La figura del pompiere, o per meglio dire del Vigile del Fuoco, è da sempre simbolo di eroismo, di senso del dovere, di dedizione e sacrificio a favore del prossimo. C’è una considerazione legata ai tragici avvenimenti dell’11 settembre (2001) che più di ogni altra esprime questo sentimento tutt’altro che retorico: “Quando tutti scappano, noi arriviamo”. Ed infondo è esattamente ciò che accade nella realtà: mentre tutti coloro che sono coinvolti in un incendio, in un crollo o in un incidente scappano, fuggono lontano dal pericolo, cercano di mettersi in salvo con il minor danno possibile, i Vigili del Fuoco accorrono. A rischio della propria vita. Non ricordo chi pronunciò questa frase, ma sicuramente si trattava di un vigile del NYFD (New York Fire Department). In quella tragica giornata, in cui il Mondo cambiò all’improvviso, furono 341 i pompieri rimasti sotto le macerie delle Torri Gemelle.
La cinematografia mondiale, peraltro, da sempre ha esaltato a giusta ragione il coraggio di questi uomini, e decine sono i film che hanno raccontato le vicende dell’eterna lotta tra fuoco e pompieri. Da bambino vidi un film in televisione che mi rimase impresso e che contribuì non poco ad accrescere e strutturare la mia stima per questi angeli in tuta ignifuga: L’inferno di cristallo. Un grattacielo prende fuoco, e tra mille orrori, i vigili del Corpo di San Francisco, coordinati dal Capitano Mike O’Halloran (Steve McQueen) si lanciano nei soccorsi. È una battaglia impari e disperata, nella quale si contano moltissime vittime. Anche tra i soccorritori. Nella scena finale del film, i due protagonisti, il progettista del grattacielo e il Comandante dei Vigili, guardando i resti fumanti dell’edificio finalmente spento, si trovano per un ultimo momento insieme a ragionare amaramente sull’accaduto.
«Non lo so, forse dovrebbero lasciarlo lì com’è - dice l’architetto Doug Roberts - : un altare a tutte le pagliacciate del mondo».
«Siamo stati fortunati - risponde O’Halloran - i morti sono meno di 200. Un giorno o l’altro ne moriranno 10 mila in una di queste trappole infernali. E io continuerò a mangiare fumo e a tirare fuori corpi. Finché non domanderanno a noi come farli».
«Va bene, glielo domando io».
«Sa dove trovarmi. Addio architetto».
È l’apoteosi della stupidità umana da un lato (quella della speculazione sulla sicurezza e sulla vita stessa degli uomini), e del coraggio e dell’altruismo dall’altro (anche a rischio della propria incolumità).
Per fortuna, tuttavia, i pompieri non sono sempre chiamati a spegnere grattacieli, né a tirar fuori cadaveri abbrustoliti dalle macerie. Più e più volte si ascoltano storie banali, o addirittura al limite del ridicolo riguardo agli interventi dei pompieri. Si va dall’allagamento in casa perché si è rotto il tubo della lavatrice, al classico gattino finito in cima ad un albero e incapace di scendere. “Ci chiamano per ogni cosa…” - dicono spesso i vigili. Ed in effetti è così, anche perché nell’immaginario collettivo non c’è nulla che i pompieri non riescano a risolvere. Anche se a volte basterebbe chiamare un idraulico o un fabbro e non una squadra con tanto di autobotte.
L’altra sera, ad esempio, a Dervio, sull’alto lago di Como, sono dovute intervenire ben due unità dei Vigili del Fuoco, munite di autoscala, per recuperare un raro esemplare di Ara Ararauna, ovvero un pappagallaccio dalle penne gialle e blu. Pare che l’evento abbia attirato centinaia di persone curiose sul luogo. E non una che abbia portato con se una carabina di precisione, aggiungo, per tirar giù il pennuto. Ad ogni modo, dicono le cronache, intorno alle 20.30 il volatile è stato restituito sano e salvo al proprietario. Tra gli applausi della folla, pare.
Ma questo, che pure è tanto, è nulla al confronto di ciò che stiamo per raccontarvi. Ieri il quotidiano britannico Times, ha pubblicato un articolo dal titolo francamente imbarazzante: “London fire crews blame erotic fiction for rising calls”. Ovvero i pompieri londinesi sempre più alle prese con “incidenti” causati (o ispirati) dalla narrativa erotica. Osservando le statistiche degli interventi ci si è accorti infatti che le richieste d’aiuto legate a situazioni particolari, come appunto i giochi erotici, sono in vertiginosa salita. Negli ultimi tre anni, afferma Dave Brown, uno degli ufficiali in comando alla London Fire Brigade, almeno 79 sono stati i casi di questo genere: “Non so se è per via dell’effetto 50 sfumature di grigio, ma il numero di incidenti legato a manette o oggetti simili, è in aumento”. Ma non finisce qui. E sì perché, al di là del numero banale e tutto sommato circoscritto di incidenti come appunto quello che può essere lo smarrimento delle chiavi delle manette, sono ben altri i numeri che fanno pensare. Sempre nel triennio ben 1.300 sono stati gli incidenti nei quali chi chiedeva aiuto era rimasto intrappolato a causa di oggetti di uso domestico usati in maniera impropria. E nonostante non ci siano descrizioni dei particolari, possiamo appena immaginare tutta l’infinita sequela di bottiglie, scatolette, barattoli di carne in scatola, accessori e ortaggi vari usati per l’abbisogna. Negli anni anche i giornali italiani ne hanno raccontate di belle. Tra le righe del report tuttavia, qualche nota di colore si scopre qua e là: nove casi di uomini che chiedevano aiuto perché il loro pene era rimasto intrappolato dentro anelli di metallo; o un altro caso di un uomo con il pene incastrato dentro il tubo di un aspirapolvere; o un altro ancora bloccato in un tostapane. “A volte - afferma laconicamente Brown - basterebbe un po’ di buon senso”. Se mai ce ne può essere ancore nella testa di un soggetto ridotto a questo stadio.
Ecco a cosa si riduce l’eroismo dei pompieri in alcuni casi.
La notizia mi ha fatto venire il mente un vecchio sketch di Maurizio Milani, ai tempi in cui andava in giro per Milano a vantarsi di essere il latrinaio più famoso d’Italia:
Nell’ultimo cesso c’è un rapito. Si perché solo con l’offerta dell’urina non ce la faccio. D’altra parte le spese ci sono. È tre mesi che ce l’ho in mano. Martedì mi ha messo il pene tra gli elementi del termosifone. È lì tutto il giorno…, qualcosa deve fare…! Mi è andato su di volume… e non riusciva più a tirarlo fuori. Allora mi sono commosso, e l’ho mutilato…! A secco. Lui è rimasto un po’ deluso. Poi alla fine ha capito, e mi ha ringraziato. Adesso la parte ce l’ho io di là. Se c’è da discutere per il riscatto con i parenti, si spedisce quella. È inutile operare ancora sto uomo…!.
Se anche i pompieri si commuovessero e dunque procedessero alla mutilazione, la piaga sono certo che sarebbe definitivamente sradicata.
Fonte: http://www.timeslive.co.za/lifestyle/2013/07/29/london-fire-crews-blame-erotic-fiction-for-rising-calls
Guarda anche: http://www.youtube.com/watch?v=ThnLE8tD30U
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