In questi giorni i Listoniani che hanno deciso di prendere parte al Tour Marche-Abruzzo in bicicletta si stanno dando un gran da fare: controllo itinerari, lunghezza delle tappe, altimetrie, luoghi da visitare, orari dei treni (per raggiungere il punto di partenza) e dei traghetti (per le isole Tremiti). Un lavoro da eseguire con grande accuratezza, senza lasciare nulla al caso. D’accordo che l’avventura è il sale della vita (e del viaggio…), ma quando si parte in autosufficienza, vale a dire dovendo contare esclusivamente sulle proprie forze, meglio essere prudenti. Anche perché, pur essendo amanti del pedale, non siamo professionisti da Giro d’Italia, e piantarsi a metà strada perché si è sottostimato un percorso, non è affatto una prospettiva gradevole. Certo affidarsi ad un operatore del settore sarebbe stato più comodo e meno complicato dal punto di vista organizzativo. Questo è indubbio. Ma a parte il fatto che appoggiarsi ad una realtà simile ha un certo costo (che alle volte arriva addirittura al 50 per cento dell’intera vacanza), quello che a noi piace è creare dal nulla il viaggio, immaginarlo, inventarcelo guardando una mappa. Alfio e Alessandra, ad esempio sono degli esperti del settore: l’anno scorso hanno attraversato la Sardegna in lungo e in largo, da Olbia ad Alghero, e poi ancora su in Gallura. 800 chilometri in perfetta autonomia (con le borse al seguito), infischiandosene del caldo agostano. E l’anno prima, partendo da Assisi, hanno viaggiato attraverso Umbria e Toscana, arrivando fino a Cecina, sul Mar Tirreno.
Certo l’impegno per realizzare un viaggio simile è notevole. Le prenotazioni dei posti dove fermarsi, ad esempio, comportano lunghe e complicate ricerche: i luoghi devono essere belli, ma non troppo costosi (dati i nostri budget); devono essere lungo il percorso stabilito, o al massimo distanti solo pochi chilometri; ci dev’essere poi un posto sicuro dove lasciare i nostri cavalli di ferro. Ed altro ancora. E così, fino a che non partiremo con il primo colpo di pedale, ci accompagnerà sempre una certa qual tensione nervosa, una smania incontrollabile di cominciare il viaggio (“Oh Lu, non vedo l’ora di partire…”), il dubbio di trovarci di fronte a qualche imprevisto. Ma infondo, va bene così: sapete che noia sarebbe aver già tra le mani il classico programmino da villaggio vacanza organizzato. No, no… meglio l’avventura.
Ma tutto ciò è nulla se confrontato con le ansie e le angosce che attanagliano l’italiano medio in procinto di andarsene in ferie. Lo rivela una ricerca condotta dall’Osservatorio Italiani e benessere emozionale di HRD Training Group. Stando ai dati raccolti (12 focus group effettuati in luoghi diversi di tutto il territorio nazionale, su un campione di uomini e donne rappresentativo del target, di età compresa tra i 24 e i 55 anni), le ragioni di ansia più diffuse sono prevalentemente legate ai furti in appartamento (51 per cento degli intervistati). In effetti tornare e trovare la casa svaligiata non è affatto piacevole. Nel mio vicinato, ad esempio, ci sono alcuni soggetti che per evitare brutte sorprese negli anni hanno messo a punto delle strategie “fenomenali”: uno ha pensato bene di lasciare tutte le luci di casa accese, infischiandosene del costo energetico (una mazzata inenarrabile…); un altro ha deciso di tenere acceso lo stereo, con musica afro-cubana a tutto volume (stereo che poi io stesso ho reso innocuo, staccandogli il contatore generale della corrente elettrica…); un altro ancora ha ipotizzato che offrendo un contentino ai topi d’appartamento, questi avrebbero lasciato intonsa l’abitazione: “Su questo tavolo ci sono cinquanta euro, gli unici denari presenti in casa. È inutile che cercate: perdereste solo tempo. Cordialità”. Altri invece, pur avendo installato potentissimi antifurti, hanno scavato buche nei giardini privati e vi hanno sotterrato tesori e contanti. Regolarmente portati alla luce dai cani di compagnia lasciati a guardia di casa e accuditi da altri vicini volenterosi.
Altra angoscia che attanaglia i vacanzieri è quella della spesa: il 44 per cento del campione ha dichiarato di non riuscire a godersi la vacanza per via delle preoccupazioni economiche. E come dar loro torto con questa fottuta crisi. Certo se poi si guarda alle vacanze solo come a un costo, allora meglio starsene a casa. Viceversa se si ragiona in termini di benessere, relax e tempo di recupero di energie psico-fisiche, anche questa spesa acquisisce una luce diversa.
Nella classifica delle ansie da vacanza segue poi lo stress da viaggio: il 32 per cento degli intervistati dichiara di soffrire mal d’auto, mal di mare o paura di volare. Ecco, lo vedete: se si convertissero tutti alla bicicletta, niente più sofferenza…! (se non altro psichica).
Ci sono poi coloro che soffrono di claustrofobia o agorafobia (11 per cento). In vacanza, dicono gli esperti, si perdono le certezze del nostro habitat abituale e dunque queste angosce tendono a manifestarsi in maniera più accentuata.
Un altro 5 per cento del campione ha dichiarato di provare un forte fastidio nel contatto fisico. Soprattutto con degli sconosciuti (misofobia). Queste persone tra l’altro sono angosciate dall’idea di trovarsi in luoghi poco puliti, paventano la possibilità di contrarre qualche malattia parassitaria, di ingurgitare cibi avariati. Per costoro sarebbe, a mio avviso, assai utile una settimana a spasso per sentieri e rifugi della Corsica settentrionale: una cura da cavallo che o guarisce o ammazza. Vivere nell’incertezza non conviene a nessuno.
E per concludere l’ultima categoria, ovvero quella di coloro che non fanno il bagno in mare (o che si immergono solo in parte) perché ossessionati dall’igiene. Sono pochi (solo il 2 per cento) per fortuna, ma fanno tanta tristezza.
A sorpresa non rientra in classifica uno degli appuntamenti più ansiogeni di tutto l’universo viaggio: la preparazione del bagaglio. Sarà, ma quando devo cimentarmi con questa pratica entro sempre in profonda agitazione: “Metto questo, metto quello…, si ma poi pesa troppo…, devo ricordarmi di tagliare il manico dello spazzolino da denti così alleggerisco lo zaino di quei buon dieci grammi…”. Per almeno un paio di giorni è sempre la stessa storia…! Poi parto e regolarmente ho dimenticato qualcosa. Certo non arrivo ai livelli di Simona che nel beauty case una volta ci trovò solo una mezza matita per gli occhi e un pettine, ma poco ci manca.
Come affrontare dunque tutte queste angosce? “Il segreto per rilassarsi - suggeriscono ancora una volta gli esperti - è evitare di darsi troppe regole e norme troppo rigide: molto meglio affrontare con il sorriso i piccoli imprevisti della vacanza”. Ecco, la prossima volta che vi smarriscono il bagaglio all’aeroporto di Bangkok , fate un bel sorriso e infischiatevene. Vi prenderanno per matti, ma ne guadagnerete in salute.
Fonte: http://www.oggisalute.it/2013/07/stress-vacanza/
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