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“Non preoccuparti della pioggia, lasciala cadere” (Marco Brignoli, Rifugio Baroni al Brunone, Sentiero delle Orobie Orientali)
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martedì 10 aprile 2012
Triangolo Lariano: da Brunate a Bellagio
Partiti di buon mattino (come si suol dire) abbiamo raggiunto Como da direzioni diverse: Lorenzo dalla ridente Usmate, Salvo da Morbegno, Alessandra dalla frontaliera Menaggio ed io dall'operosa Treviglio. Piovigginava appena ho aperto la finestra e fortissima è stata la tentazione di scrivere all'Ale: "Oh Ale, sto male..., ho la febbre. Mi dispiace". Poi però ha prevalso lo spirito di corpo. Ad ogni modo, ben equipaggiati ci siamo preparati all'impresa. Nell'attesa che Lorenzo ci raggiungesse sosta caffè presso un bar sul lungolago. Il nostro amico arriva fradicio, ma felice. Cerca disperatamente una copia della Gazzetta dello Sport nel locale, ma purtroppo vi trova solo orrendi giornalacci locali. Poco prima di levarci dai tavolivi dal cielo decidono di graziarci e chiudono i rubinetti. Funicolare fin su a Brunate (700 mt.) e via. Paesaggio immerso nella bruma caliginosa del mattino, sguardo chiuso da biancore e fitto d'alberi. Un tale incontrato sul sentiero ci parla di inflorescenze (narcisi in particolari) e non ci lascia andar via. Bisogna abbatterlo a roncolate per ripartire. Pranzo veloce sferzati dal vento e in breve siamo al Rifugio Riella, abbarbicato su una splendida terrazza che guarda verso il lago. Un secondo dopo si scatena la tempesta, con tanto di grandine. Il rifugio non è molto affollato..., anzi a dirla tutta siamo gli unici clienti. E fa un freddo becco. Ci inciuchiamo per bene di vino forte accompagnato da salame nostrano. Per ingannare l'attesa partitone a scopone scientifico di altissimo livello. Prevaliamo Salvo ed io grazie ad una strategia attenta e pronta a colpire l'ingenuità degli avversari: "Prendi su il sette bello Lore..., guardalo là com'è bel pronto da essere tirato su". Lore abbocca e noi ci facciamo una "napola" quasi completa. A cena brasato e cinghiale, con l'immancabile polenta concia. L'Ale si sorbisce anche la zuppa di farro, ma dall'espressione che fa non sembra molto soddisfatta. Al mattino, dopo un'abbondante colazione (l'Ale si fa portare anche una gustosissima fetta di torta alle mele cotogne) si parte intorno alle nove. Fuori è tutto ghiacciato dato che la temperatura è scesa abbondantemente sottozero durante la notte. Il cielo è finalmente sereno e lo sguardo spazzia sui due rami del lago di Como, sulle Grigne, il Legnone e il Monte Rosa. Alla Colma di Sormano recuperiamo Robertino. Si sale ancora lungo la dorsale del Monte San Primo (1.686 metri). Un cartello dice che ad un'ora di cammino ci sono le sorgenti del fiume Lambro. Sarebbe bello vedere quassù che aspetto ha quell'acqua che, giunta in pianura, diventa la più infame della terra. Proposito per l'anno prossimo: vedere tutte le sorgenti dei fiumi di Lombardia...! Senza le ampolle druide però..., siamo seri. Nel primo pomeriggio lunga discesa pietrosa verso la punta del triangolo lariano. Bellagio ci accoglie con la sua confusione vacanziera.... e non è una bella sensazione per chi viene giù dalla quiete dei monti. Al termine di questi due giorni di intenso e duro cammino abbiamo percorso quasi trent'otto chilometri, raggiungendo l'altitudine di quasi 1.800 mt. Il cammino effettivo è stato di undici ore, a passo regolare, nè troppo lento nè troppo veloce. C'è soddisfazione, anche perché la bellezza che ci circonda, nonostante la confusione, ci riempie di meraviglia. Traghettiamo su Varenna. Le acque del lago sono agitate, sembra di essere in mezzo al mare. Rapido aperitivo (il treno tra breve arriverà) e poi ognuno per la sua strada, senza prima aver programmato le prossime avventure: vale a dire la consueta "biciclettata di metà primavera" a Rimini (date più probabili 8-9-10 giugno) e le ferie d'agosto. E' in fase di studio un viaggio in bici da Firenze a Gaeta. A breve maggiori dettagli. Namastè.
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