Come ogni anno, con l’arrivo dell’estate, si pone il problema di come presentarsi in ufficio, di cosa indossare per non soffrire troppo il caldo, senza per questo rinunciare alla decenza. Nelle aziende dove vi sono precise disposizioni circa il comportamento da seguire e il tipo di abbigliamento consentito e consigliato, nulla questio. In altre realtà, invece, dove tutto ciò è assente, la faccenda viene demandata al buon gusto e all’intelligenza dei singoli lavoratori. Certo l’istinto suggerirebbe, soprattutto nelle giornate torride, un look stile balneare, con ampie zone del corpo scoperte, questo è ovvio. Ma, va da se, ciò non è possibile, a meno che non si abbia un impiego da bagnini presso qualche amena spiaggia romagnola. Che poi, per dirla tutta, ormai negli uffici ci sono dei condizionatori d’aria così potenti, che altro che abbigliamento da spiaggia: in alcuni casi serve il cappotto. Come nel caso del mio amico Lorenzo: quando il capoufficio decise di posizionare gli split per l’aria condizionata, pensò bene di piazzargliene uno a mezzo metro dalla sua schiena. E se poco poco egli suggeriva, non già di spegnerlo (il che era troppo, ovviamente), ma semplicemente di ridurne la potenza, veniva assalito dagli altri colleghi più lontani che gradivano la frescura. E così dovette ingegnarsi (essendo ingegnere…) con una specie di ala mobile in plastica dura per deviare il getto l’aria verso altra direzione. Ma a parte questi casi limite, già con i primi caldi se ne vedono di tutti i colori: bermuda raccapriccianti da uomino, con tanto di esposizione tricologica, ciabattoni e sandalacci, camicie hawaiane, canottiere minimal, shorts, cappellini a fiori e chi più ne ha (di coraggio…) più ne metta. Sul sito americano della Aol Jobs, un paio di giorni fa è stato pubblicato il decalogo di tutto ciò che non va assolutamente indossato in ufficio nel periodo estivo. Andiamo a dare un’occhiata.
Tanto per cominciare in ufficio non si va con le infradito. Si d’accordo, sono comode, fresche, fanno tanto vacanza, ma a lavoro no. In effetti in un luogo in cui sarebbe meglio mantenere un certo tono di professionalità, questo genere di calzature proprio non si addicono. A parte il fatto che sono veramente brutte da vedere, sanno tanto di sciatteria in un contesto simile. Altro capo d’abbigliamento da evitare assolutamente sono le magliette vacanziere, quelle acquistate nelle località balneari con scritte e slogan vari. Inguardabili a Rimini, figuriamoci davanti all’amministratore delegato. E ancora, meglio tenere per altre occasioni capi d’abbigliamento che mettono in mostra marchi di prestigiose e costosissime maison. In tempo di crisi meglio evitare inutili e spesso volgari ostentazioni. Vietato l’accesso, come abbiamo già visto, anche ai pantaloncini da uomo: già è tanto che non venga richiesta la giacca e la cravatta, vediamo di non allargarci troppo. A quelli della Aol Jobs poi non piacciono proprio i capelli bagnati. Sostengono che dia l’impressione di una persona poco accorta, appena scesa dal letto e che non ha idea di come portare a termine la giornata. Dunque meglio uscire di casa completamente asciutti, anche perché se in ufficio avete un condizionatore tipo quello di Lorenzo, siete fregati: dolore cervicale assicurato. Al sesto posto del decalogo compare la regola niente pancia scoperta. Sexy da morire, non ci piove (salvo sporgenze e rotondità varie…), ma poco consona tra computer e scrivanie. Senza considerare che con quell’aria fredda presente negli uffici di cui sopra, altro che cervicale…! A seguire troviamo le spalline del reggiseno in bella vista. Ba’, più mi addentro in questo campo e più mi convinco che questo elenco sia stato redatto da una donna…! Ad ogni modo la spallina scoperta, e dunque non solo la spallina…, è davvero troppo: chi ha più testa di mettersi a lavorare davanti ad uno spettacolo simile. E ancora: niente schiena nuda. Idem, come sopra. Da evitare assolutamente anche pantaloni e altri capi d’abbigliamento strappati, sdruciti o tagliati. Tendenzialmente quando entro in un negozio preferisco che, in cambio dei miei quattrini (tutti buoni e sani), mi diano qualcosa di integro, eppure molti dicono che questa moda stracciona faccia tanto “ribelle”. E chi lo sa come si ragiona di questi tempi...? Ad ogni modo in ufficio vige (o dovrebbe vigere) disciplina e ordine: dunque banditi i ribelli. E per concludere, nella top ten di ciò che non va mai indossato in un ufficio, ecco la perla: le scarpe a forma di piede. Lanciate sul mercato non molto tempo fa, sono calzature che aderiscono perfettamente al piede, compresa la divisione tra le dita. Per essere brutte sono brutte, per carità, ma a sentire gli esperti pare che aiutino ad assumere un’andatura naturale, riducano il rischio di infortuni nella corsa e migliorino equilibrio e agilità. Già, ma dentro un fottutissimo ufficio a che diavolo servono? Dunque eliminate anche quelle.
Cosa ci rimane? Jeans, polo e snakers per gli uomini; camicetta, gonna al ginocchio e sandali per le donne. Basta poco, che ci vuole: quante storie…!
Fonte: http://jobs.aol.com/articles/2013/06/28/new-fashion-mistakes-office/#!slide=5066048
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