Prova


Non preoccuparti della pioggia, lasciala cadere” (Marco Brignoli, Rifugio Baroni al Brunone, Sentiero delle Orobie Orientali)

venerdì 9 agosto 2013

Curve (femminili) pericolose

Sapete come la pensa il blog riguardo alle automobili, e sapete anche che, fosse per noi, il mondo si muoverebbe solo e soltanto a piedi o in bicicletta. Il nostro non è un odio a prescindere per le quattro ruote, ovvero un rifiuto cieco e ottuso della modernità, ma piuttosto una nausea maturata nel tempo, la constatazione che questo mezzo di trasporto, dall’essere un ausilio per gli spostamenti, è diventato un vero e proprio incubo immanente. Le città moderne sono progettate e realizzate a partire dalle automobili, non già per i pedoni. Il che è un’aberrazione in termini, perché si pone la macchina ancor prima della persona. Tanto che ha destato uno scalpore mai visto prima, la proposta del sindaco di Roma di rendere pedonale l’area dei Fori Imperiali. “Guai, non si azzardi…” - hanno tuonato in coro le associazioni dei commercianti, paventando la perdita di clienti; “Se chiude il centro le strade limitrofe affogheranno nel traffico…” - hanno sentenziato gli esperti di viabilità; “E noi come ci arriviamo sotto casa…?” - hanno sbottato i residenti - “Il sindaco pensi prima a chiudere le buche nelle strade, e poi ne riparliamo”. Ecco, quando qualcuno ha una buona idea, salta sempre su qualcun altro pronto a dargli del coglione. Come se liberare dal traffico il viale più bello del mondo fosse il parto di una mente malata. Il fatto è, come al solito, che nessuno riesce a guardare al di là del proprio naso: possibile che non si riesca a capire che un piccolo sacrificio personale, spesso coincide con un enorme beneficio della collettività? Che poi basterebbe dare un’occhiata in giro per l’Europa e si scoprirebbe che la modernità sta proprio nel riappropriarsi dello spazio lasciato inopinatamente a disposizione delle automobili per decenni.
Certo l’automobile, come ogni altra invenzione umana, non è un male in se: è l’abuso che se ne fa a renderla ostile alla vita umana. Se ognuno la utilizzasse solo ed esclusivamente quando vi è obbligato (ma sul serio però…, mica che anche la pioggia diventa causa ineludibile di utilizzo…), forse non saremmo ridotti a questa stregua. Il problema però è che una volta che dai la facoltà di utilizzare qualcosa a qualcuno, questi la utilizzerà. Sempre. Come con le targhe pari e le targhe dispari: “Oggi è targa pari, bon allora esco. Sì, ma dove vado? Boh…, oggi è targa pari e dunque esco comunque…”.
Un paio di mesi fa, per esempio, un’amministrazione pubblica locale dell’Alto Cremasco ha fatto asfaltare una stradina secondaria e tortuosa di campagna. Per anni l’ho percorsa piacevolmente, immergendomi nella quiete e nella tranquillità dalla natura. Ebbene, da che è stata resa transitabile al traffico, non c’è più verso di percorrerla in bicicletta. Anche perché è stretta, piena di curve cieche e dunque pericolosa. L’utilità di quest’opera per gli automobilisti è pari a zero (ci si mette più tempo a raggiungere un luogo utilizzando questa strada che non la vecchia provinciale), ma nonostante ciò le macchine vi transitano sempre, a tutte le ore. Perché? Ma perché se una strada esiste, ci sarà sempre e qualcuno disposto a transitarci. Ovvio. E allora mi domando e dico: non era forse meglio lasciare le cose come stavano? Non era meglio lasciare che quella strada fosse sterrata e polverosa e dunque rifugio per tutti coloro in cerca di “interminati spazi, sovrumani silenzi e profondissima quiete”, per dirla con Leopardi?
Tra l’altro, stando a quello che dicono le ultime ricerche, guidare l’automobile diventa sempre più rischioso: sia per gli automobilisti, sia per gli sfortunati pedoni. La Saga Car Insurance, compagnia di assicurazione britannica, ha recentemente divulgato i risultati di un’indagine, dai quali emergerebbe che i motivi di distrazione per gli automobilisti sono sempre più numerosi e pericolosi. Per il 35 per cento dei maschi e il 23 per cento delle femmine, per esempio, uno di questi è il cercare punti di riferimento esterni o guardarsi intorno. Una volta ricordo che un mio lontano zio, durante una scampagnata in automobile, finì dritto in un fosso. Il motivo fu che la moglie, inopinatamente e all’improvviso, gli gridò nell’orecchio: «Giggino…, Giggino…, guarda che bei palazzi là dietro…». E il patatrac avvenne. Al che il fratello di Giggino, mosso da feroce invidia nei suoi confronti prese a dire: «Ora gli toglieranno anche la patente. E sì perché le autorità vorranno sapere il perché di questo incidente: “Che forse eri ubriaco, o forse drogato? O ti sei semplicemente rincoglionito?”». Niente di tutto ciò: era solo che la moglie non chiudeva mai la bocca…!
Altro motivo di distrazione è l’autoradio: cambiare stazione o cercare un canale specifico lo è per il 24 per cento degli uomini e il 18 per cento delle donne. Il navigatore distrae il 24 per cento dei maschi e il 13 per cento delle donne. E poi c’è il classico dei classici, ovvero guardare una donna attraente: fonte di distrazione ancora per il 23 per cento dei maschi (curioso il fatto che, a parti invertite, solo l’1 per cento delle donne si lascia distrarre dalla guida). E per concludere, il climatizzatore necessita dell’attenzione del 15 per cento dei maschi contro il 12 per cento delle femmine. Facendo la somma di tutto ciò, e del resto che ancora manca (tipo conversare al cellulare, mandare sms, navigare su internet, truccarsi, fumare, bere, emettere fonemi corporali etc…), si arriva al risultato che l’84 per cento degli uomini e il 59 per cento delle donne al volante sono soggetti a distrazione, e dunque a rischio incidente.
Motivo di più per lasciare l’auto in garage (o meglio dal demolitore) e tirar su la bicicletta. Che oltretutto fa anche bene alla salute. A patto di non incrociare qualche automobilista distratto, s’intende.

Fonte: http://www.express.co.uk/news/uk/420002/Wandering-eye-for-girls-drives-men-to-distraction-on-road

Nessun commento:

Posta un commento