Prova


Non preoccuparti della pioggia, lasciala cadere” (Marco Brignoli, Rifugio Baroni al Brunone, Sentiero delle Orobie Orientali)

mercoledì 12 dicembre 2012

Il lusso dell'igiene

Oggi, mercoledì 12 dicembre 2012, ricorre il 155esimo anniversario di una grande, straordinaria invenzione: la carta igienica. Joseph Gayetty, brillante uomo d’affari, nacque nel Massachusetts e nella sua vita si occupò un po’ di tutto. Nel 1857 presentò al pubblico e alla stampa quello che nei suoi propositi sarebbe stata l’invenzione più apprezzata del secolo: inscatolata a pacchi e a singoli fogli, avrebbe dovuto migliorare le condizioni igieniche e lenire problemi di emorroidi.
E già, perché nell’idea iniziale, i fogli erano impregnati d’essenza d’aloe e la carta era denominata non già igienica, ma “terapeutica”. Nata con grandi propositi di successo, l’invenzione fu un fiasco colossale. Le folle infatti rimasero pressoché indifferenti di fronte a tale novità, anche perché a quei tempi venivano usati vecchi fogli di giornale, pezze ed altri materiali per quel genere di bisogno, e non si vedeva il motivo di spendere altri quattrini per “faccende” che finivano, con rispetto parlando, nel cesso. Per arrivare al classico rotolo di carta igienica bisogna attendere ancora qualche decennio, vale a dire il 1879, allorché Walter Alcock perfeziona l’invenzione, introducendo il rotolo con fogli a strappo. Anche questa volta però il successo non arriva. Qualche anno dopo i fratelli Scott, di Filadelfia, acquistano il brevetto e creano la Scott Paper Company, l’odierna Scottex. Sopraggiungono quindi altre novità, come la carta bucherellata e il doppio strato, ma ci vorranno ancora molti anni prima che la carta igienica, da costosa e superflua stravaganza, diventi un oggetto di uso quotidiano. La produzione industriale a livello mondiale e il consumo di massa diventano infatti realtà solo ai primi del ‘900. Ma mentre negli Stati Uniti, già a partire dagli anni ’30, si può dire che ogni famiglia avesse in casa il suo bel rotolone, in Italia occorre attendere niente meno che il boom economico. Ecco il motivo per il quale, un po’ prosaicamente, si dice: “Eh già…, gli americano sono trent’anni avanti a noi…”. Nei racconti dei nostri genitori, infatti, prima generazione del secondo dopoguerra, di tanto in tanto ancora ritornano echi di quell’epoca lontana, anni in cui occorreva arrangiarsi con quel che c’era, vale a dire carta di giornale, canapa, pezze e stracci. Rigorosamente da riutilizzare. Il concetto dell’usa e getta è un’acquisizione relativamente recente. A casa di mio padre, ad esempio, vi fu uno zio che per un certo periodo andò spesso a far “visita” ai parenti, dato che la sua attività commerciale (bar-torrefazione) era momentaneamente priva di toilette. Al di là del piacere di avere un ospite gradito in casa, quando costui se ne andava lasciava sempre un bel regalo, vale a dire qualche tovagliolo uso alimentare in bagno: lo zio era un gran signore, e non poteva certo usare la ruvida e volgare cartaccia da giornale per le sue necessità. E così quando costui salutava e usciva, c’era sempre una corsa in bagno per accaparrarsi un po’ di quella preziosa e morbida carta. Nell’arco della storia umana, in luogo della carta igienica, sono stati usati i materiali più svariati: nella Roma antica per esempio si usavano delle spugne legate ad un bastone e imbevute di acqua salata; altre civiltà più arretrare usavano foglie di betulla, boli di fieno o lana erano in uso nelle zone rurali, pezzi di gomene sulle navi, gusci di cocco nelle zone equatoriali, neve e fango nell’estremo nord Europa, in India e Arabia acqua e mano sinistra (quella impura) per motivi igienici e religiosi. Alcune fonti raccontano che una sorta di carta igienica fosse già in uso in Cina durante la dinastia Sui nel 589. Ma pare che fosse di esclusivo appannaggio dei reali e dignitari di corte.
Certo al giorno d’oggi sarebbe un grosso problema se non avessimo la carta igienica: basta pensare a quante volte c’è capitato di sederci soddisfatti sul water e accorgerci all’improvviso che il rotolo è esaurito. Sono tragedie umane che non si augurano nemmeno al peggior nemico. Anche perché poi si scatenano delle lotte fratricide tra gli utilizzatori abituali del sanitario, alla ricerca rancorosa di colui che ha consumato l’ultimo strappo e non ha cambiato il rotolone. Nei nostri odierni supermercati vi sono immensi e fornitissimi reparti dedicati alla carta igienica, c’è da perderci una giornata intera nella ricerca di quella che fa per noi. Vi sono quelle bianche, candide e immacolate, ma anche quelle colorate; quelle più resistenti e un po’ grezzotte, e quelle ultramorbide e decorate; e poi ci sono quelle profumate, e ultimamente anche quelle con su fumetti, barzellette, squadre di calcio e volti di personaggi politici. Queste ultime pare che vadano tremendamente a ruba. E poi ci sono quelle inumidite (nell’eventualità ci si trovi a fare un “pacchetto” fuori casa), quelle emollienti e quelle antisettiche. Un vero lusso al cospetto dei nostri poveri disgraziatissimi antenati. E la pubblicità ha contribuito non poco al successo planetario di questo prodotto: c’è il tenero cagnetto che corre e ruzzola tra batuffoli di cotone e morbidi rotoloni rosa; c’è il Principe Azzurro, uno stitico da competizione, che butta nel fuoco il messaggio della bella damigella e si stringe appassionato al rotolo; il piccolo Mozart che scrive le sue opere sul mega-rotolone e la madre s’incazza perché la cena è pronta. Davvero dei pezzi d’antologia, intensi momenti di grande televisione.
