Prova


Non preoccuparti della pioggia, lasciala cadere” (Marco Brignoli, Rifugio Baroni al Brunone, Sentiero delle Orobie Orientali)

giovedì 25 luglio 2013

Il ritorno dell’usato

La crisi economica ormai ha raggiunto un tale livello che non passa giorno che non se ne parli più che abbondantemente su tutti i giornali, i telegiornali e i siti internet: stime di Confindustria, rapporti di Federalberghi, dati del Ministero dell’Economia, Eurostat, tutti a snocciolare le cifre di questa difficile situazione. Stando all’ultimo rapporto Istat per esempio, a maggio si è registrato l’undicesimo mese consecutivo di flessioni nel comparto consumi e vendite: una vera mazzata per il mondo della produzione. Persino il settore alimentare stenta a tenere. E così gli italiani, di fronte a quest’emergenza agghiacciante, oltre a praticare altri tre o quattro buchi nella cintura dei calzoni, lentamente stanno riscoprendo usi e abitudini seppellite da tempo. Come quella del baratto: tu hai qualcosa che a me serve, ed io qualcosa di utile per te: bene, vediamo di scambiarcele senza che nessuno ci rimetta, ma anzi ci guadagni. Altro sintomo della crisi è la proliferazione dei “Compro oro” in tutte le città d’Italia. Avete fatto caso a quanti ne stanno spuntando? Quando la crisi era solo all’inizio si assisteva al curioso fenomeno della chiusura costante ed inarrestabile delle attività economiche e produttive, mentre continuavano a proliferare sportelli bancari. Ora invece, che anche le banche sono alla canna del gas (almeno questo è quello che vogliono farci credere…), non si assiste che all’apertura appunto di questi negozi in cui si acquistano le gioie domestiche, le piccole ricchezze conservate gelosamente nei cassetti più reconditi della casa (così i ladri non le scoprono…). Ovviamente anche quest’attività è, per usare un termine oscenamente moderno, un progetto a termine: quando si esauriranno i tesori di famiglia, inevitabilmente chiuderanno anche questi novelli banchi dei pegni senza resa.
Ma oltre ai preziosi, tutto il mercato dell’usato è in grande fermento. Se n’è occupato il quotidiano La Repubblica in un recente articolo. Stando ai dati forniti da Subito.it, uno dei maggiori portali di compravendite tra i privati, negli ultimi tempi si sta assistendo ad un incremento di acquisti/vendite dell’usato che in alcuni casi raggiunge la doppia cifra percentuale. E sono gli oggetti di maggior uso ad essere al vertice delle contrattazioni, a dimostrazione che il mercato dell’usato non è più una risorsa per prodotti marginali e di nicchia, ma una vera e propria alternativa ai negozi tradizionali. Si va dall’abbigliamento (+60 per cento), agli accessori (+60 per cento), dagli elettrodomestici (+55 per cento) ai libri (+48 per cento). E a riprova del fatto che le cose stanno veramente cambiando, compreso il rapporto che gli italiani hanno con i mezzi di trasporto, è significativo anche l’incremento delle compravendite di biciclette (+59 per cento). Personalmente non ho mai acquistato nulla attraverso questo canale. Una volta provai a comprare una mountain bike da un privato, ma all’ultimo non se ne fece nulla: il tipo, un ragazzo forse neanche maggiorenne, mi chiamò piagnucolando cinque minuti prima che andassi a ritirarla, dicendomi che c’aveva ripensato e non voleva più venderla. Altre volte, abbiamo provato a vendere qualche oggetto di famiglia non più in uso, tipo un elettrodomestico, un mobile. Per anni non abbiamo mai ricevuto alcuna chiamata per le nostre inserzioni. Forse non era il momento giusto, o il prezzo non era adeguato. La famiglia di mia zia di Napoli, viceversa, è specializzata in questo campo, e le riesce di piazzare qualunque tipo di cianfrusaglia in un tempo record. Il motivo non si capisce bene. Mio padre sostiene, un po’ maliziosamente, che chiunque riuscirebbe a vendere un oggetto (sostanzialmente ancora nuovo) comprato a cento e rivenduto a dieci. Ma forse non è tutto così semplice. Forse dipende anche dal bacino d’utenza, dalle parole che accompagnano la proposta, dal momento che si sceglie per entrare nel mercato. Ci sono mille variabili. In effetti però, ultimamente, ci è capitato di assistere ad un’inversione di tendenza, tanto che siamo riusciti a vendere un tavolo vecchio, delle sedie, un fornetto elettrico ed altre piccole cosucce. Non passa che qualche giorno che qualcuno si faccia vivo. Si tratta, com’è facilmente immaginabile, di acquirenti tutt’altro che benestanti: lo si capisce da molte cose, dal loro abbigliamento, dall’auto con la quale si presentano. E quando poi succede di riscuotere il denaro come contropartita per quegli oggetti, rimane in bocca come un gusto amaro, come colui che prende più di quanto sia lecito. Il che è assurdo considerato che quello è comunque un prezzo scontatissimo, stracciato, un valore simbolico purché qualcuno ci liberi da quel fardello ingombrante. C’è poco da fare: mercanti si nasce…! Una volta mia madre arrivò all’assurdo: cambiati i sanitari del bagno al piano terra, ci restavano sul groppone il vecchio lavabo, un bedet, e una tazza del water. Il primo venne ritirato da un rigattiere, mentre il secondo, essendo spaccato alla base, finì mestamente in discarica. Rimaneva il water. Che farne? A mia madre venne il lampo di genio: “Lo mettiamo in vendita su Secondamano”. Cercai di oppormi con tutte le mie forze pensando che fosse poco dignitoso mercanteggiare su quell’oggetto di decenza. Ma mia madre insistette. Si pose il problema di cosa scrivere nell’annuncio. Me ne tirai fuori assai vigliaccamente. Dopo lungo pensa e ripensa, ecco la trovata geniale: “Vendesi water in ceramica Pozzi seminuovo, usato poco e ancora bello da vedere”. Ventiquattrore dopo la comparsa dell’inserzione, venne acquistato. E senza neanche la richiesta del classico sconticino. D’altra parte bello era bello.

Fonte: http://www.repubblica.it/economia/2013/07/24/news/boom_dell_usato_online_anti-crisi_caccia_all_occasione_dai_vestitini_alle_barche-63594260/

Nessun commento:

Posta un commento