viel, due chirurghi di origine italiana che operano a Londra, in Harley Street. Viaggiano sulla media di 200 “falloplastiche” all’anno e pare che i clienti siano molto soddisfatti del risultato. Se poi la cifra vi sembra eccessiva, potete rivolgervi al mercato low cost nordafricano: pare che a Casablanca e Rabat, operino circa un centinaio di ottimi chirurghi plastici. Specificate bene però, e a più riprese, che tipo d’intervento desiderate. In questi casi è meglio non dare niente per scontato. Ricordate, perdere tutto è un attimo e tornare indietro è sempre una sconfitta.
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