Prova


Non preoccuparti della pioggia, lasciala cadere” (Marco Brignoli, Rifugio Baroni al Brunone, Sentiero delle Orobie Orientali)

mercoledì 17 ottobre 2012

Il capo ci sorride? Dimostra che siamo insignificanti

Qualche tempo fa parlavo con un amico che lavorava per un'azienda del settore manufatturiero. Faceva l'operaio e si occupava di stampaggio. Sul luogo di lavoro c'era una rigida separazione, quasi un'apartheid, tra ceto impiegatizio e operaio, che arrivava non solo a dividere fisicamente gli spazi operativi e ricreativi, ma finanche la zona parcheggio. Gli impiegati mettevano l'auto sotto le tettoie riparate, gli operai nello spiazzo all'aperto.
E guai se per caso uno di quest'ultima categoria si azzardava, anche per sbaglio, a parcheggiare tra le auto degli impiegati, rischiava una multa salata - oltrechè una cazziata mostruosa - da decurtarsi sulla busta paga. Quando ad esempio un'impiegata era costretta, per forza maggiore, a fare una comunicazione verbale ad un operaio, entrava nel capannone con la stessa prudenze di un agente segreto del Mossad nel cuore del souk di Teheran. Neanche si trattasse della gabbia dei leoni. A dire il vero, in quell'ambiente-fornace non si poteva dire che ci fossero proprio dei gigli di campo, questo è vero. La comparsa di una donna, anche se di bruttezza rara, scatenava feroci istinti beluini, rincorse di sguardi lascivi e concupiscenti, mezze frasi di rara oscenità, e in qualche caso anche ululati raccapriccianti. Ed infatti la disgraziata incaricata della comunicazione prima di entrare nell'arena, allacciava tutti i bottoni possibili, si "insciarpava" anche al mese d'agosto, e teneva costantemente lo sguardo basso. Ciò non dimeno ogni volta era un putiferio. Un giorno questo mio amico s'invaghi di una di queste sventurate - che chiameremo per comodità Romina - , ma non sapeva come fare per conquistarla. Chiese consiglio ad un collega anziano, che aveva fama di gran tombeur de femme e questi gli disse molto opportunamente: "Scrivile un bel bigliettino e lascialo nella cassetta della posta interna". E così fece. La trovata non sortì effetto. Scrisse un nuovo bigliettino, e poi ancora uno. Niente di niente. Un bel giorno Romina transitò a passo svelto per l'officina ed egli non si fece sfuggire l'occasione. "Perché non rispondi ai miei bigliettini? Eh, forza..., dire...". Romina lo guardò terrorizzata e poi gli rispose: "Ma tu lo sai che io sono fidanzata?". "Questo lo so" rispose lui con occhio innervato da paranoico. "E sai anche che tra due settimane mi sposo?". "So anche questo - rispose d'impulso - e con questo?". "Va beh - concluse Romina scrollando le spalle - , allora amici come prima...". E se ne andò senza salutare. "Amici come prima? - disse ll mio amico risentito - Ma che cazzo dice: non siamo mai stati amici". Dopo un paio di giorni giunse un sovrintendente da fuori. Si chiamava Oldani e tutti lo chiamavano "Signor Oldani" con molta referenza. Vestiva in giacca e cravatta e camminava come se lievitasse sull'aria. Quando si trovava in officina c'era un silenzio di vetro e tutti gli operai erano assai intimoriti.
E se Romina doveva riferirgli qualcosa si recava da lui, senza guardare in faccia nessuno, cominciando a sorridergli la lontano: "Buongiorno signor Oldani...". Per gli operai nemmeno uno sguardo. Oldani era stato chiamato per rendere più efficiente il lavoro d'azienda e non lesinava incontri con le maestranze. Quando un operaio con rispetto quasi ossequioso desiderava dirgli qualcosa riguardo al lavoro, Oldani lo fissava con sguardo serafico, sorridente, come se stesse ascoltando un tenerissimo bimbo di scuola materna. E se la cosa all'inizio poteva apparire gradevole, alla lunga quell'atteggiamento eccessivamente magnanimo e benedicente, si tramutò in fastidio: pareva di assistere all'incontro dell'uomo bianco con il "buon selvaggio". E così in officina cominciò a serpeggiare il malumore. L'unico che rimase senza un'apparente opinione fu il mio vecchio amico. O meglio, un'idea se l'era fatta eccome, e ne parlò con il solito collega esperto. "Sai com'è, ogni volta che Oldani entra in officina..., mi guarda fisso". E questi senza pensarci gli rispose: "Prova a scrivere un bigliettino anche a lui...". L'altro giorno su La Stampa ho letto un articolo che riprendeva uno studio presentato al New Orleans Neuroscience 2012, il meeting annuale della Society for Neuroscience. Da tale ricerca emergerebbe che il sorriso dei "potenti", viene sfoderato soltanto in presenza delle più “insignificanti” persone normali, i sottoposti e così via. E così, riflettendo su questo argomento, mi è venuto in mente che i sagaci operai dell'officina erano giunti a tale conclusione molto prima di questo esimio Dottor Evan Carr, autore dell'importante studio. Viva l'ignoranza...! leggi l’articolo

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