Prova


Non preoccuparti della pioggia, lasciala cadere” (Marco Brignoli, Rifugio Baroni al Brunone, Sentiero delle Orobie Orientali)

mercoledì 1 ottobre 2014

Io e il calcio

Amici, da ragazzo sono stato un grandissimo tifoso della Roma (altresì detta Maggica: con due “G”). Perché proprio la Roma, essendo nato a Sesto San Giovanni, in provincia di Milano? Bah… Forse perché fu la prima squadra che vidi giocare in uno stadio, ero molto piccolo e si trattava dell’Olimpico di Roma. Mi ci portò uno zio acquisito, insieme ai cuginetti. Mi piacque quello spettacolo, e ancor di più mi piacque l’accostamento cromatico giallo-rosso della divisa dei padroni di casa. Quel rosso porpora mi richiamava alla mente qualcosa della grandezza della Roma classica per la quale andavo letteralmente pazzo. Insomma, fu amore a prima vista. Ora sono passati anni…, trent’anni e più… La passione per il calcio si è fisiologicamente affievolita. Oddio, mi piace sempre guardare una bella partita (sempre che non si tratti di un match tipo Empoli - Chievo…), ma non ho più il trasporto dell’adolescenza. D’altra parte l’età matura stinge un po’ tutte le tinte…! Ahimè. Eppure alla Roma sono rimasto affezionato: un antico amore non ricambiato purtroppo. D’altra parte è così avaro di successi il calcio del centro-sud. E poi, con tutti questi giocatori che vanno e vengono, che fanno una stagione nella squadra e l’anno dopo (se non addirittura durante lo stesso anno) te li ritrovi a giocare magari per la tua avversaria storica… E gli stranieri? Io non riesco a capacitarmi come si possa tifare per una squadra che non a più neanche un giocatore italiano in campo: alle volte perfino il portiere di riserva è straniero! E poi tutti questi anticipi, posticipi, partite serali, a mezzogiorno, alle sei del pomeriggio, a metà settimana. Insomma un gran casino. Era così bello un tempo ascoltare le partite alla radio (o meglio ancora, vederle allo stadio) e poi seguire “90° minuto” con Paolo Valenti e tutti gli inviati dagli stadi, Tonino Carino, da Ascoli; Franco Strippoli da Bari; Cesare Castellotti (quello coi baffoni) da Torino; Marcello Giannini da Firenze; e ancora Giorgio Bubba (una specie di Orso Jogy del levante ligure); Gianni Vasino (che nome mamma mia…); il mitico Luigi Necco da Napoli…! Era un rito di popolo imperdibile, che incollava milioni di spettatori al teleschermo…, con la schedina in mano per vedere se non ci scappava il fottutissimo TREDICI. E poi, a mezza sera c’era “Dominica Sprint” su Rai Due, e a concludere l’immancabile “Domenica Sportiva”. MERAVIGLIOSA.
Oggi invece cos’abbiamo? Frattaglie di spezzoni di racconto, inframmezzate da lunghe, inutili attese che favoriscono business e pubblicità, ma che distruggono la bellezza dello sport…, che è magia in quanto evento che si conclude in simultanea e che dà la misura immediata di chi ha vinto e chi ha perso. IN DIRETTA. Come si fa ad appassionarsì a tutto ciò? Bah, è un grande mistero. Ed infatti gli stadi sono quasi sempre vuoti… (e tragicamente abbandonati a ultras facinorosi). Ieri tuttavia è accaduto un mezzo miracolo (calcistico, ovviamente). A Manchester, la Roma ha pareggiato con i temibili “aquilotti azzurri” (il City ha sulla bandiera un’aquila tipo quella laziale). E il tutto grazie ad un gol splendido di un giovanotto di 38 anni suonati, che risponde al nome di Francesco Totti. Ecco, Totti…, oltre ad essere un grandissimo calciatore, è un po’ tutto quello che manca al calcio dei nostri tempi: una BANDIERA. Da sempre giocatore della Roma, ha sempre rifiutato ingaggi faraonici e piazze ben più inclini alla vittoria pur di restare nella sua città, nella sua squadra. Una fedeltà rara, quasi unica nel panorama non solo calcistico dei nostri tempi.
Ieri il pubblico inglese allo stadio ha tributato una standing ovation al bomber più anziano della storia della Coppa dei Campioni. Ed oggi, i giornali inglesi gli dedicano la prima pagina. Da brividi…!

E dunque in alto i calici: ONORE al Capitano!

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