Prova


Non preoccuparti della pioggia, lasciala cadere” (Marco Brignoli, Rifugio Baroni al Brunone, Sentiero delle Orobie Orientali)

mercoledì 30 novembre 2011

Abbiamo 200 alberi a testa

In occasione della Giornata nazionale, un bilancio della forestazione italiana. Superficie raddoppiata nel giro di mezzo secolo, ma il bosco per diventare una vera ricchezza deve essere curato. Per Kahlil Gibran erano "liriche che la terra scrive sul cielo", per Joyce Kilmer le poesie di Dio, per Gandhi il simbolo della realizzazione di ogni sforzo umano. Idolatrati e martoriati, gli alberi sono sempre stati destinatari di molte parole e pochi fatti, soprattutto a livello di tutela. Il 21 novembre l'Italia ha deciso di dedicar loro una giornata nazionale, in memoria di Sandro Usai e di tutte le vittime delle alluvioni di tre settimane fa, dato che è stata anche la mancanza di gestione forestale ad aver provocato 18 morti fra Liguria e Toscana.continua a leggere l’articolo di Repubblica

mercoledì 16 novembre 2011

Trieste-Istanbul. L'avventura è in treno

Dopo L'Italia in seconda classe Paolo Rumiz torna ad occuparsi di treni. In un articolo scritto per I Viaggi di Repubblica ci racconta il più epico dei viaggi in treno: la traversata da Trieste a Istambul. Un tempo, sembra assurdo ai nostri giorni, l'Europa intera era unita al Vicino Oriente da una rete fitta di linee ferroviarie, percorse da viaggiatori avventurosi, commercianti, rappresentanti, ambasciatori. Londra, Parigi, Venezia, Vienna, erano collegate tra loro da lussuosi treni che sferragliavano aristocraticamente, raggiungendo anche mete lontanissime, come appunto Istambul, ma ancor prima, si poteva incontrare Budapest, Belgrado, Sofia, Bucarest. Verso nord invece si poteva transitare da Varsavia e giungere fino a Stoccolma. Che tempi mitici sono stati quegl'anni prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale. Ancora l'Europa era al centro del Mondo, ancora le economie, le culture, i sogni dei nostri popoli, guidavano l'umanità verso un avvenire migliore. Oggi è quasi tutto scomparso...! Quando poi uno dice "si stava meglio quando si stava peggio", viene preso per qualunquista...! Va beh...! Ecco come inizia l'articolo di Rumiz: "La strada dell'Orient Express si fa d'inverno. È questa la stagione giusta. Venti crudi dell'Est, piccole stazioni deserte, confini gremiti di polizia, fiumi gelati, trafficanti, bufere su montagne mai sentire nominare, passeggeri affascinanti o poco raccomandabili. Posto da film d'avventura o assassinii sul treno, come certifica Agatha Christie nel giallo ambientato sull'Istanbul-Parigi, il Simplon Orient Express fermato dalla neve con i suoi passeggeri di lusso in mezzo ai Balcani".
continua a leggere l’articolo de I Viaggi di Repubblica

martedì 15 novembre 2011

Le 20 città più amiche delle bici


Uno studio rivela quali sono i centri urbani più bike-friendly al mondo. Nelle prime 20 neppure una italiana. Vince Amsterdam seguita da Copenhagen, Barcellona, Tokyo e Berlino. Ecco perché il Belpaese è (ancora) fuori dai giochi. continua a leggere l’articolo tratto dal sito Sky Tg 24

Navigando per fiumi. All'italiana

"La navigazione su fiumi, canali e acque interne ha molto da offrire anche in Italia, non solo in Paesi come Francia, Olanda, Belgio, Germania dove è tradizione da sempre. Con 850 km di acque interne navigabili, anche nella Penisola sono abbastanza numerose le possibilità di scelta per una vacanza breve o lunga anche in autunno". Comincia così il bell'articolo di Leonardo Felician per La Repubblica. In effetti il trend della vacanza sul fiume si sta affermando felicemente anche in Italia, dopo aver mostrato le sue potenzialità in Francia e nei paesi del Nord Europa. Un paio d'anni fa abbiamo fatto un'escursione sul Delta del Po ed è stata un'esperienza davvero interessante. Arrivarci con una barca, dopo aver attraversato gran parte della Pianura Padana dev'essere altrettanto bello. Meditiamo anche su questo.
continua a leggere l’articolo di Repubblica

