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Saludecio |
E così venerdì scorso, dopo aver preparato la borsa, ho inforcato la bicicletta e mi sono avviato verso Lodi. Venti chilometri percorsi in poco meno di un’ora. La sensazione di libertà che si prova a cominciare un viaggio partendo da casa in bicicletta è indescrivibile. Puntualissimo è arrivato il treno regionale veloce proveniente da Milano e diretto a Bologna. A bordo, immersa in una folla di pendolari diretti a casa, ho trovato Alessandra. Accanto a lei un ragazzo, non appena mi ha visto arrivare si è alzato per cedermi il posto. Tra me e me ho pensato “ma tu guarda, non pensavo di essere ridotto a questo punto…”. In realtà si trattava di una premura di Alessandra: “Puoi sederti, ma a Lodi sale un mio amico e devi alzarti”. Ovviamente rifiuto il bel gesto cortese e resto in piedi. A Parma scendiamo e nel giro di mezz’ora giunge la coincidenza che ci condurrà a Rimini. Giusto il tempo di un prosecchino fresco bevuto al volo. Arriviamo a Rimini alle dieci di sera. Appena scesi dal treno veniamo investiti immediatamente da un venticello tiepido da serata estiva, un’aria carica di essenze marine che riempie di entusiasmo.
In pochi minuti siamo in albergo. Breve doccia e discesa veloce verso il cuore di Marina Centro alla ricerca di un posticino dove calmare i morsi della fame. Alessandra, che a pranzo ha mangiato solo una barretta energetica, mi dice: “Oh Lu, non stiamo lì a cercare il solito posticino tipico, caratteristico, ed economico …, il primo che capita…, se c’ispira entriamo…”. In effetti non è il caso di perdere troppo tempo. Ci fermiamo in una piadineria con i tavolini all’aperto e dopo breve consulto, ordiniamo una “piadizza” (pizza fatta con l’impasto della piadina). Niente male. Ci raggiunge Alfio, il nostro amico di Palmanova, visto l’ultima volta in occasione del suo compleanno: una festa memorabile, con oltre cento invitati. Si programma la tappa del giorno dopo: San Marino? Panoramica Gabicce - Pesaro? No. Si opta per le colline dell’entroterra. E così la mattina dopo, si parte. Seguiamo tutto il lungomare fino a Misano Adriatico e da qui puntiamo verso l’interno. Dopo Morciano la strada comincia a salire e a Saludecio già la vista spazia su un panorama azzurro che scolora tra cielo e mare. Fa caldo e il cielo è terso. A Mondaino Alfio ed io ci fermiamo ad attendere Alessandra. L’ultima volta che sono stato in questo grazioso borgo medievale dovetti attenderla più di mezz’ora. La sua è un’andatura lenta, ma inesorabile e nessuna meta per lei è irraggiungibile. Certo ci vuole il suo tempo, ma prima o poi arriva. E invece questa volta non c’è molto da attendere. Incredibilmente. In paese acquistiamo della frutta per pranzo e ci rimettiamo in cammino. Ancora qualche chilometro ed eccoci a Montegridolfo. Siamo all’estremo lembo della Romagna: le Marche sono a distanza di sguardo. Verso nord è tutto un lento degradare verso il mare; tutto intorno invece si spalanca un paesaggio fatto di colline verdeggianti, poggi riarsi e boschi di ulivo. Il paesino è cinto da mura difensive e vi si accede superando un ponte levatoio.
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Gradara |
Qui c’era in antichità un caposaldo conteso da Malatesta, Montefeltro, Borgia, Veneziani e Chiesa. Per le strade non c’è anima viva, e anche il ristorante in cui avevano pranzato con gran piacere anni fa è chiuso. La stagione estiva si fa attendere anche qui.
Dopo uno spuntino a base di banane, ciliegie e nocepesche, si riparte verso la costa. A Tavullia, dopo aver superato la villa di Valentino Rossi, decidiamo per una deviazione: Gradara. Nessuno di noi c’è mai stato in precedenza e l’eco dantesca è un richiamo troppo forte. La giornata peraltro è splendida e invita a osare. Ed infatti la salita verso la rocca è bella e impegnativa. Dalla sommità, e ai piedi della cinta muraria, ancora un panorama mozzafiato sulla striscia di costa che dal promontorio di Gabicce si allunga verso Rimini. Si ridiscende a tutta velocità verso il mare. A Gabicce ci concediamo un giretto turistico per le stradine della graziosa cittadina balneare. C’è gente in spiaggia e per la prima volta assaporiamo veramente il clima vacanziero. Nel primo pomeriggio siamo a Rimini: il contachilometri segna 92.4. All’ombra di un bar ci rilassiamo sorseggiando una bevanda ghiacciata. Sono in calo di zuccheri e così afferro al volo un cono gelato e lo divoro con una violenza inenarrabile. Alessandra e Alfio, pur invidiandomi profondamente, resistono perché sennò ci si rovina la cena…! Bah…
In albergo troviamo l’altra Alessandra, quella di Pescara. Sono due anni che non ci vediamo eppure è come esserci lasciati il giorno prima. Lasciate le biciclette, andiamo in spiaggia. Seduti ad un tavolino e con i piedi nella sabbia beviamo un caffè freddo e riannodiamo il discorso lasciato a metà con la nostra amica: l’ultima volta eravamo a Levanto, un ponte dei Ognisanti.
In serata ci raggiunge Sara, un’amica di Alfio. Passeggiando stancamente alla ricerca di un locale dove fare l’aperitivo ci imbattiamo nel
Grand Hotel di felliniana memoria. C’è una festa elegante nel giardino ed un buffet sontuoso dispensa prelibatezze di tutti i tipo. Siamo tentati di imbucarci alla maniera dei “vitelloni”. Poi però desistiamo: decenza e decoro prima di tutto.
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Rimini - Marina Centro |
E così aperitivo in un locale alla moda sul lungomare e a seguire cena a base di pesce. Non entusiasmante, purtroppo. La serata si conclude al Bounty, un pub con musica dal vivo, oltreché con due passi di danza jazz in una balera poco lontana. Il giorno dopo la seconda tappa. Recuperata presso un fetido noleggiatore la bicicletta per Alessandra da Pescara si percorre tutta la ciclabile del Marecchia. Il cielo è carico di nubi minacciose e l’idea iniziale di arrivare a San Marino sfuma. Saliamo a Verucchio, un altro splendido borgo medievale e dopo una breve pausa pranzo, giù verso Sant’Arcangelo di Romagna. Pioviggina. Breve visita alla città alta e sosta in un bar di Piazza Ganganelli in attesa che il tempo migliori. Si torna a Rimini seguendo il lungomare. Doccia, e spuntino. Nel tardo pomeriggio Alfio e Sara ripartono per Palmanova. Per chi resta una lunga passeggiata per accrescere l’appetito spezzato da una piadina traditrice.
Le strade di Marina Centro si spopolano dei vacanzieri del fine settimana e a noi resta addosso un pizzico di malinconia. Il mattino seguente la sveglia suona presto. Colazione veloce e via verso la stazione. Il saluto a Rimini coincide con quello per la nostra amica di Pescara. Ci rivedremo presto.
Due treni ci riconducono verso la grigia e fredda Pianura Padana. A Lodi saluto Alessandra e scendo. Altri venti chilometri di bici, l’ultima cavalcata, mi riconducono a casa.
Ecco, questo è la biciclettata di Rimini…!
A presto.
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