Prova


Non preoccuparti della pioggia, lasciala cadere” (Marco Brignoli, Rifugio Baroni al Brunone, Sentiero delle Orobie Orientali)

venerdì 19 ottobre 2012

Il primo volo non si scorda mai

Il Daily Telegraph ha stilato la classifica degli otto aeroporti più pericolosi del mondo. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di striscioline d'asfalto - spesso sforacchiate da talpe agguerrite e nutrie pelososissime - collocate su spiagge, declivi di montagna, oppure al centro di dedali di strade e viadotti trafficatissimi. C'è da prendere paura solo a parlarne. Il primo in classifica tra gli aeroporti più spaventevoli e pericolosi al mondo è il Princess Juliana Airport sull’isola di San Martin nei Caraibi. E' talmente vicino alla spiaggia che spesso alle bagnanti non serve neanche andare dalla parrucchiera per la messa in piega. Il secondo classificato invece pare che sia quello sull'isola di Saba, nelle Antille olandesi: la pista è cortissima, e alla fine di essa c'è uno strapiombo di diverse centinaia di metri. Il pilota, per forza di cose, è un fatalista totale, e quando arriva alla fine delle comunicazione ai passeggeri aggiunge: "Ah, se volete fumare..., fumate pure..., tanto se deve succedere... succede". Il terzo in ordine di spavento è l’aeroporto di Courchevel in Francia: la pista è annegata tra le montagne e in forte pendenza. Qui ai passeggeri vengono distribuiti alla partenza coroncine di rosario e poi s'intonano litanie collettive. Borbottate sottovoce o cantate a squarciagola va sempre bene.
A seguire ci sono gli aeroporti di San Barthélemy (Caraibi), Gibilterra, dell'isola di Barra in Scozia, Tenzing Hillary in Nepal, Funchal di Santa Cruz a Madeira. Chiunque abbia affrontato uno solo di questi ottovolanti, e ne possa raccontare, pare che abbia cambiato radicalmente il proprio modo di vedere la vita. L'85% di costoro si sono rinchiusi in convento. Il 10% ha devoluto tutti i suoi beni pro anima solvendo. Il restante 5% farfuglia frasi incomprensibili all'angolo delle strade. E i parenti quando passano fanno finta di non riconoscerli. Ecco, a parte gli scherzi, la paura di volare è davvero una delle angosce più difficili da superare. Il senso d'impotenza che alcuni avvertono quando ci si chiude dentro quel sigaro d'acciaio con le ali è davvero inquietante. Ci si accorge pienamente di questa apprensione solo e soltanto quando si comincia a "ballare". E da qui alla motilità intestinale più selvaggia è un attimo. E questo in barba a tutte le statistiche che ci dicono di quanto l'aereoplano sia il mezzo di trasporto più sicuro al mondo. Qualche tempo fa scrissi un breve racconto riguardo alla mia prima esperienza su un volo di linea. E' contenuta ne "Il Cialtrone" e questo nè è l'incipit: «Quando ero bambino mio padre decise di farmi un grande regalo in occasione del mio compleanno: "Che ne dici figliolo se andassimo al campo volo di Bresso e ci facessimo un giretto in aeroplano?". Io fui entusiasta e volli andare di corsa al mio primo volo. Il pilota era un ragazzo biondo, simpatico e aveva una valigetta da James Bond ed io mi chiedevo a cosa diavolo gli servisse. "Coraggio giovanotto - disse pimpante - andiamo a fare un giretto". Mi sedetti accanto a lui nell’abitacolo ed in breve eravamo in volo. L’esperienza era forte, ma divertente. Ad un tratto il biondino - che poi seppi essere stato nell’aeronautica militare, nonché ad un pelo dall’entrare nella pattuglia delle Frecce Tricolore - cominciò a fare circonvoluzioni da acrobata: saliva in verticale e poi giù in picchiata; e poi ancora il giro della morte; e per concludere finse di perdere i sensi aggiungendo “prendi tu i comandi, non mi sento bene”. Fu il panico totale e per poco non mi pisciai nei calzoni. Per fortuna lo scherzo durò poco. Quando scesi dall’aereo ero quasi in trance tanto che ancora oggi non ricordo quasi più nulla di quell’esperienza. So semplicemente che da quel giorno in poi preferii usare altri mezzi di trasporto. Arriva un momento però nella vita in cui è obbligatorio affrontare le proprie angosce. E ciò per me avvenne durante la gita aziendale a Valencia. Fino ad allora ero sempre riuscito ad evitare di volare, spesso accampando scuse assurde con familiari ed amici. Questa volta però non c’era scampo: troppo lontana la Spagna per trascorrervi un fine settimana...».

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