lunedì 14 novembre 2011

Gli irriducibili di Torcello, nell’isola restano 11 abitanti

Una famiglia costituita da cinque persone trasloca a Burano comportando un «crollo» del 30 per cento dei residenti. Torcello ha perso una delle poche famiglie che ancora abitavano sull’isola. E che, dopo aver contribuito a far crescere il numero di abitanti da 11 a 16, di recente si è trasferita a Burano. E’ successo così, in un colpo solo, l’esatto contrario di quanto avvenuto negli ultimi cinque anni. Mamma, papà e tre figli piccoli. «E’ stata una scelta sofferta _ spiega Simone Regazzo _ ma dettata esclusivamente dalla necessità di rendere più agevole la vita ai nostri tre bambini. Due vanno all’asilo e una andrà allo spazio cuccioli. Non sarebbe stato facile proseguire negli spostamenti tra Torcello e Burano, mentre su quest’ultima, oltre alla vicinanza dei nonni, e al fatto che mia moglie insegna lì, potranno anche avere la possibilità di giocare con i loro coetanei, cosa che a Torcello era impossibile, dal momento che erano i soli tre bimbi ad abitarci. A Torcello ci torneremo ancora, certo, ci abbiamo lasciato il cuore, ma a dei bambini piccoli non si possono chiedere troppi sacrifici, vanno invece aiutati» continua a leggere l’articolo tratto da La Nuova Venezia del 9 novembre 2011
E questo è quello che dice Wikipedia: "Abitata già in epoca romana, quando era probabilmente luogo di villeggiatura della nobiltà (numerosi i reperti nella zona), divenne tra il V e il VI secolo rifugio delle popolazioni della vicina Altino a seguito delle invasioni barbariche. Tradizionalmente, si ritiene che il toponimo derivi da Torricellium, nome della principale torre di guardia della città e forse del quartiere ad essa adiacente.
Entrata nell'orbita dell'Esarcato bizantino di Ravenna, a seguito dell'ultima e più grave invasione, quella dei Longobardi, gli esuli della città di Altino vi trasferirono anche la sede episcopale nel 639, avviando la costruzione della cattedrale.
L'isola formava, assieme alle vicine Mazzorbo, Burano, Ammiana e Costanziaco, la testa di ponte del commercio veneziano verso il Mar Adriatico, e fu così fiorente da avere migliaia di abitanti. Nell'XI secolo venne riedificata la cattedrale, affiancata dalla nuova chiesa di Santa Fosca, e fino al XIV secolo Torcello costituì il principale centro di lavorazione della lana nel Ducato di Venezia.
La città aveva una propria nobiltà ed era retta da due consigli, uno maggiore ed uno minore, affiancanti prima il gastaldo ducale e poi il podestà continua a leggere
Sono stato tante volte a Torcello, di solito fa parte della classica giornata dedicata alle isole. Ci si arriva dopo circa quaranta minuti di navigazione, partendo da Fondamenta Nuove. E' un tuffo in un ambiente naturale immerso tra canneti e acque basse. La passeggiata segue il canale che porta alla Chiesa dell'Assunta e qui di solito ci si ferma, se si è turisti mordi e fuggi. Qualche parola sul "Ponte del Diavolo", uno sguardo alla cattedrale e alla vicina Santa Fosca, uno spuntino veloce, guardando la trattoria dove usava fermarsi Hemingway dopo essere stato a caccia di oche selvatiche...! E poi via, verso Burano...! Questo è il l'incontro classico con Torcello. Eppure qui risiedettero migliaia di persone un tempo, questo fu il fulcro del costituente impero mercantile veneziano. Oggi è un'isola quasi completamente abbandonata: e forse proprio per questo è ancora più affascinante. Sic transit gloria mundi...! Oggi giorno pare che questa frase latina si adatti a molte circostanze...!

