Prova


Non preoccuparti della pioggia, lasciala cadere” (Marco Brignoli, Rifugio Baroni al Brunone, Sentiero delle Orobie Orientali)

martedì 2 agosto 2011

LE CASE DEGLI SPIRITI

Città morte, fabbriche dismesse, ferrovie e miniere abbandonate, relitti di terra o di mare. È la mappa dei luoghi perduti costruita da Paolo Rumiz nel corso del suo viaggio 2011. Dal 31 luglio (sulle pagine della Domenica di Repubblica) e per tutto agosto (su R2) Rumiz racconterà questo mondo parallelo popolato di fantasmi. E sul sito REPUBBLICA LE INCHIESTE via via troverete, insieme con la puntata del giorno, corredata da video, fotogalleria e mappa, l'archivio di tutte le puntate precedenti

Vista dal mare sembra un leviatano di pietra, affollata di teschi, femori, costoloni, vertebre. E' su questi scogli che in una notte di tempesta del 1859 si schiantò la fregata francese "Sémillante", carica di soldati in rotta per la Crimea. Morirono in ottocento e oggi quelli che furono ritrovati riposano in due piccoli cimiteri affacciati sulle Bocche di Bonifacio. Quel pomeriggio il vento calò. Era quanto speravo. Una finestra di quiete forse si apriva nel mare senza pace delle Bocche. Volevo raggiungere Lavezzi l'indomani, nello spazio navale francese, e un bravo marinaio era già stato allertato per la traversata dal porto della Maddalena. L'isola, deserta e acuminata, era stata tomba di molti marinai. L'amico Paolo, nella sua mappa dei luoghi perduti, l'aveva indicata con un nome che conoscevo: “Sémillante”, quello di una fregata francese che nel 1859 era andata a schiantarsi su quelle rocce facendo morire quasi ottocento marinai. Storia maledetta, che avevo letto una quarantina di anni prima in un mirabile racconto di Alphonse Daudet. CONTINUA A LEGGERE QUI ...

2 commenti:

  1. Che viaggio originale,però mi inquieta un po'.
    La Berta l'ho sentita anche io "cantare", a Linosa. Sembra davvero il pianto di un neonato ed è un po' lugubre ("canto ultraterreno di certi gabbiani, la Berta minore e la Berta maggiore. Un canto nuziale, simile al pianto di un neonato").

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  2. Piras brontolò: “Lavezzi va vista d'inverno, magari con la pioggia. Il mare si vive d'inverno. In quella stagione è tutto mio. D'estate, invece, è cosa di tutti”.

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