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Non preoccuparti della pioggia, lasciala cadere” (Marco Brignoli, Rifugio Baroni al Brunone, Sentiero delle Orobie Orientali)

giovedì 30 maggio 2013

Il ritorno dei cavernicoli

Qualche mese fa Dominique (che non è una donna, come molti credono, ma un uomo… e pure con la barba) mi chiamò tutto euforico e mi disse: «Ohi, vai di corsa su youtube e clicca Movnat. È una figata: proprio quello che andiamo cercando noi…». Non gli detti molto retta, ad essere sincero: avevo altro per la testa in quel momento. Eppure, data la sua concitazione, avrei dovuto capire che si trattava di qualcosa di grosso. Dalle sue frasi s’intuiva che Movnat era qualcosa che aveva a che fare con la natura, con l’attività fisica, forse con le vacanze. Tutte parole che non dovrebbero lasciare indifferente un amante del genere qual’io sono. Il fatto è che ormai sono diventato talmente scettico e disincantato, che prima di dare retta a qualcuno, si trattasse anche del mio miglior amico, ci penso su tremila volte. Ieri però, ciondolando qua e là su internet, mi sono imbattuto in una serie di immagini davvero singolari: gruppi di uomini e donne, quasi completamente ignudi, alle prese con esercizi fisici nel bel mezzo di un bosco (o forse di una jungla cambogiana). La prima impressione è stata che si trattasse dei disperati partecipanti dell’ultima, meravigliosa edizione dell’Isola dei famosi. Ma mi sbagliavo. Costoro infatti non sono altro che alcuni dei nuovi, fortunatissimi adepti della “paleo - ginnastica”, ovvero l’ultima frontiera del fitness che sta impazzando negli Stati Uniti. I novelli cavernicoli infatti, abbandonate le agghiaccianti palestre al profumo di lavanda e mughetto, e lasciate alle spalle le anonime e costose beauty farm, hanno abbracciato con convinzione il nuovo verbo di Erwan Le Corre, fondatore di MovNat fitness system: per essi si è spalancato un universo sensoriale fatto di contatto con la natura, ritorno alle origini, fatica fisica in un contesto selvatico, ludico e a tratti fanciullesco. Ci si arrampica sugli alberi, ci si lancia pietroni da afferrare al volo (possibilmente non con la testa), si sale su impalcature di legno e ci si mette a testa in giù, si striscia nel fango. E poi si salta sui massi, si trasportano sulla schiena tronchi da due quintali, si sale sulla corda (insaponata), si corricchia nel sottobosco. Il tutto rigorosamente a piedi nudi. Anche se il terreno è cosparso di rovi, sterpi e spine acuminate. L’importante in altre parole, è mettersi alla prova come dei veri trogloditi. Sembra forte come esperienza, ma io li capisco. D’altra parte chi come me ha provato l’angoscia della cyclette o del vogatore davanti alla parete bianca, non può che apprezzare questa scelta di vita, questa voglia di evasione e di aria aperta. E già perché l’esperienza non è finalizzata esclusivamente all’esercizio e alla fatica fisica (sarebbe limitativo), ma intende mettere i partecipanti nelle condizioni di vivere una giornata da veri uomini primitivi. Un po’ come quel film degli anni ’80, Noi uomini duri, con Renato Pozzetto ed Enrico Montesano. Chi non ricorda i nostri eroi alle prese col ponte tibetano? (quello che s’avvolgeva improvvisamente intorno a Montesano, con effetto caramella). Le Corre afferma che ormai gli esercizi noiosi e ripetitivi delle palestre classiche hanno fatto il loro tempo (come dargli torto…) e che per sentirsi bene e in salute è necessario compiere movimenti diversi, esercizi che variano frequentemente, esattamente come quando eravamo bambini. In effetti i bambini corrono e giocano per ore, e per molti questo è il miglior esercizio che ci sia al mondo. Perché oltretutto diverte. I seguaci di questa moda inoltre sostengono che questo genere di attività, non solo ci permette di mantenere la linea, ma ci prepara altresì ad affrontare le diverse situazioni di tutti i giorni (arrampicarsi su un albero per sfuggire all’orso delle caverne; correre nella savana per non essere divorato dalla tigre dai denti a sciabola etc...). In effetti basta vedere il modo con cui un normalissimo cittadino si approccia, per esempio, a situazioni tipo accendere un fuoco, o tagliare la legna. È già tanto se non si affetta una mano o non diventa una pira umana…! L’esserci allontanati così tanto dallo stato di natura non ci ha fatto bene. Per non parlare dell’incapacità pressoché assoluta di districarci nei piccoli problemi quotidiani legati alla manualità. Nessuno più è capace di sgorgare un lavandino, sistemare una tapparella, riparare un qualsiasi oggetto rotto. Occorre il tecnico per tutto. Sempre che abbia tempo, s’intende. Qualche mese fa parlavo con un ragazzo rumeno. Era giunto alcuni anni prima in Italia (probabilmente clandestino). In breve tempo aveva cambiato tre o quattro lavori, fino a che non aveva trovato quello che faceva per lui. Muratore, idraulico, elettricista, meccanico, aveva fatto di tutto. Quando gli chiesi, ma scusa, come mai sei esperto di tutti questi mestieri, egli mi rispose: “Perché al mio paese tutti sanno fare un po’ di tutto. I bambini apprendono guardando i padri, gli zii e così via. Una volta adulti, non hanno bisogno di nessuno”. Che infondo era quello che succedeva anche da noi cinquant’anni fa.
Le Corre afferma che tutti siamo in grado di saltare, strisciare, arrampicarci: il nostro fisico è stato progettato per fare questo e molto altro ancora. Esattamente ciò che fanno tutti i bambini del mondo, a qualunque latitudine. Ed è ciò che dovremmo continuare a fare noi tutti, anche da adulti. Ottimo suggerimento, Erwan: da domani tutti al parco scalzi e in mutande. Io porta la clava, all’arco e alle frecce ci pensa Dominique.

Fonte: http://healthland.time.com/2013/01/18/we-tried-this-with-movnat-play-like-youre-a-kid-again/
https://www.youtube.com/watch?v=csWBf260ins

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