venerdì 11 novembre 2011

Assisi, Francesco ritrova il suo bosco

Leggendo quest'articolo e soprattutto guardando le foto ad esso allegate, mi è tornato in mente il Cammino di Francesco percorso nell'agosto del 2009 con Davide. In effetti, partendo da Valfabbrica, la via per giungere ad Assisi passa proprio per il "Bosco di Francesco".
Ecco un breve stralcio del racconto che scrissi due anni fa: "Seguii la via asfaltata fino alle porte di Pieve San Nicolò, dopo di che svoltai a destra entrando in un fitto bosco. Aria fresca e umida mi entrava nei polmoni, regalandomi euforia. Accelerai il passo in un vortice di frenesia: sentivo la meta vicina.
Ero completamente immerso nell’armonia della natura, tutt’uno con essa. Ascoltavo i suoni della foresta, i richiami lontani degli uccelli, lo scalpiccio indefinito di qualche animale nel sottobosco; e poi ancora il mio incedere sul sentiero, l’affanno del mio respiro, il tamburo nel petto.
Passo dopo passo mi resi conto di vivere quasi una condizione d’estasi, come un tumulto di emozioni, una sensazione di leggerezza che potevo verosimilmente chiamare felicità. E tutto ciò poteva accadere solo perché mi trovavo in perfetta solitudine. Non ero condizionato dalla presenza di altre persone e non dovevo considerarmi in relazione con esse. C’ero semplicemente io al cospetto del grande spettacolo. Dopo l’ultimo tratto in salita sbucai sulla cresta della collina. Da qui partiva un’ampia carrareccia che, seguendo il profilo del crinale, portava verso il Monte Subasio. Cominciava ad intravedersi il profilo di Assisi.
La strada proseguiva tra valli ombrose coltivate ad ulivo e, a seconda dei saliscendi, permetteva di vedere sempre meglio la meta finale. Ad un tratto apparve nitida la Basilica di San Francesco, biancheggiante e maestosa. Sullo sfondo la città avvolta dalla foschia. Mi fermai per qualche momento a riflettere, provavo un senso di gioia immensa. Mi tornò alla mente il Cammino di Santiago, il momento in cui giunsi sul sagrato della Cattedrale. Eravamo in molti quella volta, con le biciclette, attorniati da centinaia di turisti e dalla confusione. Trovarsi davanti a San Giacomo fu quasi una sorpresa. Questa volta invece ero da solo, avvolto nella tranquillità delle silenziose colline umbre, e gustavo lentamente l’arrivo, avendolo costantemente davanti a me, sempre più vicino. Era un’emozione diversa, molto più introspettiva, più spirituale. L’idea poi della conquista ottenuta sui propri passi, rendeva l’impresa ancor più esaltante.
Discesi la collina degli ulivi fino a che non mi trovai su una strada asfaltata; nei pressi di una rotonda vi era un’imponente statua bronzea di Padre Pio, attorniata da piante e fiori. Attraversai il Ponte dei Galli e risalii per circa un chilometro. L’ingresso da Porta San Giacomo mi introdusse alla città. Da uno stretto vicoletto si vedeva a breve distanza la spianata sulla quale sorgeva la Basilica Superiore. Rallentai il passo: il viaggio stava per finire e non sapevo ancora se ne fossi felice o meno. Giunsi ai piedi della Basilica che erano appena passate le nove. Deposi lo zaino e chiamai Davide: saremmo andati da San Francesco insieme".

leggi l’articolo di Repubblica

mercoledì 9 novembre 2011

I Momix sapevano stupirmi

Andavo a vederli con mia sorella e le nostre amiche di danza molti anni fa. Le coreografie erano stupefacenti.

Conosciuta nel mondo intero per le sue opere  di eccezionale inventiva e bellezza, MOMIX è una compagnia di ballerini, diretta dall'americano Moses Pendleton. Appassionato di fondali stellati e originale materiale scenico, ha una particolare inclinazione verso corpi atletici e intercambiabili che girano senza sosta o spiccano il volo come in assenza di gravità, niente che abbia a che fare con le normali coreografie di danza.
Tutto è studiato per colpire, affascinare e lasciare il pubblico incollato sulla sedia. Sarà per questo che i Momix sono una delle poche compagnie di danza contemporanea al mondo che, ovunque vadano, riescono a riempire ogni singola poltrona del teatro, anche per più giorni consecutivi

Dopo aver girato tutta l'italia, ora sono a Torino. Mi accontento di rivederli in questo video, anche se dal vivo è tutta un'altra cosa (per chi è in ufficio: c'è la musica!)

