Prova


Non preoccuparti della pioggia, lasciala cadere” (Marco Brignoli, Rifugio Baroni al Brunone, Sentiero delle Orobie Orientali)

lunedì 23 settembre 2013

Ragioni e torti della caccia oggi

Domenica 15 settembre si è aperta ufficialmente la stagione venatoria in Lombardia. In tutte le campagne della regione, e fino ad inverno inoltrato, le doppiette avranno libertà di impallinare allodole, beccacce, conigli selvatici, fagiani, lepri, quaglie, tordi, tortore, merli, pernice rossa, cornacchie nere e cornacchie grigie. Questo fino al 30 dicembre. Fino al 30 gennaio è possibile cacciare inoltre beccaccini, codoni, colombacci, fischioni, gallinelle d’acqua, gazze, germani reali, ghiandaie, marzolaie etc… etc…! Sempre che sia rimasto qualche esemplare in circolazione, s’intende. Nel calendario venatorio 2013-2014 per la caccia vagante in pianura della Provincia di Brescia si legge anche: “La caccia alla volpe successivamente all’8 dicembre 2013 e fino al 30 gennaio 2014 è consentita per tre giorni settimanali a scelta anche con l’uso del cane da seguita e/o da tana, purché esercitata da squadre di cacciatori con le modalità stabilite dal Regolamento provinciale”. Caccia alla volpe…, ma vi rendete conto…? E chi se lo sarebbe mai immaginato che nelle nostre campagne si potesse ancora organizzare una battuta di caccia alla volpe…! Eppure, così è…
Come ogni anno impazzano le polemiche tra animalisti e sostenitori della caccia: i primi sostengono che la caccia debba essere abolita (come del resto ha fatto la Regione Piemonte), i secondi affermano che tale attività non provoca alcun danno all’ecosistema faunistico ed anzi ne migliora la selezione naturale abbattendo i capi più deboli e consentendo ai più forti di proliferare. Si dice poi che i cacciatori amano la natura e l’ambiente e che la caccia, oltre a essere uno sport sano (non certo per le bestie impallinate, immagino) sia anche un modo per procacciarsi cibo da consumare. Vale anche per le cornacchie e le volpi? Bah…, ne dubito.
Ad ogni modo, sabato scorso ho fatto una passeggiata a piedi per la mia campagna, e ovviamente mi sono imbattuto in alcuni cacciatori. Mi è andata bene: nessuno mi ha scambiato per un tordo. La cosa che più mi ha irritato è che costoro venivano fuori da ogni dove, perfino dai sentieri sui quali troneggiavano cartelli di divieto d’accesso e che io mai ho potuto percorrere. Il cacciatore infatti - dato che paga una discreta cifretta per la sua licenza - ha libero accesso quasi ovunque, a differenza dei comuni mortali. E così, non è raro che ci si trovi di fronte a qualche doppietta in luoghi inimmaginabili. Qualche anno fa un mio vicino di casa ebbe i vetri della finestra del bagno disintegrati da una bordata a pallettoni. E per fortuna non c’era nessuno in bagno in quel momento. Senza considerare tutti gli incidenti di caccia - perlopiù ridicoli, se non si trattasse di tragedie - che avvengono ogni anno e che vedono vittime molto spesso gli stessi cacciatori, divenuti improvvisamente bersaglio di altri cacciatori.
Questa mattina Giovanna ha postato su Facebook un pensiero sull’argomento, e a seguire alcuni suoi “amici” hanno lasciato dei commentati. Anche abbastanza veementi. Eccoli:

Stamattina alzando le tapparelle sento degli spari; perplessa all’inizio, capisco che è periodo di caccia. Mi sono sempre chiesta che tipo di Uomo c’è dietro il cacciatore che dice di esserlo per amore della natura, per il piacere di stare nella natura, come mi è capitato di sentire. A me però pare una contraddizione, amare la natura e sparargli addosso, boh… E io, che pure la amo e vorrei uscire ora a farmi una corsa senza la paura di essere io stessa impallinata e, correndo tra le campagne, godermi la vista di quei pochi animali rimasti a popolarla??? (Giovanna).

La Regione Piemonte ha cancellato la “caccia” dal vocabolario. Speriamo che le altre seguano a ruota (Luigi).

Anche se viene dall’uomo sfamato il gatto continua a cacciare topi e uccelli, forse anche sol per diletto… Direi che l’uomo anche se ora trova tutto sugli scaffali del supermercato, non può negare che una parte di lui caccia ancora il cibo della natura (Elena).

Non credo che l’HOMO ECONOMICUS abbia bisogno di cacciare per nutrirsi, c’è stata un po’ di evoluzione da quando era costretto a farlo, ora lo fa solo per sport e sparare su altri esseri viventi non è uno sport, secondo me (Giovanna).

Ma a qualcuno di voi piace l’anatra all’arancia…? Penso di sì e le anatre non si cacciano…? Quando fa comodo tutti contro la caccia e poi sui tavoli ti trovi i salami di cervo… Quindi lasciamo stare sti cacciatori che alla fine portano del cibo a casa e non lo buttano nei canali (Emiliano).

