Naviglio Grande presso Gaggiano |
Sarà una bella pedalata, rilassante e per nulla impegnativa dato che si svolge su terreno pianeggiante. Attraverseremo il cuore della campagna lombarda e ripercorreremo quei canali che per secoli hanno collegato il nord e il sud della Lombardia a Milano (il Naviglio Grande consentiva i traffici di merci e persone tra il Lago Maggiore e Sant’Eustorgio già a partire dal 1211). Il Duomo, tanto per fare un esempio, fu costruito con il marmo trasportato sul Ticino prima, e sul Naviglio Grande dopo. E ogni carico recava una scritta a sigillo, “AUF”, ovvero ad usum fabbricae (cioè destinato ad essere utilizzato nella fabbrica del Duomo). E non pagava dazio: ecco perché oggi usiamo l’espressione “a ufo” per intendere a sbafo.
Da qualche tempo si dibatte sull’opportunità o meno di riaprire le cerchie dei navigli milanesi. È un dibattito che appassiona e fa discutere: da una parte i nostalgici di quel passato romantico sperano che un giorno tale progetto possa trovare compimento e che dunque la città torni ad essere un luogo dove l’acqua abbia un’importanza primaria; dall’altra i più pragmatici considerano la riapertura dei navigli solo una grande sciocchezza, dato che ormai il progresso e la moderna viabilità su gomma hanno reso del tutto inattuabile e anacronistico un tessuto urbano incentrato sulle vie d’acqua.
Come che sia, più guardo le foto antiche e più mi scopro a rimpiangere quell’epoca antica: Milano prima del Fascismo poteva ancora contare su una realtà a misura d’uomo, su un’urbanistica ancora sostanzialmente medievale, e in cui i molti corsi d’acqua conferivano bellezza, senso di quiete, tranquillità e fascinose atmosfere da belle epoque. Sappiamo tutti com’è andata a finire, purtroppo. Qualche giorno fa è stata siglata la Convenzione tra il Comune di Milano e il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani (Datsu) del Politecnico per lo studio di fattibilità della riapertura dei Navigli (Martesana, Cerchia interna, Naviglio di via Vallone, Conca di Viarenna, Darsena). Entro la fine dell’anno lo studio dovrebbe essere presentato alla cittadinanza. Le attività di ricerca dello studio saranno sviluppate secondo alcune linee tematiche: fattibilità architettonico/urbanistica con studio del tracciato e del suo funzionamento; fattibilità viabilistica e trasportistica con studi progettuali innovativi; fattibilità geologica, idrogeologica e idraulica; fattibilità economica con valutazione costi/benefici. Vedremo come andrà a finire: speriamo solo che non sia l’ennesimo episodio di sperpero inutile di denaro pubblico. Tipo il Ponte sullo stretto di Messina. Si stima che con una spesa di 120-150 milioni di euro si possa già arrivare alla riapertura del tratto del Naviglio Martesana che oggi s’infossa sotto via Melchiorre Gioia. Da qui l’acqua raggiungerebbe la Conca dei Navigli e la Darsena: otto chilometri per collegare i tre Navigli già esistenti, ovvero la Martesana che riceve le acque dell’Adda nei pressi di Trezzo; il Naviglio Grande che nasce a Somma Lombardo, derivando acqua dal Ticino; e il Naviglio Pavese che raggiunge Pavia. In totale un reticolo di centocinquanta chilometri di canali navigabili. Un sogno…!
In attesa di buone nuove, tutti in sella.
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