martedì 8 novembre 2011

Lasciare il segno 2011 - Diario d'artista

Insegnare, letteralmente: lasciare il segno, tracciare un solco. Poco importa da quale docente a quale allievo o in quale campo dell'umano sapere. L'insegnamento è tra le più nobili ed indispensabili azioni delle persone. Ci parla di un passaggio di testimone, di un dono, di una condivisione di un modo di essere oltre che di conoscenze e discipline. L'evento per la sua quarta edizione ha come obiettivo quello di indagare il mondo del libro d'artista, quale risultato di un'interazione tra linguaggi espressivi e comunicativi e darà la possibilità ai visitatori di visionare un interessante speccato di quella che è oggi la produzione contemporanea dei libri-diari d'artisti. Sculture di Simona Lodolo, testi di Marco Marigrego.

domenica 6 novembre 2011

Torino sotto la pioggia

Quando abiti nei pressi di un fiume ti ci affezioni. E quando il fiume si gonfia per la pioggia, lo vai a vedere. Nel pomeriggio, sui ponti, gruppi di torinesi sotto l'ombrello controllavano a debita distanza la portata del Po. Ripetevano frasi sentite al telegiornale: "...eh l'ondata di piena arriva stasera..." Osservavano ramaglie e rami spezzati trasportati ad una velocità inconsueta per lo scorrere lento del fiume.

C'erano i fotografi che si avvicinavano all'acqua per rubare gli scatti inconsueti.
Avrei voluto essere tra loro, ma la mia macchinetta aveva la batteria scarica e ho dovuto ricorrere al cellulare


C'era chi, nonostante tutto, continuava a correre!

A Grande richiesta.... il cantiere finito

Non pensavo che qualcuno si ricordasse del cantiere pubblicato alcuni mesi fa su questo blog e invece sembra che i lettori più attenti siano anche i più curiosi. O forse sono attenti proprio perchè curiosi. Ecco allora la continuazione della trasformazione del capannone da magazzino ad uffici.
Appena terminate le strutture portanti e i lavori di muratura riportati nel post di giugno sono iniziati i lavori di finitura. Le 3 foto di seguito sono state scattate ai tre piani (terra, primo e secondo) proprio durante questi lavori, a fine luglio.











A settembre i lavori edili e di allestimento erano ormai ultimati e questa era la situazione:
gli spogliatoi dell'ultimo piano erano pronti per essere utilizzati mentre gli uffici al primo piano venivano testati dai tecnici.




Nello stesso mese, anche gli esterni erano ormai completati.
Il grigio del capannone è stato sostituito da un giallo acceso, scelto dai proprietari, con toni di colore anche sui serbatoi dei piani tecnici. Da notare il design industriale delle scale che richiama gli impianti produttivi circostanti.


sabato 5 novembre 2011

Festa del Torrone – Cremona 18 19 20 Novembre

Come ogni anno ritorna puntuale l'appuntamento più atteso da tutti i golosi e gli amanti della storia: dal 18 al 20 Novembre, infatti le strade e le piazze di Cremona saranno animate da eventi, spettacoli e degustazioni in occasione della Festa del Torrone.

Tema dell'edizione del 2011 è il viaggio, oltre 50 iniziative tra giochi, momenti di intrattenimento, appuntamenti culturali ed enogastronomici pensati per celebrare il binomio torrone-viaggio, in una magica atmosfera ricca di storia e tradizioni. Vi invitiamo quindi a scoprire la città durante la sua festa più dolce: un appuntamento semplicemente da non perdere.

Per maggiori info: www.festadeltorronecremona.it/

http://www.festadeltorronecremona.it/wp-content/uploads/2011/10/PROGRAMMAeventi.pdf

E per Yanez:

Abbiamo così pensato questa iniziativa chiamato “racconti di viaggio”, che consiste nel scrivere un racconto di 3.000 battute che abbia come frase iniziale: “Non avrei mai creduto di trovarmi ancora una volta qui…”

Racconti di viaggio parte oggi 28 ottobre 2011 e finirà l’11 Novembre 2011.

I racconti dovranno infatti pervenire entro e non oltre l’11 novembre 2010 alle ore 18.00.composta dall’ Assessore Jane Alquati, Mariagrazia Bertarini, Stefano Pellicciardi (SGP), Chiara Vignocchi (SGP), Professor Angelo Lacchini.

I racconti saranno selezionati secondo il criterio di originalità nell’interpretazione del tema proposto, pertinenza e profondità nella trattazione.

I racconti potranno essere inviati unitamente ai propri dati (Nome, Cognome, Data di nascita, Indirizzo, Numero di telefono) all’indirizzo mail: info@festadeltorronecremona.it con oggetto RACCONTI DI VIAGGIO.