Prova


Non preoccuparti della pioggia, lasciala cadere” (Marco Brignoli, Rifugio Baroni al Brunone, Sentiero delle Orobie Orientali)

martedì 18 settembre 2012

Il Cammino Franco-Provenzale

Tornato dal mare, appena il tempo di mettere tutto in lavatrice e si riparte. Mi attende un lungo trekking da Aosta alla Val di Susa in Piemonte. Con me ci sono Lorenzo e Simona, oltre ad un gruppo di squinternati superallenati guidati da Maurizio Barbagallo, detto Mouritio. Sono tappe faticose, lunghissime e con dislivelli assai impegnativi. Si parte da quota relativamente basse (1.000 - 1.400 mt.), si valica a quote prossime ai 3.000 e si ridiscende in valle. Alla sera siamo stremati. Si dorme in località assai rinomate, come Pialpetta…! A Usseglio, il terzultimo giorno di trekking siamo accolti nel museo etnografico dove l’associazione “Chambra d’Oc”, ci illustra gli usi, i costumi e la storia delle valli franco-provenzali, dove ancora si parla il “patois”. Insieme all’affascinante Teresa c’è anche Luisa, una poetessa dialettale che ci recita alcune poesie da lei composte.
Non ci si capisce quasi nulla della lingua, ma quel poco che si intuisce ci commuove quasi fino alle lacrime, tanto e tale è lo struggimento per il tempo andato e per il modo di vivere dei vecchi quasi completamente perso. Il giorno successivo con un autobus privato raggiungiamo il sentiero e da qui, seguendo un tracciato lungo e a tratti molto panoramico ed esposto, conquistiamo il rifugio Ca’ d’Asti (2.800 mt.). Trattasi di uno dei luoghi più spartani che abbia mai visto. Non c’è acqua, se non quella raccolta dalle cisterne dell’acqua piovana. La mattina successiva, mentre il termometro segna tre gradi, ci incamminiamo verso la vetta del Rocciamelone. In circa un’ora e mezza siamo sulla sommità, al cospetto di uno spettacolo indescrivibile.
Davanti a noi, da quota 3.538 mt. si squaderna uno spettacolo incredibile: tutta la catena alpina si lascia ammirare nel cielo terso: il Monviso, il Monte Rosa, il Monte Bianco fanno da corona a questa vetta, regalando sensazioni inebrianti. Il gestore del rifugio Ca’ d’Asti è salito con noi in vetta e ha preparato un grosso pentolone con del tè fumigante. E’ un bel gesto ed è apprezzato da tutti. Anche perché quassù fa decisamente freddo, nonostante il sole. Prima di ripartire le doverose foto. Quelle che poi serviranno per vantarsi a casa con parenti e amici.
Sulla via del ritorno adottiamo un tedescone di mezza età che sta compiendo la Gta (Grande Traversata Alpina) in solitaria. Il giorno prima è caduto lungo il sentiero rischiando di sfracellarsi sulle rocce sottostanti. Gli offriamo di scendere a valle con noi. Egli accetta volentieri. A Susa ci saluta. Il nostro viaggio volge al termine. Col treno raggiungiamo Torino e da qui ognuno segue la propria via di casa.

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