Prova


Non preoccuparti della pioggia, lasciala cadere” (Marco Brignoli, Rifugio Baroni al Brunone, Sentiero delle Orobie Orientali)

giovedì 27 giugno 2013

Non ne parla la tv, dunque non esiste

Qualche tempo fa parlavo di politica estera con due amici, due persone impegnate da tempo con varie associazioni umanitarie per la difesa del popolo palestinese. Un paio d’anni fa costoro fecero anche un viaggio in Israele e nei Territori occupati per documentare, per quanto fosse possibile, la situazione del momento. Tra una parola e l’altra affrontammo il tema dell’informazione riguardo a tali problematiche. Era da tempo ormai che non sentivo più una sola notizia proveniente da tali regioni, e nella mia ingenuità, pensavo che le cose si fossero messe al meglio. Mi risposero, quasi piccati dalla mia ignoranza, che la situazione non solo non era migliorata, ma anzi, era di molto peggiorata per le genti palestinesi. E a suffragare tale asserzione mi portarono una miriade di esempi, dati, rapporti stilati da agenzie non governative ed associazioni umanitarie. Oltre naturalmente alle loro esperienze personali. E così mi fu chiaro quanto i nostri mezzi d’informazione avessero sottaciuto tali notizie. E non solo in merito all’infinita diatriba mediorientale (che alla lunga, dopo sessant’anni di guerra, può anche aver saturato la pazienza e l’attenzione del mondo occidentale), ma anche riguardo ad altri conflitti sparsi per il mondo. Chi sente più parlare di Kosovo, di Iraq, delle guerre in Africa? Per non parlare poi delle emergenze umanitarie come quella di Haiti, tanto per fare un nome. Subito dopo il terremoto che colpì l’isola il mondo intero si mobilitò per portare aiuto alle popolazioni: raccolte fondi, concerti organizzati dalle più grandi star della musica leggera, volontari da ogni continente. L’Italia inviò persino la sua portaerei (che ovviamente giunse con un discreto ritardo...). Poi di colpo si spensero i riflettori delle televisioni e tutto scomparve. Come se il tocco di una portentosa bacchetta magica avesse risanato tutto e tutti. Nessuna nuova, buona nuova verrebbe da dire. Peccato però che le cose non stiano così. Ed infatti, di tanto in tanto, viene fuori qualche flash d’agenzia che racconta di stragi, bombe, rivolte sanguinose, pestilenze ed altro ancora. D’altra parte si sa, se un evento non passa per la scatola magica del televisore, non esiste. È il grande business dell’aiuto umanitario: una gigantesca macchina da soldi che ha bisogno di continui palcoscenici per autoalimentarsi. Con buona pace di tutte le vittime dei conflitti e delle emergenze, soccorse a scadenza, e poi abbandonate a loro stesse e alla loro triste sorte. In questi giorni Medici Senza Frontiere ha presentato il rapporto “Le Crisi umanitarie dimenticate dai media 2012”. Dai dati è emerso che, nel corso dell’anno appena trascorso, i telegiornali a copertura nazionale (tre pubblici e quattro privati) hanno dedicato solo il 4 per cento dei servizi a contesti di crisi, conflitti, emergenze umanitarie e sanitarie. È il dato più basso dal 2006, cioè da quando Medici Senza Frontiere ha avviato il monitoraggio dei notiziari. L’indagine, condotta in collaborazione con l’Osservatorio di Pavia, sottolinea che nel corso del 2012 la crisi economica (nazionale e internazionale) e la politica hanno occupato gran parte dello spazio dei telegiornali, tanto da comprimere tutto il resto delle notizie. E così si scopre, per esempio, che una notizia riesce a filtrare attraverso le strette maglie dell’informazione quasi esclusivamente in relazione a singoli eventi che vedono il coinvolgimento di cittadini occidentali (meglio se italiani). Le epidemie nel mondo (che pure causano milioni di morti) sono coperte da tredici notizie nell’arco dell’anno; la malnutrizione (ovvero la fame nel mondo, tanto spesso menzionata dalle aspiranti Miss Italia) da 11; le calamità naturali da 26. Infinitamente meno delle notizie sulla criminalità (4169) e sul costume e gossip (3201). Come si può, in effetti, rinunciare ad informare la cittadinanza su amorazzi, gravidanze e parti di attricette e showgirl varie? Recentemente poi i nostri telegiornali hanno scoperto un nuovo filone d’informazione: le curiosità dal mondo animale. Ben 70 sono state le notizie proposte agli ascoltatori dai nostri telegiornali. Tra le più significative, ricorda il rapporto, “Le commoventi immagini di un cucciolo di formichiere rimasto orfano”; “Gatto salvo per miracolo, intrappolato nel motore di un’auto, dopo un percorso di 15 chilometri”; “La tragica fine di un coniglietto senza orecchie”. C’è poi il capitolo nutrizione e disabilità (sempre dal mondo animale): “Gatto abbandonato dal suo padrone in una clinica di animali perché obeso”; “Scimmia disabile grazie alle cure diventa acrobata”.
Ma lasciando da parte per un momento la fauna e tutti i drammi ad essa connessi, non si può trascurare neanche il dato che emerge sull’emergenza freddo: ben 39 notizie su basse temperature, malanni, e vendite record di “cappellini e cappucci di ogni forma e colore”. E per concludere il vero must 2012, ovvero la fine del Mondo legata alla profezia Maya: 30 notizie 30, lanciate da titoloni come “Profezia Maya, come gli italiani vorrebbero trascorrere le ultime ore”; “La fine del Mondo, ma non a Cisternino, nel brindisino, rassicura un santone indiano”. Ecco, a fronte di tutto ciò, sette notizie sull’Aids, quattro sulla carestia in Niger, tre per le violenze in Congo e zero per quelle nella Repubblica Centrafricana.
E gli italiani che ne pensano di questo genere d’informazione? Stando alla ricerca pubblicata in maggio da Gfk Eurisko sempre per conto di Medici Senza Frontiere, il 63 per cento del campione vorrebbe ricevere dai mezzi di comunicazione più informazioni sulle emergenze umanitarie e meno politica e gossip. “Chiediamo ai media italiani di non chiudere la porta a un mondo che è sempre più vicino a noi ed è sempre più importante comprendere e raggiungere” – afferma Loris De Filippi, Presidente di Medici Senza Frontiere Italia.
Speriamo bene.

Fonte: http://www.medicisenzafrontiere.it/immagini/file/crisi%20dimenticate/Rapporto_2012.pdf

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