Camping Il Gabbiano (Golasecca) |
A sera niente bici: a Enrico dolgono le protuberanze ischiatiche, ovvero il culo…! Per cui per raggiungere Sesto Calende ci dilettiamo in una lunga passeggiata rilassante in riva al lago. Cena sulla piazzetta, vista lago nel lento incedere del crepuscolo; quattro passi da perfetti turisti e al rientro è già tardi: tutti a nanna.
La notte nel bungalow trascorre tranquilla: perfino Enrico (soprannominato per contrappasso “Il Silenzioso”) ci fa la grazia di non russare. La mattinata è fresca e con le biciclette torniamo a Sesto Calende per colazione. Poi, senza fretta, raggiungiamo il campeggio, ritiriamo i bagagli, saldiamo il conto e partiamo.
Il primo tratto di strada è lo stesso percorso il giorno prima, ma a ritroso, vale a dire fino alla diga del Panperduto. Da qui l’idea sarebbe di prendere la ciclabile del Canale Villoresi e percorrerla fin dove è possibile. Le informazioni che abbiamo però sono vaghe e discordanti. Proviamo a cercare la via, ma non ci sono indicazioni. Fermiamo a quel punto un ciclista e chiediamo lumi. Ma anche questi non ne sa molto: l’unica cosa che sa dirci per certo è che dobbiamo intercettare il Villoresi a Castano Primo, vale a dire un bel pezzo in giù, quando il canale ha già deviato verso est. Non avendo alternativa gli diamo retta e, seguendo il Canale Industriale, raggiungiamo la deviazione. Una volta giunti in città, ci affidiamo nuovamente allo straordinario senso dell’orientamento di Enrico, e in un battibaleno troviamo il Villoresi.
Diga del Panperduto - Canale Villoresi |
Superiamo Buscate, Arconate, Busto Garolfo; entriamo quindi nel Parco del Roccolo, nel quale si alternano campi coltivati e boschi di querce e robinie. Il fondo stradale ora è stretto e in terra battuta, e si pedala quasi costantemente all’ombra. Il che è un gran piacere dato che il caldo è molto intenso.
È ormai ora di pranzo e sono già scolati via una cinquantina di chilometri. Lo stomaco reclama la sua parte. Abbandoniamo dunque la ciclabile ed usciamo a Villastanza di Parabiago. E quasi per caso, c’imbattiamo in uno splendido “ristorante - specialità pesce”. Ci sediamo sotto un pergolato fresco e ombreggiato e ordiniamo di tutto di più: paccheri allo scoglio, grigliata mista, strozzaprete tonno e olive, polpo in umido…! Il tutto ben innaffiato da birra e panaché a volontà.
Dopo una mangiata luculliana di questa portata è dura riprendere a pedalare: dobbiamo tuttavia tornare a casa, in una maniera o nell’altra…! E così riprendiamo la ciclabile. Pochi chilometri e siamo a Nerviano; ancora più in là c’è Lainate. Uno sguardo buttato per caso sulla destra, ed ecco apparire come in un sogno la splendida facciata di Villa (Visconti Borromeo Arese) Litta. La magia della bicicletta è anche questa. Se avessimo tempo ci sarebbe da dare un’occhiata approfondita a questo meraviglioso esempio di architettura rinascimentale lombarda (i giardini all’inglese e il ninfeo pare che siano straordinari). Purtroppo però l’orologio corre. Così come corrono Lorenzo, Cristina ed Enrico che hanno lasciato Giovanna e me indietro. Raggiungiamo quindi Arese, e a seguire siamo a Garbagnate Milanese. Giovanna e Cristina si fermano qui. O meglio prendono il passante ferroviario e tornano verso casa. D’altra parte per loro non ha senso proseguire per poi tornare indietro. Le accompagniamo alla stazione e, una volta accertato che non v’è pericolo alcuno, riprendiamo il cammino.
Canale Villoresi presso Garbagnate M. |
Continuando incontriamo Senago, con la sua stupenda Villa Visconti; e a seguire Varedo, con l’altrettanto meravigliosa Villa Bagatti Valsecchi, cui fa da proscenio un ampio e lunghissimo viale alberato. Evidentemente un tempo questi erano posti di villeggiatura, luoghi salubri, immersi nella tranquillità della campagna. La stessa cosa non la si può dire oggi: basta infatti abbandonare l’oasi che si allunga intorno al Villoresi per rendersi conto che siamo in uno dei contesti più urbanizzati e industrializzati della Lombardia. E quindi del Mondo.
Proseguendo lungo la nostra strada, incontriamo Nova Milanese e finalmente troviamo un punto di ristoro per placare la nostra tremenda arsura: un gazebo tirato su da ex-alpini per reperire fondi a favore dell’ANA (Associazione Nazionale Alpini). Enrico si tira giù l’ennesima birra.
Canale Villoresi presso Monza |
Ciao, alla prossima.
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