Prova


Non preoccuparti della pioggia, lasciala cadere” (Marco Brignoli, Rifugio Baroni al Brunone, Sentiero delle Orobie Orientali)

mercoledì 3 aprile 2013

L’amore al tempo di Internet

L’altro giorno un’amica mi ha lanciato una provocazione: «Ho trovato un’app che pare creata proprio per te: BWF (Bang with friends) dedicata ai friends with benefit… dacci un occhio!».
Non avevo mai sentito questo acronimo e sono andato di corsa ad indagare. Si tratta di un’applicazione di Facebook che sta per “Bang with friends” (letteralmente “sesso con gli amici”) e promette di rivoluzionare il metodo di approccio tradizionale con il sesso opposto. Quando ho capito di cosa si trattava ho risposto alla mia amica: «Oh, ma per chi mi hai preso…?». E lei: «Bah l’avevo trovata una notizia interessante! Vedi che hai la coda di paglia… Io intendevo che poteva essere un buon argomento di dissertazione per il blog e tu invece cosa hai capito????».
In effetti l’argomento è stuzzicante, come d'altra parte ogni argomento che tratta della sfera erotico-sentimentale. Il fenomeno del “dating on line”, come viene definita questa moda degli incontri amorosi sul web, pare che stia dilagando. Gli ideatori di BWF, per esempio, fanno sapere che in poche settimane si sono costituite oltre 130 mila coppie. A sentir loro, questa è quasi una missione filantropica: basta ansia dei primi incontri, basta delusioni d’amore, basta notti insonni. Grazie all’approccio online, tutto ciò è consegnato agli archivi, ed anche i più timidi tra i timidi, avranno la possibilità di incontrare l’anima gemella. Perché questo strumento infondo, permette di lanciare il proprio “bang” (approccio) in maniera del tutto anonima e segreta verso il possibile partner e nessuna traccia resterà pubblica. Quindi non c’è nulla da perdere, men che meno l’orgoglio. Tutta questa modernità tuttavia, avvisano gli esperti, comporta che più si ricorre alla ricerca online di un partner, meno ci si impegna a costruire una relazione duratura. Perché se fare incontri diventa troppo facile, ci sarà più propensione a sommare solo relazioni instabili e poco impegnative. Non ci sarà in altre parole più la voglia e la forza di lottare per tenersi strette le persone a cui si vuole bene, non ci sarà più l’interesse ad affrontare le normali difficoltà di una relazione: meglio fare un giro al discount dell’amore e cercare un nuovo articolo in offerta. Ma tutto ciò inevitabilmente, oltre a comportare una perdita consistente di entusiasmo (come bere champagne tutti i giorni: alla lunga stanza), rischia di trasformare i fruitori del web in persone incapaci di avere normali rapporti relazionali con il prossimo e impreparati al rito del corteggiamento. E dunque completamente avulsi dalla società e dal mondo reale. Negli Usa pare che siano trenta milioni i single che si affidano al web, e in Italia, stando agli ultimi dati, siamo sull’ordine dei tre milioni. Una cifra enorme, un fenomeno sociale sconvolgente. In una scena de I Basilischi, il film di Lina Wertmuller del 1963, un giovane per far capire il suo interesse per una ragazza del paese, deve rivolgersi ad un’intermediaria, una donna d’esperienza che recapiterà l’ambasciata e fornirà tutti i consigli del caso ad entrambi i soggetti. E la frase classica che chiude questo incontro preliminare è sempre la stessa: “La risposta fra tre giorni”. Fa impressione pensare che questo, declinato a seconda della latitudine e del periodo storico, era il metodo più usato per conoscere il proprio partner. C’era a seguire tutto un rituale di presentazione, di conoscenza, di frequentazione, che coinvolgeva le famiglie e la comunità: un rito ancestrale che affondava le sue radici nella storia. Con la liberazione dei costumi tutto ciò é venuto meno, e quella opprimente rete di protezione che tanto angosciava quelle generazioni, è venuta meno. Lasciando tuttavia più soli gli individui. Oggi intere generazioni sono sole con loro stesse davanti ad un pc, in cerca della vita. Il web ha sostituito la piazza, il bar, i luoghi di ritrovo, le sale da ballo, e tutto è diventato virtuale. Quando andavo al ginnasio, me ne stavo spesso in giro con il mio amico Christian. A lui piaceva Teresa, a me Virginia. Erano sorelle e le incrociavamo nei corridoi della scuola. Non eravamo mai andati oltre qualche scambio di battuta. Un pomeriggio ci mettemmo in testa di andarle a chiamare a casa. Pensavamo che fosse una buona idea invitarle a bere una spuma nera (o anche rossa) al bar dell’oratorio. Eravamo elettrizzati all’idea di trovarcele davanti e, camminando per raggiungere quel citofono, cominciammo a fare ipotesi su cosa dire e soprattutto su come dirlo. Giunti a destinazione ci fermammo e ci guardammo in faccia. Chi dei due avrebbe parlato? L’agitazione ci prese e per poco non facemmo a botte: nessuno dei due se la sentiva. Eravamo di una timidezza ripugnante. Ci furono altre occasioni, per fortuna, ma quell'esperienza mi è rimasta dentro. Ce l’ho ancora impressa nella mente quell’emozione, quello slancio sentimentale, quell’aspettativa di felicità.
Come si può rinunciare a tutto ciò, per affidarsi ad un ammasso di circuiti elettrici? Com’è possibile rinunciare agli sguardi sfuggevoli della malizia, al gioco della seduzione a carte coperte, alla tattica delle fughe in avanti e delle ritirate strategiche con l'uscio socchiuso? Tutto questo è vita.
Dove sta andando l'Umanità? Ridateci Cupido, con arco, frecce e tutto il resto. Alla svelta...

Nessun commento:

Posta un commento