Ma cervi, anatre, cinghiali, fagiani, quaglie e quant’altro, si allevano e si macellano come gli animali da carne. Che bisogno c’è di sparare agli animali selvatici? Il fatto è che sotto sotto ogni cacciatore uccide per il gusto di ammazzare e depredare la natura (Gianfranco).

Mi dici dove ci sono allevamenti di cinghiali e cervi…? Sai sono molto interessato così se non li uccido io cacciatore li uccide l’allevatore. Ma ti rendi conto di ciò che hai appena scritto…? Se sono da allevamento va bene altrimenti no. Sai… la Natura…! Quando è da allevamento tutto va’ bene, ma se li cacci allora no. Alla fin fine sono animali anche quelli da allevamento, ma se mangi quelli tutto bene e se invece ne prendi uno in campagna no… (Emiliano).

Ueh bel fieu, cerca di ragionare: intanto io non ho scritto che “se mangi animali d’allevamento va bene e se mangi animali presi in campagna no”. Ho rilevato che avendo praticamente disponibile qualsiasi specie commestibile anche di allevamento, la caccia non si giustifica più come attività per procacciarsi cibo. L’uomo nasce raccoglitore e cacciatore per sopravvivere. Con l’evoluzione diventa agricoltore, addomestica animali e diventa allevatore, perché così facendo le disponibilità di cibo “sicuro” aumentano. Nell’era in cui viviamo, la caccia per sopravvivenza, si giustifica solo presso quelle popolazioni che vivono ancora allo stato primitivo come gli indios del Matogrosso. Per l’uomo delle società moderne non ha più una ragione di sopravvivenza, ma è diventata unicamente (per me) un pessimo fattore ludico, definito impropriamente sport. Quanto agli allevamenti di animali “selvatici” (che non sono più selvatici perché allevati), ti consiglio di informarti. Non solo le carni di cervo, di cinghiale, di fagiano e quant’altro ben di dio puoi comprare al supermercato è d’allevamento, ma d’allevamento sono pure le bistecche di struzzo, le orate, i branzini, le cozze, le vongole e chi più ne ha più ne metta. Checché tu ne possa pensare, ti posso garantire che non vengono catturate, ne con fucili, ne con canne da pesca (Gianfranco).

Quindi anche i pescatori che catturano il pesce in mare sono da additare…! Dato che possiamo benissimo allevare i pesci… (Elena)

Come battuta non è male. Ma solo come battuta. Mi sembra di essere stato fin troppo chiaro, ma vedo se riesco ad articolare meglio. Come la caccia, anche la pesca nasce per necessità: mangiare e sopravvivere. Il mare, purtroppo, è sempre stato considerato risorsa infinita. Al contrario degli allevamenti di animali terrestri, che risalgono agli albori dell’umanità, gli allevamenti ittici (salvo quelli di acqua dolce che risalgono al medio evo) sono una conquista abbastanza recente. La ragione è semplice: fino alla metà del secolo scorso non si era mai posto il problema dell’esaurirsi del pescato. Il prelievo intensivo ha drasticamente diminuito le disponibilità di pesce in diverse aree del mondo, i periodi di fermo pesca sono aumentati esponenzialmente e spesso l’attività dei pescatori non è più conveniente dal punto di vista economico. Da qui la necessità di “allevare”, e sempre più specie ittiche sono oggetto di allevamento. È notizia recente, che si sta pensando addirittura di allevare tonni, cosa non facile perché sono migratori. Chiarite le ragioni che hanno portato alla nascita degli allevamenti, resta il problema di stabilire fino a che punto hanno ragione di esistere in epoca moderna caccia e pesca per ragioni di necessità. Sicuramente molto meno di quanto non l’avessero in altri periodi storici. Ma l’oggetto di questo scambio di opinioni, era se ha ragione d’essere la caccia (e la pesca) come “sport”. A mio avviso, cessate le ragioni di sopravvivenza, no. Qualsiasi sport degno di questo nome, presuppone che gli avversari possano competere alla pari, e non può mai contemplare fra le sue regole la morte dell’avversario. Il cacciatore è armato, la cacciagione no. A differenza dei cacciatori che usano armi, i pescatori usano l’inganno (l’esca) tuttavia i più evoluti si limitano a stressare un po’ il pesce, lo tirano a riva, lo fotografano e poi lo rimettono in acqua. Per concludere: 1) Io credo che nel rispetto delle leggi vigenti di una determinata regione o stato, uno debba avere anche la libertà di fare “attività venatoria”. Purché, come sostengono alcuni cacciatori “evoluti”, ci si limiti a prelevare dalla natura gli interessi e non ci si mangi l’intero capitale. Qualora le leggi al proposito si rivelassero inefficaci (e sono inefficaci), è necessario cambiare le leggi e proibire l’attività venatoria. 2) Non è possibile definire sport ciò che sport non è. Se proprio uno non sa fare a meno di sparare, vada al poligono a fare tiro al piattello. Sport nel quale siamo pluricampioni olimpici (Gianfranco).

Emiliano io non mangio carne! Sono contro la caccia! Cerco di essere corretta utente della natura che mi circonda e vorrei lasciare ai prossimi almeno un fringuello da ascoltare all’imbrunire! (Ermelinda).

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