Prova


Non preoccuparti della pioggia, lasciala cadere” (Marco Brignoli, Rifugio Baroni al Brunone, Sentiero delle Orobie Orientali)

giovedì 18 aprile 2013

Le nuove sciuscià

In questi giorni, presso una prestigiosa università milanese, si sta svolgendo una manifestazione sul risparmio, una fiera dedicata al mondo della finanza e degli investimenti speculativi. Ebbene, una delle banche presenti all’iniziativa ha calamitato l’attenzione degli operatori per una trovata a dir poco geniale: presso il proprio stand ha sistemato un piccolo palchetto, due eleganti poltroncine di broccato bianco e, udite udite, ben due splendide ragazze in pantaloni di pelle nera e tacchi a spillo. E cosa fanno queste signorine, oltre ad accogliere i potenziali clienti interessati ai prodotti offerti dalla suddetta banca? È presto detto: armate di guanti, stracci, spazzole e pomate varie, offrono gratuitamente ai signori uomini una veloce lustratina alle loro eleganti calzature. Fantastico, non trovate? Una foto della simpatica trovata è stata messa sul web e in pochi attimi sono piovuti decine di aggraziati commenti: “Il salone del risparmio… dei neuroni”; “Trovo che sia una cosa indegna”; “Quel che non si fa per tirar su un po’ di soldi”; “Umiliante, propongo il boicottaggio della banca”; “Ma no: è lo stand del sadomaso alla fiera Erotica 2013…”; “Anche decenza e rispetto vengono risparmiati?”; “Sarebbe davvero bello sapere chi concepisce idee così originali e di così spiccato buon gusto”; “Siamo in una situazione talmente drammatica che pur di racimolare quattro soldi si accantona la dignità”. E via discorrendo.
In effetti vedere delle donne ridotte in queste condizioni mette addosso davvero una grande tristezza: decenni di battaglie per l’emancipazione femminile, leggi per la parità tra i sessi, lotte per la dignità, l’onore e il riconoscimento dell’importanza del ruolo delle donne nella società, buttati alle ortiche (per non dire di peggio). Siamo d’accordo che ogni lavoro, purché onesto, è legittimo, ma a tutto c’è un limite. Lustrare le scarpe a qualcuno è uno tra i gesti più umilianti che esistano al mondo, oggi come cinquant’anni fa e a qualsiasi latitudine. Non per nulla gli sciuscià erano ragazzini, non già adulti, provenienti tra l’altro dalle classi sociali più misere. Che tale attività oggi sia eseguita da donne - vestite peraltro in maniera spesso provocante - e che i clienti siano uomini, sa di affronto, di disprezzo, di umiliazione. L’indignazione per quest’immagine è stata unanime, e i commenti l’hanno dimostrato. Eppure questa non è affatto una novità: già una quindicina d’anni fa un’importante azienda produttrice di spazzole e spugne per scarpe aveva pensato di disseminare la fiera di Milano di ragazze, rigorosamente in minigonna e tacchi alti, pronte a lustrare le calzature dei visitatori presenti nei padiglioni. Quel giorno ricordo che lavoravo appunto in fiera e venne a trovarmi mio padre. Ebbene anch’egli s’imbatté in una di queste ragazze e senza che quasi se ne accorgesse, costei era già inginocchiata ai suoi piedi per lustrargli le scarpe. Lui si ritrasse quasi scandalizzato, la fece rialzare scuotendo il capo e, prendendole una mano, gliela sfiorò baciandola. E questa: “Ma signore…, questo è il mio lavoro”. Non aggiunse parola: avrebbe sommato umiliazione a umiliazione. Oggi la figura della donna in campo pubblicitario e commerciale ha raggiunto dei livelli miserabili. Il siparietto delle lustrascarpe dell’altro giorno non è che la punta dell’iceberg di un sistema marcio nel midollo, capace di elevare (o meglio abbassare) il corpo femminile a puro trastullo per appetiti pruriginosi. Non c’è reclame, giornale, sito internet o cartellone pubblicitario che non propini belle ragazze esposte come quarti di bue in macelleria. Oltretutto tali affissioni sono spesso causa di spaventosi incidenti sulle strade urbane e soprattutto extraurbane, dovuti alla distrazione degli automobilisti, ipnotizzati dalle curve prosperose delle modelle ritratte. Tra l’altro come si fa a non capire che il continuo proporre nudità, non fa che assuefare anche l’occhio più depravato? Possibile che i pubblicitari non capiscano che l’erotismo viaggia da sempre sul filo del “vedo-non vedo”, e che il piacere della scoperta e dell’immaginazione vale infinitamente di più del senza veli?
Ma tornando a quella triste immagine, qualcuno sostiene che, considerata la crisi economica di questi tempi, occorre adeguarsi e accettare ciò che passa il convento. Già, siamo d’accordo. Ma la crisi quindici anni fa era di là da venire, eppure la donna era fin da allora, e ancor prima, utilizzata per pubblicità assai poco dignitose. E quindi, come la mettiamo? Anche le donne in questo caso hanno le loro buone colpe: certo è molto più attraente guadagnare molti soldi andandosene in giro ben vestite e accompagnate da commenti salaci e sguardi maliziosi, piuttosto che fare le pulizie in un ufficio o assistere una persona anziana non autosufficiente per quattro centesimi. Non si tratta dunque di accettare ciò che passa il convento: qui siamo di fronte ad una crisi che non ha nulla a che fare con l’economia. Questa è una crisi di valori: questo nostro meraviglioso mondo occidentale, il migliore possibile si dice, non ha più un grammo di dignità, non ha più decoro. Non esiste più rispetto per la donna, ma nemmeno per l’uomo. L’antico onore, che un tempo avrebbe considerato osceno farsi pulire le scarpe da una donna, ha lasciato campo al cattivo gusto, all’abiezione morale, all’insensibilità verso il prossimo. Non siamo più una società, ma solo un insieme di individui che vivono sfruttandosi gli uni con gli altri, in una sorta di prostituzione collettiva finalizzata ad un unico, grande scopo: il dio denaro. A questo siamo ridotti. Che il Cielo ci assista.

1 commento:

  1. Buonasera,
    sono un consulente finanziario che era presente al salone del risparmio.
    Non sono d'accordo con questo articolo, proprio perchè ogni lavoro è degno di rispetto, a partire da quelli considerti più umili.
    IL vero scandalo in italia è la mancanza di lavoro, o, peggio ancora, la mancanza di voglia di lavorare !

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