«Secondo te qual è il più bel libro d’amore mai scritto?».
«Be’ dipende dal tipo d’amore. Sicuramente quello amicale per me è L’amico ritrovato».
«Dai, piantala di scherzare…».
«Non scherzo…!».
«Ok, allora, ecco la top ten mondiale…!».
L’altro giorno mi sono imbattuto per caso in un sito internet che si occupa di libri e letteratura (www.libreriamo.it) e la mia attenzione è stata subito attratta da questa speciale classifica, ottenuta comparando le varie graduatorie presenti a livello internazionale su siti e blog che si occupano di lettura. In effetti c’è sempre un certo fascino in questo genere di sfide all’ultimo sangue, modello Ok Corral. Anche perché leggere una classifica di questo genere scatena subito il nostro spirito partigiano, il tifo da stadio per i nostri autori preferiti, lo sdegno per il piazzamento di altri a noi sgraditi. E solitamente non siamo mai d’accordo con il risultato di tali votazioni. Tipo l’elezione di Miss Italia. E di fatti ecco cosa risponde Cristina subito dopo aver letto la lista: «Che classifica banaluccia, non condivido neanche un po’…».
Certo la mia amica è molto esigente in fatto di libri, questo è pur vero, però è altrettanto vero che i gusti e le preferenze personali sono talmente vari ed eterogenei (per fortuna, direi…) che stilare una graduatoria potrebbe apparire esercizio ozioso. Ad ogni modo, bando alle ciance e andiamo a dare un’occhiata.
Al primo posto tra i libri d’amore più letti e amati di sempre svetta il classico dei classici, vale a dire Romeo e Giulietta. Come volevasi dimostrare. Sono trascorsi ormai oltre quattro secoli dalla prima rappresentazione del dramma shakespeariano, eppure ancora la storia dei due amanti di Verona travolge le generazioni. L’ho riletto qualche giorno fa, ed in effetti non lo ricordavo così bello e coinvolgente. Shakespeare è uno dei pochi autori che porta all’estremo ogni sentimento umano: dall’amore all’odio si assiste sempre all’apoteosi dell’intensità esistenziale. Come dovrebbe essere appunto la vita, e non invece questa pastetta insapore dei nostri giorni. Al secondo posto troviamo un altro classico: Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen. Devo ammettere di non aver letto questo libro. Il motivo è appunto un pregiudizio maschilista: mi risulta difficile leggere libri scritti da donne e solo raramente sono riuscito a vincere questa mia assurda ostinazione. E non è questo il caso, purtroppo. Al terzo posto si piazza Anna Karenina di Lev Tolstoj. Anche questo libro l’ho letto abbastanza recentemente e ne sono stato travolto d’entusiasmo. Perché sia arrivato così tardi a questa lettura è presto detto: tra i due giganti russi, Dostoevskij e Tolstoj, ho sempre preferito leggere il primo. Mi piace di più immergermi nelle piccole storie delle persone qualunque, degli umili, dei miseri, piuttosto che nelle grandi storie dei ricchi e dei potenti. Ad ogni modo Anna Karenina, nella mia personale classifica, è tra i pochissimi romanzi che abbia superato abbondantemente il “9”. Al quarto posto si colloca Via col vento di Margaret Mitchell, reso famoso dall’omonimo film del 1939 e interpretato da Clark Gable e Vivienne Leigh. La divina Rossella O’Hara. A metà classifica si piazza Cime tempestose di Emily Brontë. In sesta posizione troviamo Gabriel Garcia Marquez con L’amore ai tempi del colera. Un gradino sotto Jane Eyre di Charlotte Brontë. In fondo alla classifica tre capolavori assoluti della letteratura: Dottor Živago (Boris Pasternack), Notre Dame de Paris (Victor Hugo) e Lolita (Vladimir Nabokov). Živago lo lessi anni fa, durante l’innamoramento per la letteratura russa; Notre Dame nel corso di un’estate balneare. Ricordo la lunghezza mastodontica del tomo e la delusione profonda provata al termine dell’ultima pagina: cotanto sforzo (oltreché piacere…) per contristarmi con la morte dell’eroina del romanzo. Che nervoso…! Lolita non l’ho letto, ma fa parte di quella lista di libri da leggere in un prossimo futuro. D’altra parte quando uno ha assaporato, riga dopo riga, La bellezza russa, non può permettersi di trascurare Lolita.
E così siamo giunti al termine. Qualcosa da obiettare? Sì, naturalmente. Via col vento, ad esempio, non so se merita di figurare tra i migliori dieci libri d’amore. Nella mia classifica ideale, ad esempio, non farei mancare mai Le notti bianche di Dostoevskij, né Addio alle armi di Hemingway. Storie eterne, senza tempo, capaci di commuovere persino un cuore arido come il mio. E come dimenticare poi Tenera è la notte di Francis Scott Fitzgerald, I dolori del giovane Werther o Le Affinità elettive di Goethe, il Cirano di Bergerac di Rostand, i romanzi cortesi di Chrétien de Troyes. E ci fermiamo qui perché l’elenco è lungo. Tutte opere abbastanza datate, come si vede. E che volete farci, la letteratura dei nostri giorni proprio non riesco ad amarla. D’altra parte è dai tempi di Kafka che non si legge più nulla di grandioso.
Quando sento poi certi titoli e certi autori, e con essi la moda di correre dietro all’eco mediatica fondata sul nulla, mi viene una gran rabbia. L’altro giorno ascoltavo alcune colleghe discutere del “capolavoro” di E. L. James, Cinquanta sfumature di grigio. Un elogio degno forse solo del “Tanto gentile e tanto onesta pare”. Non ho resistito e mi sono fatto, per una volta, i fatti degli altri: «Scusate, ma voi L’amante di Lady Chatterley l’avete letto?».
Risposta all’unisono: «L’amante di chi…?».
Fonte: http://www.libreriamo.it/a/4186/da-romeo-e-giulietta-a-via-col-vento-la-top-ten-dei-libri-damore-piu-belli-di-sempre.aspx
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