Qualche anno fa, il compianto Gianfranco Funari, accettò di fare una telepromozione per la carta igienica di una famosa azienda. Nessun anchorman si era mai abbassato a tanto, ma egli era un animale da palcoscenico e non temeva certo le critiche dei maldicenti. E d’altra parte l’emittente locale, per la quale era finito a lavorare negli ultimi anni della sua vita, non poteva certo permettersi di rifiutare sdegnosamente inserzioni pubblicitarie non gradite. «Chi non la usa non sa che si perde» diceva malizioso davanti alle telecamere. Poi s’avvicinava ad un signore elegante del pubblico e gli sussurrava sottovoce: «Je serve? Beh, ne tenga un rotolo…, può sempre servì». E poi concludeva: «Io non vi dico che è migliore di altre, ma è ottima. E poi o la comprate o io vado a ca…». E si tappava platealmente la bocca con la mano. Perché in effetti, se l’azienda non realizzava i guadagni desiderati, smetteva di sponsorizzare il programma e la trasmissione chiudeva. Che artista, che straordinario istrione. Tanto fu il clamore per quella reclame che Corrado Guzzanti ne fece una parodia. In una finta intervista di Serena Dandini, camuffato appunto da Funari, disse: «Lo scollamento della politica è come la mia carta igienica…, se tu delicatamente separi i due veli…, non si riattaccano più. E se poi te vai a pulì con un velo solo…, te resta tutta la problematica sulla mano…».
Oggi tra l’altro la carta igienica è anche uno status simbol per persone danarose, desiderose di dimostrare la propria ricchezza. Un’azienda mantovana infatti propone la carta da toilette più costosa del pianeta: poco più di due euro a rotolo. E qual è l’originalità di questa carta? Un packaging accattivante, un comodo e raffinato barattolo di latta porta rotolo, morbidissima e poi anche particolarmente attraente grazie alle tinte accese. Tinte che vanno dal nero al rosso, dal verde al fucsia: tonalità che i nuovi ricchi potranno elegantemente abbinare alla propria sala da bagno. C’è da scommettere che quest’anno qualcuno incarterà un bel barattolone e lo piazzerà sotto l’albero di Natale. Certo ad avere una buona disponibilità economica lo si potrebbe abbinare ad un altro barattolo, quello che Piero Manzoni riempiva di “Merde d’Artiste”. Sarebbe sicuramente un regalo di gran classe.
Ma la carta igienica non ha solo scopi e finalità scatologici, come si potrebbe immaginare. Lo scrittore giapponese Koji Suzuki, ad esempio, ha deciso di stampare il suo immortale capolavoro, Drop (che tradotto sta per “lasciar cadere”…, il che è tutto dire…) su rotoli di carta igienica. Ogni rotolo è incartato singolarmente e porta l’immagine dello scrittore ripreso in una smorfia sofferente e angustiata. D’altra parte – come si sa – “scrivere” è pur sempre uno sforzo notevole ed impegnativo. Il “volume” è lungo circa trenta metri, ed il prezzo decisamente abbordabile: circa due euro. Senza considerare che qualora il genere non riscuota il gradimento del cliente, il prodotto può agevolmente essere riconvertito, senza ulteriori spese, verso scopi meno nobili. Certo qualcuno potrebbe porsi il problema di dove conservare il rotolo-libro: libreria o bagno? Ma queste in fondo sono quisquilie.
Ma diamo qualche dato: oggi, in Europa si vendono circa sei milioni di tonnellate di carta igienica (22 miliardi di rotoli) e ogni abitante ne consuma circa quindici chilogrammi all’anno, per un valore totale di oltre otto miliardi di euro: un quarto del consumo mondiale. Sull’intera superficie del pianeta il consumo globale è di circa venti milioni di tonnellate (84 miliardi di rotoli). Il che, tradotto in materia prima, ci dice che ogni anno servono una cinquantina di milioni di tonnellate di legname, corrispondenti a circa 400-500 milioni di alberi di medie dimensioni abbattuti ogni anno (Fonte CONAI).
Se Mr. Gayetty potesse vedere l’effetto che avuto la sua intuizione, sarebbe orgoglioso di se stesso.
Ad ogni modo queste sono cifre impressionanti, e che fanno riflette sulla portata che quest’invenzione ha avuto su tutto l’ecosistema. Da ora in poi, e per il bene della nostra amata Terra, prima di mandare qualcuno a cagare, pensiamoci bene.

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